Avvenire – Aznavour, la Bibbia nel canto di un armeno (16 mag 2015)
A un passo dai novantun anni continua a dire con disinvoltura cose di questo tipo: «Sono il più grande armeno del mondo intero». Segno che se …e fu subito Aznavour, come sosteneva fin dal titolo il suo 33 giri italiano forse più celebre uscito negli anni Settanta, neppure adesso il “Sinatra francese” dagli oltre cento milioni di dischi in otto lingue venduti pare sfiorato da barlumi di modestia. Ma il mattatore di genitori armeni disarma l’interlocutore anche sottoscrivendo con passione «che occorre conservare lo sguardo dell’infanzia».
E non tarda a svelarsi pure il grande innamorato dell’Italia, pronto a citare immediatamente la lista delle pietanze e dei vini nostrani preferiti, accanto alle raffinate graduatorie personali sulle città predilette: «Innanzitutto Milano, perché è rapida e per i negozi, poi Roma e Firenze, poi tante altre. Preferisco le città italiane a quelle francesi». Fin dall’apertura, inoltre, l’Aznavour attore che girò pure per Truffaut si mostra contento quando apprende di trovarsi nell’hotel parigino un tempo prediletto da Mastroianni. «Davvero? Con lui, ho sempre avuto un punto in comune. Sul set, di colpo, ci addormentavamo tranquillamente, ma per essere poi perfettamente in forma al momento giusto». Insomma, sempre un demiurgico monstre, Aznavour. E molto più spirituale di quanto spesso si dica in Francia.
Ama davvero così tanto il cinema italiano?
«Certo. Ho tantissimi titoli e ne cerco ancora. Meraviglie. Ma oggi sono mal pubblicizzati». Continua