Artsakh – Ancora riconoscimenti della Repubblica Indipendente e condanne all’aggressione azera (Assadakah 23.02.21)
Letizia Leonardi – Il 20 febbraio di trentatré anni fa il Soviet del Nagorno Karabakh aveva sancito l’unificazione dell’Artsakh con la Repubblica d’Armenia; oggi il popolo della piccola enclave deve fare i conti con la forzata convivenza con il nemico azero che ha conquistato parte dei territori storici. In occasione di questa ricorrenza il ministero degli Affari esteri della Repubblica dell’Artsakh ha dichiarato: “La lotta per la liberazione nazionale dell’Artsakh è una delle pagine più importanti della storia del popolo armeno. Il Movimento Karabakh è stato una lotta per la giustizia storica, per la conservazione dell’identità e della dignità nazionale, per i diritti civili e i valori universali, per vivere liberamente nella patria storica. L’Azerbaijan ha cercato di intimidire il nostro popolo con la violenza e costringerlo a rinunciare all’esercizio dei suoi diritti. Le autorità azere hanno organizzato e condotto genocidi, massacri e deportazioni di massa contro la popolazione armena a Sumgait, Baku e in altre città dell’Azerbaijan popolate da armeni, nonché negli insediamenti del nord dell’Artsakh. Migliaia di persone sono state uccise e ferite e oltre mezzo milione di armeni sono diventati rifugiati.
La popolazione pacifica dell’Artsakh è diventata anche obiettivo di aggressione militare su larga scala da parte dell’Azerbaijan”. Pur facendo i conti con mille difficoltà, gli armeni dell’Artsakh, sono più che mai uniti e sostenuti dagli aiuti della diaspora armena di tutto il mondo. Ma non solo: sempre più Parlamenti ed enti locali stanno approvando la mozione sul riconoscimento della Repubblica d’Artsakh. Il riconoscimento da parte delle Istituzioni internazionali è fondamentale per evitare che l’Azerbaijan, nel prossimo futuro, possa nuovamente aggredire la pacifica popolazione armena dell’Artsakh con l’intento di annettersi l’intero territorio dell’enclave. È di questi giorni l’approvazione all’unanimità della delibera di riconoscimento dell’indipendenza dell’Artsakh e di solidarietà alla popolazione da parte del Consiglio Comunale della città di Verona alla quale è seguita quella del Comune di Trento. Parlamenti ed enti locali stanno anche condannando la terribile aggressione azera del 27 settembre dello scorso anno che ha scatenato 44 giorni di guerra e moltissime vittime. Intanto, in Artsakh, c’è voglia di ricostruire e ricominciare. Il presidente Arayik Harutyunyan ha nominato Vahe Keushguerian consigliere per i Programmi di Sviluppo. Una persona molto legata all’Italia visto che ha fondato aziende vinicole in Toscana e in Puglia. La Commissione europea ha annunciato la fornitura di assistenza umanitaria per 3 milioni di euro da destinare ai civili colpiti dalle recenti ostilità e per gli sfollati. A Mosca il ministro degli Esteri armeno Ara Aivazian si è incontrato con il suo omologo russo Sergei Lavrov per parlare degli accordi sul Nagorno Karabakh riguardo lo scambio di prigionieri di guerra, l’assistenza umanitaria e lo sblocco dei collegamenti di trasporto nella regione.
Migliaia di persone sono scese nelle strade di Erevan, capitale dell’Armenia, per chiedere le dimissioni del primo ministro, Nikol Pashinyan, ritenuto colpevole di aver mal gestito la guerra dello scorso anno con l’Azerbaijan. Pashinyan resiste alle pressioni dal novembre 2020, quando ha firmato un accordo di pace mediato dalla Russia che ha fatto cessare il breve conflitto (durato 6 settimane) con il vicino Azerbaijan. L’accordo e’ stato mal digerito in Armenia in quanto il Paese ha ceduto parti del territorio all’interno e intorno alla regione del Nagorno-Karabakh. I manifestanti si sono riuniti nel centro di Erevan, in Piazza della Libertà, ripetendo alcuni slogan come “Armenia senza Nikol” o “Nikol traditore”. Alla protesta ha preso parte anche Ishkhan Saghatelyan, leader del partito di opposizione Dashnaktsutyun.
Il Nagorno-Karabakh era già stato conteso dai due Paesi: negli anni Novanta del secolo scorso dei separatisti di questa regione, sostenuti dall’Armenia, dichiararono l’indipendenza dall’Azerbaijan accendendo una guerra in cui decine di migliaia di persone persero la vita