ASIA/TURCHIA – il Patriarca armeno di Costantinopoli benedice il processo di normalizzazione dei rapporti tra Armenia e Turchia (Fides 22.01.22)
Istanbul (Agenzia Fides) – Il processo di distensione e normalizzazione dei rapporti, in corso tra Turchia e Armenia, viene sostenuto con decisione e speranza da esponenti autorevoli della comunità armena in terra turca, a cominciare dal Patriarca armeno apostolico di Costantinopoli, Sahag Mashalyan. Il Capo della comunità armena in Turchia ha definito “preziose” le misure “che rafforzano le relazioni tra i Paesi confinanti, sia in termini di investimenti che di scambi culturali”. Per i cittadini turchi che appartengono alla Chiesa armena – ha aggiunto il Patriarca nelle dichiarazioni rilanciate dalla stampa nazionale – “è anche estremamente importante che le relazioni migliorino giorno dopo giorno in modo che le due comunità si conoscano, lavorino insieme, facciano investimenti e in questo senso ricchi valori culturali si incontrino su un terreno comune”.
I rapporti tra Turchia e Armenia, tormentati dalla mancanza di una memoria condivisa in merito alle atroci vicende del Genocidio armeno, hanno registrato una svolta dopo il conflitto armato tra Armenia e Azerbaigian, che nel 2020 è tornato a infiammare il Caucaso in una nuova, cruenta fase della storica contesa intorno al Nagorno Karabakh, regione a maggioranza armena oggi inclusa nei confini dell’Azerbaigian. La firma del cessate il fuoco, avvenuta il 9 novembre 2020 con la mediazione della Russia, vide la netta affermazione dell’esercito di Baku, e pose fine a sei settimane di feroci combattimenti tra le truppe azere e quelle armene inviate da Erevan. Esso prevedeva il ritiro delle forze militari armene dal territorio azero, il ritorno degli sfollati alle rispettive aree di residenza e la dislocazione di truppe russe con funzione di “peacekeeper” in Nagorno Karabakh per i successivi 5 anni. In Armenia, la fine del conflitto, percepita come una disfatta, ha innescato una pesante crisi politica: Sugli sviluppi di quella fase incerta si è innestato il processo di normalizzazione dei rapporti tra Armenia e Turchia, anch’esso favorito dalle pressioni esercitate dalla Russia di Vladimir Putin, che continua a agire nelle vesti di energico “mediatore” tra Erevan e Ankara. Le relazioni diplomatiche tra Turchia e Armenia sono congelate dal 1993, anno in cui i turchi hanno chiuso il confini con la ex repubblica sovietica proprio a causa del conflitto armeno-azero intorno al Nagorno Karabach, conflitto che ha sempre visto il governo turco saldamente schiarato a fianco dell’Azerbaigian. Adesso, il primo incontro bilaterale turco-armeno per concretizzare la distensione dei rapporti si è svolto il 14 gennaio a Mosca, in un clima definito “costruttivo” dalle fonti ufficiali armene. Nella capitale russa, il Presidente del Parlamento armeno, Ruben Rubinyan, ha incontrato l’ambasciatore turco Serdar Kilic, scambiando con lui “pareri preliminari circa il processo di normalizzazione del dialogo fra Armenia e Turchia”. Le parti hanno concordato di proseguire i negoziati senza precondizioni. Dopo l’incontro di Mosca, anche Mevlüt Çavuşoğlu, Ministro degli Esteri della Turchia, ha ribadito che l’obiettivo dei negoziati avviati è “la piena normalizzazione”, aggiungendo che “anche gli armeni sono molto contenti di questo”. La comunità armena in Turchia è interessata anche alla riapertura dei voli internazionali tra i due Paesi, in programma per l’inizio di febbraio.
Oltre alle dichiarazioni del Patriarca mashalyan, il quotidiano turco Hürriyet ha diffuso anche le dichiarazioni dell’imprenditore armeno Dikran Gülmezgil, Presidente del Consiglio delle scuole della Fondazione Karagözyan, secondo il quale d’ora in poi la Turchia “dovrebbe fungere da fratello maggiore dell’Armenia”, mentre Yetvart Dantzikian, direttore del quotidiano bilingue turco-armeno Agos ha dichiarato di considerare con ottimismo la riapertura delle frontiere tra i due Paesi.
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