Armenia-Vaticano, l’ambasciatore Nazarian: “Relazioni positive anche grazie al dialogo politico di alto livello” (AgenziaNova 10.03.23)
Le relazioni Armenia-Santa Sede hanno sempre avuto dinamiche positive e si sono contraddistinte per il dialogo politico ad alto livello basato non solo sui valori cristiani ma anche su un comune patrimonio storico e spirituale e su approcci fortemente simili alle sfide del mondo moderno. Lo ha dichiarato l’ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede Garen Nazarian, in un’intervista ad “Agenzia Nova”. “Le visite e gli incontri reciproci ad alto livello sono la prova di un dialogo efficace e significativo tra i nostri Stati. L’anno scorso abbiamo celebrato il 30mo anniversario dell’instaurazione delle nostre relazioni diplomatiche: è stata l’occasione per riaffermare l’interesse e lo sforzo di ambo le parti ad ampliare e approfondire costantemente il dialogo bilaterale. L’istituzione dell’ambasciata armena nel 2013 mirava a raggiungere proprio tale obiettivo. Abbiamo accolto con favore la reciprocità di questo passo da parte del Vaticano e l’apertura della nunziatura apostolica a Erevan nel 2021 è un segno di impegno per promuovere i legami politici, spirituali e culturali esistenti”, ha spiegato l’ambasciatore. “La ferma determinazione del governo armeno a portare avanti l’agenda della costruzione di una pace duratura nella regione, escludendo la violenza, l’uso della forza e la sua minaccia, in linea con la fede e i valori cristiani, deve confrontarsi con l’Azerbaigian. Quest’ultimo vuole portare avanti le sue istanze massimaliste con ogni mezzo, con dichiarazioni e azioni guerrafondaie e armenofobe da parte della sua leadership. Apprezziamo e ci aspettiamo dichiarazioni più mirate dai nostri partner internazionali in merito all’inammissibilità e alla condanna dell’aggressione in corso e dei crimini di guerra dell’Azerbaigian durante la guerra dei 44 giorni contro il Nagorno-Karabakh e nel periodo post bellico. In questo contesto apprezzo molto gli sforzi della Santa Sede per tutelare la pace, la sicurezza, i diritti umani e le libertà fondamentali e salvaguardare i valori spirituali e culturali nelle relazioni internazionali”, ha aggiunto Nazarian.
L’ambasciatore si è soffermato sulla situazione relativa al Corridoio di Lachin, la strada di montagna che collega l’Armenia con l’Artsakh (l’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh). “L’Azerbaigian ha illegalmente bloccato per più di 80 giorni il corridoio di Lachin. L’obiettivo di questa operazione è di sfollare i 120 mila armeni che rimangono ancora in Nagorno-Karabakh. Insomma, l’Azerbaigian prosegue la sua politica di spopolamento del Nagorno-Karabakh sottoponendo gli armeni del Nagorno-Karabakh ad una pulizia etnica. Per prevenirla occorre una condanna mirata da parte della comunità internazionale e, assieme, l’applicazione di meccanismi internazionali adeguati”, ha detto Nazarian. “Ancora oggi, ignorando le decisioni dei tribunali internazionali, l’Azerbaigian continua palesemente a distruggere, profanare e vandalizzare monumenti e luoghi di culto armeni di valore storico-culturale, con il fine di cancellare ogni traccia armena nei territori caduti sotto il suo controllo. Allo stesso tempo porta avanti ai massimi livelli la propaganda d’odio verso gli armeni, con lo scopo di impedire alle due nazioni di superare le ostilità”, ha aggiunto l’ambasciatore.
In questi giorni, peraltro, ricorreva l’anniversario del massacro di Sumgait, un evento drammatico della storia dell’Armenia. “La comunità internazionale aveva già avuto prova e conferma delle innumerevoli atrocità del governo Azerbaigiano contro l’indifesa popolazione armena. Trentacinque anni fa, dal 27 e al 29 febbraio 1988, tra l’incoraggiamento da una parte e l’indifferenza criminale delle autorità Azerbaigiane dall’altra, si compirono i massacri degli armeni di Sumgait: centinaia furono gli armeni uccisi – inclusi bambini, donne, anziani – mentre migliaia furono dislocati con la forza e costretti con la forza a lasciare le loro case. Quei massacri, pianificati da tempo dalle autorità azerbaigiane, furono eseguiti per reprimere brutalmente ogni forma di lotta civile della popolazione del Nagorno-Karabakh di vivere in pace e con dignità nella sua patria storica”, ha spiegato Nazarian. “Un simile crimine di massa, compiuto per ragioni di identità nazionale, ha ricevuto una risposta globale ed è stato condannato dalla comunità internazionale, comprese le risoluzioni adottate dal Parlamento europeo. Ciononostante i veri pianificatori e autori del crimine non furono considerati colpevoli ma, grazie anche all’impunità e all’indulgenza di cui godettero, scatenarono una nuova ondata di armenofobia e intolleranza, con la conseguenza di nuovi pogrom e stragi di armeni a Baku, Kirovabad e in altre aree popolate dell’Azerbaigian. A seguito di questi eventi a dir poco sanguinosi, centinaia di migliaia di armeni furono costretti a lasciare in fretta le loro case, abbandonando dietro possedimenti e proprietà. Durante tutti questi anni non hanno mai potuto esercitare i loro diritti violati”, ha detto l’ambasciatore. “Quanto è accaduto dopo ha dimostrato che i crimini delle autorità azerbaigiane sinora raccontati non erano singoli episodi ma chiari esempi di armenofobia di matrice statale. Allo stesso tempo il loro protrarsi ha obbligato a un esodo forzato decine di migliaia di armeni delle regioni di Shahumyan e Getashen e, come risultato della Guerra dei 44 giorni del 2020, anche dalle regioni di Hadrut, Shushi e da quelle circostanti”, ha aggiunto il rappresentante diplomatico.
Da alcuni giorni è stata inviata una missione civile in Armenia per monitorare il confine con l’Azerbaigian, un’iniziativa che dovrebbe contribuire alla sicurezza nella regione. “Apprezziamo molto la decisione del dispiegamento da parte dell’Ue di una missione civile di monitoraggio a lungo termine in Armenia (Euma) e siamo disponibili a fornire il massimo sostegno per il regolare avvio e l’ulteriore funzionamento della missione. Facendo seguito all’attività della precedente missione a breve termine dell’UE, l’attuale missione è essenziale per quel che concerne la sicurezza degli esseri umani sul territorio e per salvaguardare la stabilità al confine orientale dell’Armenia. Ci aspettiamo che la missione contribuisca alla pace nella regione e garantisca la sicurezza della popolazione nelle aree confinanti con l’Azerbaigian”, ha concluso l’ambasciatore Nazarian.