ASIA/TURCHIA – Ergastoli a ex capi dell’intelligence per l’omicidio del giornalista armeno Hrant Dink (Fides 27.03.21)
Istanbul (Agenzia Fides) – Si è provvisoriamente concluso con condanne “eccellenti” e annunciati ricorsi legali il processo per le complicità nell’assassinio del giornalista armeno Hrant Dink, figura di spicco della locale comunità armena, freddato da un sicario nel 2007 nel centro di Istanbul, davanti alla sede di Agos, giornale bilingue turco-armeno da lui fondato. La sentenza emessa dalla corte di Istanbul venerdì 26 marzo ha condannato molti dei 76 imputati a pene fino all’ergastolo. Non di meno, i parenti della vittima e le associazioni sorte in sua memoria hanno già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, ritenendo che la sentenza non abbia chiarito tutti i lati oscuri della vicenda e non abbia individuato i mandanti del delitto perpetrato 14 anni fa.
Hran Dink, giornalista armeno di nazionalità turca, era noto per il suo impegno a favore di una piena integrazione della comunità armena nella società turca, che mettesse da parte discriminazioni, sospetti e pregiudizi retaggio dei tragici eventi che hanno segnato la vicenda degli armeni in Turchia. Il suo omicidio, vissuto come un ulteriore trauma dalla comunità armena turca, ha messo in moto un processo durato oltre un decennio, con indagini sul coinvolgimento di alti funzionari degli apparati di sicurezza sospettati di far parte della rete che ha ordito l’omicidio o di averne in qualche modo avallato l’esecuzione.
Il Tribunale di Istanbul ha condannato all’ergastolo per “omicidio premeditato” l’ex capo dell’intelligence della polizia di Istanbul, Ramazan Akyurek, insieme al suo ex vice Ali Fuat Yilmazer. Anche gli ex ufficiali del ministero degli interni di Istanbul Yavuz Karakaya e Muharrem Demirkale sono stati condannati al carcere a vita, mentre 28 anni di reclusione sono stati comminati all’ex comandante della gendarmeria di Trabzon, Ali Oz, e a 10 anni al giornalista Ercan Gun. Ogun Samast, un ultranazionalista di Trabzon, 17enne all’epoca dell’omicidio, nel 2011 aveva già ammesso la sua colpevolezza come autore materiale del delitto, e sta già scontando una condanna a oltre 22 anni di carcere.
Parenti e gli amici di Harant Dink, dopo la sentenza, hanno annunciato l’intenzione di fare ricorso e chiedere il proseguimento delle indagini, ritenendo che le condanne comminate non abbiano fatto piena luce sui mandanti dell’omicidio.
La singolarità del processo consiste nel fatto che, negli ultimi anni, i pubblici ministeri indirizzato le indagini sulla pista che ipotizzava presunti legami tra gli indagati e la rete di Hizmet, organizzazione legata a Fethullah Gülen, il predicatore turco, esule negli USA del 1999, accusato dalla Turchia di aver ideato un colpo di stato fallito contro il Presidente Recep Tayyip Erdogan del 15 luglio 2016. Secondo i giudici, il delitto è stato organizzato da uomini legati a Gülen e “infiltrati” negli apparati di sicurezza turchi. Lo stesso Gülen figurava nella lista degli accusati al processo, e la sua posizione è stata stralciata, insieme a quella di altri 12 imputati. Il canale televisivo NTV, nel dare notizia delle sentenze, ha riferito che secondo il Tribunale di Istanbul l’omicidio di Dink è stato commesso “in linea con gli obiettivi di FETÖ” (acronimo turco di “Organizzazione terroristica Fethullahnista”, definizione con cui gli organi turchi filo-governativi indicano la rete “eversiva” che sarebbe stata guidata da Gülen). (GV)