Avetik Grigoryan ricorda Karen Asrian (1980-2008) (Unoscachista 29.04.24)
GM Avetik Grigoryan)
Karpov, Kasparov, Ivanchuk e Kramnik giocavano a soli dieci metri da me. La 32ª Olimpiade degli scacchi si stava svolgendo a Yerevan, in Armenia. Avevo sette anni e con mio padre, tutti i giorni, andavamo lì a vedere le partite.
Ne ricordo solo uno.
“Chi vorresti essere da grande?” mi chiese mio padre indicandomi quelle leggende degli scacchi.
Cosa significa essere come qualcuno? Non capivo la domanda. Volevo essere me stesso. Quindi, dopo averci pensato un po’, ho dichiarato: “Nessuno. Sono me stesso e sarò me stesso”.
Passarono gli anni e nulla cambiò nella mia vita da quella prospettiva. Volevo essere me stesso. Fino al 2006. Fino a quando ho incontrato il GM Karen Asrian.
La prima volta che ho avuto l’opportunità di interagire con lui di persona è stato durante un campus di scacchi organizzato dalla Federazione Scacchistica Armena e dall’Accademia Armena di Scacchi guidata dal GM Smbat Lputyan (che al tempo non ho mai apprezzato… adesso me ne vergogno).
Il GM Asrian era lì come allenatore e, dato che ero nel gruppo di testa (ero già un IM), principalmente allenava noi.
Il suo punteggio era di sopra i 2600 e faceva parte della squadra armena che vinse la medaglia d’oro alle 37esime Olimpiadi degli scacchi, nel 2006.
Naturalmente era un giocatore di scacchi molto forte, ma ero comunque sorpreso dalla sua ampia conoscenza degli scacchi. Conosceva le sfumature delle aperture che non aveva mai giocato, conosceva a memoria partite che io non avevo mai visto e conosceva i finali teorici come un’enciclopedia.
Ma soprattutto mi colpiva il suo fascino. Non ero sicuro se la sua energia positiva derivasse dal sorridere sempre, o se sorridere sempre derivasse dalla sua energia positiva. Ora so che veniva dal suo cuore e dalla sua anima. Ma in quel momento ero confuso.
Era anche molto umile ed educato con noi.
Ricordo che una volta durante la lezione feci una domanda a cui aveva già dato risposta quella mattina (ero il primo nella classifica della memoria nel nostro gruppo, ma partendo dal basso!) e tutti risero (come spesso facevano quando la mia memoria faceva cilecca), ma Karen disse: “Lasciamelo spiegare da una prospettiva diversa. Forse è colpa mia se mi fai ancora quella domanda.”
Quella fu una risposta che ha avuto un forte impatto sulla mia futura carriera da allenatore. Ogni volta che i miei studenti mi fanno una domanda su qualcosa che ho già spiegato, allora il problema sono io.
Ho imparato da Karen la bellezza dell’umiltà, della gentilezza e della meraviglia. Dal punto di vista scacchistico, non solo la sapienza, ma anche qualcosa sul carattere e sulla vittoria.
Ai Campionati del Mondo Giovanili giocavo nella categoria Under 18 e Karen mi preparava ogni giorno per le partite. Non sono sicuro che si fosse reso conto che non stava condividendo con me solo la sua conoscenza delle apertura, ma anche la sua energia combattiva. Ho imparato tutto.
Non era una sorpresa che fossi in testa al torneo con 4,5 su 5. Quando arrivarono gli accoppiamenti del 6° giro, vidi che il giorno dopo avrei giocato con il Nero contro il Grande Maestro Italiano (allora Maestro Internazionale) Daniele Vocaturo. La mentalità che vedo ha la maggior parte dei giocatori di scacchi in tali situazioni, e che avevo anch’io allora, è “Okay, sono in testa, quindi un pareggio con i pezzi neri va bene“.
Anche Karen si avvicinò al tabellone degli accoppiamenti, lo guardò attentamente e disse: “Ah… Vocaturo… È un buon avversario per vincere“. La cosa fu molto sorprendente per me e stupidamente chiesi: “Karen, hai visto che giocherò con il nero?” Si rivolse a me con uno sguardo strano. “E quindi?”
La mattina dopo, passò diverse ore insegnandomi varianti molto aggressive per il Nero, nel mio attacco preferito della Difesa Francese! Era un giocatore di Caro-Kann e quando ho visto le sue analisi della Francese ho capito un po’ di più sulla differenza tra un Maestro e un Grande Maestro. Di fatto, finii per vincere la partita con il Nero.
È un peccato che pur avendo Karen con me non sia riuscito a vincere il torneo. Non riuscii nemmeno ad entrare tra i primi 3. (finii quarto). Quella mentalità e quel carattere mi hanno portato però a costruire un repertorio di apertura molto aggressivo con i Neri. Avevo capito che è meglio finire all’ultimo posto otto volte e vincere due volte, piuttosto che finire tra i primi dieci in dieci tornei (sia emotivamente che finanziariamente).
Mi sono poi allenato quasi giornalmente con il mio trainer di allora, il GM Artur Chibukhchian e il suo contributo al mio titolo di Grande Maestro è stato il più consistente, ma anche il modo in cui Karen ha influenzato il mio carattere e la mia mentalità ha avuto sicuramente un ruolo enorme. Nei successivi 5 mesi, raggiunsi le mie 3 norme di Grande Maestro e superai i 2.500 punti Elo (la soglia da superare per ottenere il titolo).
Dopo essere diventato Grande Maestro, stavo pensando di trovare un modo per parlare con Karen e vedere se fosse interessato ad allenarsi insieme. Non mi sono mai avvicinato a lui e… ho continuato a rimandare, pensando che ci sarebbe sempre stato un “dopo”.
Il 9 giugno 2008, Karen morì di infarto mentre guidava.
Quel giorno molti persero qualcuno: un figlio, un fratello, un amico… Io ho perso il mio fratello maggiore e il mio insegnante.
Piansi tutto il giorno e non toccai gli scacchi per un po’. Non feci proprio nulla per un po’ …
Un anno dopo stavo giocando un torneo all’italiana e, come Nero, dovetti affrontare il forte Grande Maestro ungherese Ferenc Berkes, che aveva 2647 di Elo. Era un giocatore da 1.d4 e mi preparai tutta la mattina.
Mi sorprese con 1.e4. Ma come? Non aveva mai giocato 1.e4! Stavo pensando di sorprenderlo a mia volta con 1… c5, ma poi decisi di optare per la mia amata Francese e sorprenderlo più tardi. Dopo 1. e4 e6 2. d4 d5, Berkes giocò 3. Cd2.
Ahaaaa! Mi ricordai subito che nelle mie ultime dieci partite qui avevo giocato 3…,Cc6 senza eccezioni. Capii che era questa la variante per cui si era preparato, tanto da deviare dalla sua 1.d4 standard e giocare 1.e4.
Oltre a 3… Cc6 conoscevo anche tutte le altre mosse, incluse 3… c5, 3… Cf6, 3… Ae7, e le conoscevo molto bene. Pensai a lungo a quale scegliere, farlo uscire dalla sua preparazione e rimpiangere la scelta di apertura. Ma alla fine ho comunque giocato 3… Cc6
Vinse lui. Dopo aver analizzato la partita, mentre stavamo per lasciare la scacchiera, ha gentilmente deciso di darmi un ultimo consiglio: “In queste situazioni è meglio contro-sorprendere l’avversario. Avresti dovuto giocare qualcosa di diverso da 3…Cc6“.
Lo ringraziai e me ne andai. Non gli dissi che era una mossa che mi aveva insegnato Karen.
Ho sempre pensato che se tutti ti amano, allora sei falso. Karen ha cambiato questo mio convincimento. Era amato da tutti. Ed era molto chiaro il motivo…
Ha cambiato le mie idee anche da un’altra prospettiva.
Ho visto e vedo ancora questo virus nella coscienza umana: l’atteggiamento secondo cui dovresti vincere ad ogni costo, sia in una partita a scacchi, in un gioco finanziario, in carriera o in qualunque partita tu giochi. Non l’ho mai sopportato, e la penso ancora così.
Allo stesso tempo, ho visto molte persone che sono molto gentili ma non hanno realizzato il loro potenziale nella vita. Posso accettarlo, ma non può piacermi.
Ho sempre pensato che fosse una scelta obbligata che ognuno deve fare. Con Karen ho imparato che è possibile avere successo e allo stesso tempo rimanere umile, gentile e fedele ai propri valori.
Sto cercando di essere così…
Ora non è con noi fisicamente. Ma ha lasciato dietro di sè una traccia. Ha avuto un grande impatto su molte vite.
Sono solo uno di loro.
Il 24 aprile è stato il compleanno di Karen. Oggi avrebbe 44 anni e mi manca.