Azerbaigian, il mondo accademico italiano e il falso giornalismo: il caso di Valentina Chabert (Aliq Media Armenia 17.02.2025)
(tradotto in italiano dall’armeno al link originale Ադրբեջանը, իտալական ակադեմիան եւ կեղծ լրագրությունը. Վալենտինա Շաբերտի դեպքը | Aliq Media Armenia)
Nel dicembre 2024, la Comunità dell’Azerbaigian occidentale ha organizzato una conferenza dal titolo “Il diritto al ritorno: promuovere la giustizia per gli azeri espulsi dall’Armenia”, a cui hanno partecipato partecipanti stranieri. Tra loro, c’era Valentina Chabert, che Azertag e Azernews hanno descritto come “caporedattore della rivista italiana di affari internazionali Opinio Juris – Law and Politics Review e ricercatrice presso l’European Youth Think Tank di Strasburgo”.
Nella narrativa e nella retorica di Baku, l'”Azerbaigian occidentale” si riferisce spesso alla regione storica che ora fa parte dell’Armenia moderna, che l’Azerbaigian rivendica come propria sulla base di legami storici e culturali. Nel gennaio 2025, il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan ha risposto al suggerimento del presidente azero Ilham Aliyev in merito alla cosiddetta comunità “Azerbaigian occidentale” affermando che questa narrazione rappresenta una rivendicazione territoriale diretta contro l’Armenia e ne mina l’integrità territoriale. Ha sottolineato che la designazione del territorio armeno come “Azerbaigian occidentale” indica le aspirazioni di Baku a violare la sovranità di Yerevan. Mirzoyan ha caratterizzato la narrazione come un progetto massimalista sponsorizzato dalle autorità azere, sottolineando che mentre gli azeri vivevano nell’Armenia sovietica, la loro partenza ha coinciso con il crollo dell’Unione Sovietica ed è stata relativamente civile, con molti che hanno ricevuto risarcimenti. Al contrario, ha ricordato le gravi persecuzioni affrontate dagli armeni in Azerbaigian, compresi i famigerati pogrom.
Date le rivendicazioni dell’Azerbaigian sul territorio armeno, che ignorano la sovranità di Yerevan, ci si chiede perché esperti e ricercatori internazionali, tra cui una dottoranda italiana, Valentina Chabert, scelgano di partecipare a eventi che rafforzano la narrativa di Baku, spesso criticati come propaganda nei circoli accademici sebbene il governo italiano riconosca ufficialmente il territorio sovrano armeno.
A proposito, questo non è il primo impegno di Chabert con la narrativa dell’Azerbaigian; nel dicembre 2023 ha partecipato al Forum Karabakh, co-ospitato dall’Università ADA e dal Centro di Analisi delle Relazioni Internazionali, dove il presidente azero Ilham Aliyev ha parlato sul tema “Karabakh: ritorno a casa dopo 30 anni. Risultati e sfide”. Chabert, che rappresenta l’Università La Sapienza, sembra allinearsi con gli interessi azeri, sollevando preoccupazioni sulla credibilità di tali impegni accademici e sulle loro implicazioni nel conflitto in corso.
Prima di ricercare le motivazioni che spingono Valentina Chabert a partecipare agli eventi a sostegno dell’Azerbaigian e le sue pubblicazioni a favore della sua narrazione, è importante esaminare il contesto più ampio del rapporto del mondo accademico italiano con l’Azerbaigian, insieme a una panoramica del profilo e del background di Chabert. Nel corso degli anni, le istituzioni accademiche italiane si sono sempre più impegnate con l’Azerbaigian, concentrandosi spesso su studi geopolitici, politica energetica e relazioni internazionali, riflettendo gli interessi strategici dell’Italia nella regione. Questa dinamica ha facilitato collaborazioni e conferenze che possono proiettare prospettive azere.
La diplomazia del caviale dell’Azerbaigian e il mondo accademico italiano
L’Azerbaigian si è impegnato in una complessa e manipolativa strategia di lobbying nota come Diplomazia del caviale, che prevede l’utilizzo di doni lussuosi e incentivi finanziari per influenzare le istituzioni europee e le narrazioni dei media. Questa forma di diplomazia comporta spesso pratiche di corruzione in cui l’atto di fare doni favorisce un’aspettativa di reciprocità, che si manifesta in allineamenti politici e dichiarazioni favorevoli. Il governo azero è passato da tattiche di lobbying apertamente aggressive ad approcci più sottili che includono la creazione di entità controllate dallo stato come il think tank ADA, specificamente progettato per plasmare la percezione dell’Azerbaigian attraverso canali accademici.
In questo contesto, il mondo accademico italiano è diventato un attore saliente negli sforzi di lobbying dell’Azerbaigian, con vari ricercatori e think tank che ricevono finanziamenti significativi da fonti azere. In particolare, molti accademici italiani hanno partecipato a conferenze finanziate dallo Stato azero, segnalando una complessa rete di collaborazioni accademiche che spesso si allinea con la narrativa ufficiale azera.
La portata e la sofisticazione delle iniziative di lobbying dell’Azerbaigian rivelano un approccio multiforme nel plasmare l’opinione pubblica e le percezioni della politica estera. Questa strategia in evoluzione cerca di stabilire una patina di legittimità per superare le critiche dei media e dei circoli politici occidentali. Il coinvolgimento di studiosi e giornalisti stranieri rappresenta una sfida significativa, in quanto devono navigare nel delicato equilibrio tra dare voce alla popolazione azera e resistere all’influenza dell’agenda del regime, che si perpetua attraverso sofisticate, anche se dubbie, pratiche di lobbying che contribuiscono a creare un clima di sfiducia.
Pertanto, la partecipazione di Chabert al Forum “Karabakh” e alla seconda conferenza sull'”Azerbaigian occidentale” conferma questa tendenza e la minaccia della diplomazia del caviale dell’Azerbaigian tra il mondo accademico italiano.
Valentina Chabert: una dottoranda fortemente legata all’Azerbaigian
Come affermato in precedenza, negli ultimi anni l’Italia e l’Azerbaigian hanno sviluppato un’amicizia significativa, guidata principalmente dal notevole consumo di petrolio e gas azero da parte dell’Italia. Questa partnership strategica non solo ha incrementato il commercio tra le due nazioni, ma ha anche portato a una proliferazione di collaborazioni accademiche.
Le università italiane hanno stretto forti legami con l’Azerbaigian, facilitando lo scambio di studiosi e ricercatori. Valentina Chabert, pur essendo solo una dottoranda, è stata una delle figure chiave a beneficiare di questa collaborazione.
Chabert ha partecipato a una conferenza di alto profilo, “Shaping the Geopolitics of Greater Eurasia: From Past to Present to Future”, nel maggio 2023. La conferenza si è tenuta a Shushi (nome dell’Armenia, chiamato Shusha in azero), durante i mesi del blocco che ha causato una grave crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh.
Figura 1 Valentina Chabert e il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev a Shushi, maggio 2023. Fonte: Sito ufficiale del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian
Durante l’evento, Chabert ha avuto un incontro significativo con il presidente azero Ilham Aliyev, consolidando ulteriormente la sua reputazione di sostenitrice pro-Baku. La sua presenza alla conferenza di Shushi è stata particolarmente degna di nota, data la storia recente della città. Le operazioni militari dell’Azerbaigian nel settembre 2021 hanno portato a un conflitto di 44 giorni con l’Armenia, con conseguente cattura della città strategica. La visita di Chabert a Shushi, quindi, suggerisce una forte inclinazione verso il governo azero.
L’associazione di Chabert con il governo dell’Azerbaigian è stata ulteriormente riaffermata nel dicembre 2023, quando ha partecipato al forum “Karabakh” a Baku. L’evento ha celebrato la completa conquista del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian a seguito di un prolungato blocco e successive operazioni militari.
Titolare di una borsa di ricerca in Diritto Pubblico, Comparato e Internazionale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” è attivamente impegnata nella ricerca che interseca il diritto internazionale e le implicazioni umanitarie dei conflitti armati. Chabert ha pubblicato vari articoli e ricerche accademiche che si allineano con le prospettive azere, riflettendo la sua partecipazione attiva agli eventi organizzati dall’Azerbaijani AIR Center di Baku.
Chabert è anche membro dell’Advisory Board dell’Istituto di ricerca dell’Aja sull’Europa orientale, l’Asia centrale e il Caucaso meridionale nei Paesi Bassi. Da settembre 2023 è docente di Studi Strategici e Sicurezza presso l’Università LUMSA e di Relazioni Internazionali e Global Governance presso l’Università UNINT di Roma. A metà del 2023, Chabert è stato Visiting Research Fellow presso diverse istituzioni azere, tra cui il Ministero degli Affari Esteri e l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale dell’Azerbaigian (AIDA). La sua ricerca durante questo periodo si è concentrata sui danni ambientali durante i conflitti armati, sul diritto internazionale e sulla ricostruzione post-conflitto, argomenti che risuonano con le discussioni in corso sull’impegno militare dell’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh.
In precedenza, Chabert si è laureato con lode in Relazioni Internazionali Comparate presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nel 2021, discutendo una tesi in Diritto Internazionale. Ha inoltre svolto un tirocinio presso la Rappresentanza del Consiglio d’Europa in Italia e dal 2021 è assegnista di ricerca presso l’European Youth Think Tank di Strasburgo. Inoltre, come riportato sul sito web dell’Università La Sapienza, è caporedattore per le sezioni energia, ambiente e diritto internazionale di Opinio Juris – Law and Politics Review, una rivista italiana che si occupa di affari internazionali.
Preoccupazioni sollevate sulla rappresentanza di Valentina Chabert dell’Università La Sapienza e sulle credenziali giornalistiche
Con il progredire della carriera accademica di Valentina Chabert, sono emerse domande sui suoi legami con le istituzioni azere e sulla sua rappresentanza dell’Università di Roma “La Sapienza“. Il suo coinvolgimento nel forum “Karabakh” nel dicembre 2023 ha suscitato un’attenzione quando i media azeri hanno riferito che era presente come rappresentante dell’università. Ciò solleva domande critiche sulla natura del suo legame con La Sapienza e se un dottorando abbia l’autorità di rappresentare un’istituzione accademica così significativa in occasione di eventi geopolitici.
Per chiarire queste questioni, il 4 febbraio 2025 abbiamo contattato il Dipartimento di Diritto Pubblico, Comparato e Internazionale della Sapienza, nonché i supervisori accademici di Chabert. Le nostre indagini si sono concentrate sul fatto che fossero a conoscenza della sua partecipazione al forum azero e se il suo ruolo di dottoranda le abbia permesso di rappresentare ufficialmente l’università in questo contesto.
Inoltre, abbiamo cercato di affrontare le preoccupazioni relative alle dichiarazioni che Chabert ha fatto sulle sue qualifiche professionali. Nel suo curriculum vitae, Chabert si descrive come giornalista e caporedattrice di una rivista. Tuttavia, in Italia, il titolo di giornalista è protetto dalla legge, richiedendo alle persone di soddisfare specifici criteri stabiliti dall’Ordine dei Giornalisti (l’associazione italiana dei giornalisti). Per qualificarsi, è necessario completare uno stage retribuito presso un organo di stampa, frequentare corsi e superare un esame, oltre a mantenere una quota associativa annuale.
Figura 2 Curriculum di Chabert pubblicato dall’Università La Sapienza. Ha dichiarato più volte la sua professione di giornalista e caporedattrice. Fonte: https://phd.uniroma1.it/web/VALENTINA-CHABERT_nP2080013_EN.aspx
Le implicazioni delle affermazioni di Chabert sulle sue credenziali giornalistiche suggeriscono potenziali violazioni della legge italiana, che vieta agli individui di assumere ruoli professionali senza le qualifiche richieste. Questa situazione merita un ulteriore esame, in quanto riflette sia la sua integrità personale che gli standard sostenuti dalle istituzioni accademiche in Italia.
Nel corso della storia, le risposte dell’Università La Sapienza potrebbero far luce sulla portata dell’impegno di Chabert con le autorità azere e sulla legittimità delle sue affermazioni professionali. L’intersezione tra mondo accademico, giornalismo e relazioni internazionali rimane un equilibrio delicato e la chiarezza su questi temi sarà essenziale per sostenere l’integrità sia dell’istituzione accademica che del campo del giornalismo.
Figura 3Scrivendo nome e cognome di Valentina Chabert, non ci sono prove che sia una giornalista in Italia. Fonte: Ordine dei Giornalisti, https://www.odg.it/albo-unico.
Il curriculum di Valentina Chabert, pubblicato dall’Università La Sapienza, e le biografie di vari think tank, media e pubblicazioni accademiche, affermano che ha lavorato come caporedattore e giornalista.
Figura 4 – In questa biografia pubblicata da Ethics4Growth, Chabert ha confermato il suo ruolo di caporedattore presso Opinio Juris – Law and politics review” e di giornalista freelance per diverse agenzie di stampa. Fonte: https://ethics4growth.com/the-e4g-professional-network/.
Figura 5 – Il profilo di Chabert al Topchubashov Center, un think tank azero. Ha confermato il suo ruolo di caporedattore. Fonte: https://top-center.org/en/about-author/70/valentina-chabert.
Tuttavia, queste affermazioni meritano un esame, in particolare per quanto riguarda il suo ruolo presso Opinio Juris – Law and Politics Review, una testata fondata da Domenico Nocerino. Nonostante la frequente pubblicazione di articoli, Opinio Juris non rientra nelle definizioni tradizionali di un’agenzia di media o di una rivista accademica con un comitato editoriale riconosciuto composto da giornalisti indipendenti e studiosi accademici. Questa mancanza di una struttura editoriale rigorosa solleva interrogativi sulla legittimità della pretesa posizione di Chabert come caporedattore.
Nell’ambito del giornalismo e dei media, le testate hanno un peso e una responsabilità significativi, sia in termini di standard etici che di riconoscimento giuridico. L’assenza di un quadro consolidato e di una supervisione da parte di Opinio Juris mette in discussione l’autenticità del ruolo di Chabert e mette in discussione la credibilità delle sue affermazioni riguardo alla sua esperienza giornalistica.
Conclusione
Il caso di Valentina Chabert solleva notevoli preoccupazioni riguardo la sua rappresentanza dell’Università La Sapienza, il suo coinvolgimento con le istituzioni azere e le sue affermazioni di essere giornalista e caporedattore.
Le prove suggeriscono che Chabert è stato attivamente impegnato con gli interessi azeri, partecipando a conferenze ed eventi che promuovono la loro narrazione, spesso criticati come propaganda. La sua partecipazione agli eventi che celebrano la conquista del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian solleva sospetti sulla sua obiettività come ricercatrice. Inoltre, le sue affermazioni di essere giornalista e caporedattrice senza possedere le qualifiche richieste per la professione in Italia sollevano interrogativi sulla sua integrità e sugli standard sostenuti dalle istituzioni accademiche italiane.
Le discrepanze abbondano nel profilo e nel background di Chabert, tra cui la sua descrizione di se stessa come giornalista e caporedattrice senza fornire alcuna prova delle sue qualifiche, il suo coinvolgimento in eventi organizzati dall’AIR Center azero e la sua affiliazione con istituzioni che hanno ricevuto finanziamenti dal governo azero. Queste discrepanze evidenziano la necessità di un esame approfondito dell’impegno di Chabert con le autorità azere e della legittimità delle sue rivendicazioni professionali.
Preoccupa la mancanza di risposta da parte dell’Università La Sapienza alle domande sollevate sul coinvolgimento di Valentina Chabert con le istituzioni azere e sulle sue pretese di giornalista e caporedattore. Il silenzio dell’università su questa questione serve solo ad alimentare i sospetti sulle attività di Chabert e sul potenziale conflitto di interessi tra il suo ruolo accademico e la sua promozione degli interessi azeri.
Il fatto che Chabert sia stato invitata a partecipare a eventi e sia stata inclusa in team da istituzioni azere ed europee solleva anche interrogativi sulla credibilità di queste istituzioni. Hanno condotto la due diligence sul background e sulle qualifiche di Chabert? Sono a conoscenza dei suoi stretti legami con gli interessi azeri e delle false informazioni fornite sul suo lavoro di giornalista? La mancanza di trasparenza e responsabilità in questa materia è preoccupante e suggerisce che queste istituzioni potrebbero essere complici nella promozione di una narrativa parziale e potenzialmente guidata dalla propaganda.