Armenia, un viaggio verso la città di Sevan e dei suoi bellissimi monumenti (Kmetro0.it 01.11.19)

K metro 0/Assadakah – Yerevan – Ho scritto molto sull’Armenia, un Paese che amo molto, ma ogni volta che lo visito, non posso non immergermi nello splendore del lago Sevan e dei suoi bellissimi monumenti.

Ci siamo lasciati alle spalle Yerevan, la capitale, e ci siamo diretti nella provincia di Gegharkunik, nella parte orientale della repubblica Armena, ad est della splendida città di Sevan. Non era la prima volta che vedevo l’immenso lago di montagna, raggiungendo un’altitudine di quasi 2000 metri.

Il lago Sevan è uno dei tesori dell’Armenia, con i suoi 80 km di lunghezza ed è il più grande del Caucaso. Ben ventotto immissari, tra fiumi e torrenti che lo alimentano, il fiume Hrazdan rimane solo l’unico emissario. Un corso d’acqua che sorge sulla cresta di una sottile penisola fra le acque, e sulla quale sorge un magnifico complesso di chiese armene che, dal nome del lago, è denominato Sevanavank. Questo monastero, che oggi si può tranquillamente raggiungere in auto, era anticamente su un lembo di terra circondato dalle acque e si chiamava “Mariamashen” dal nome Mariam che era la principessa della dinastia dei Bagratuni, che nel IX secolo lo fece costruire. Un luogo, quello di Sevanavank, abitato fin dall’età neolitica e soggetto a numerose distruzioni a seguito della dominazione araba. Ed è stato sulle rovine di uno dei primi monasteri, fatti costruire nel IV secolo dal re Tiridate III, che la principessa Mariam, cinque secoli dopo, decise di costruire un insieme di tre chiese, celle per i monaci e una fortezza a protezione.

Ma anche il complesso di Sevanavank non fu risparmiato dalle distruzioni delle invasioni, soprattutto quella dei mongoli del XIII secolo. Dopo il ripristino di Echmiazin, nel 1441, fu ricostruito tanto che, dieci anni dopo venne fondato il seminario di Sevanavank, simile a quello dell’università di Tatev. In epoca recente, negli anni dell’Armenia Sovietica, questo antico monastero venne chiuso, la chiesa dedicata alla Madonna è stata demolita e le pietre dell’antica struttura sono state usate per realizzare una casa di riposo a Sevan. Anche il terremoto del 1936 danneggiò le antiche strutture, che vennero successivamente restaurate e messe in sicurezza. Solo dagli anni ‘90 nel monastero sono ricominciatele funzioni religiose.

Ma come mai quella che era un’isola diventò penisola? La ragione sta nel tentativo, effettuato nel periodo sovietico, di limitare l’enorme evaporazione estiva del lago, abbassando il livello dell’acqua. Secondo lo studio effettuato dall’ingegnere Soukias Manasserian infatti, in tal modo si sarebbe potuto assicurare la quantità giusta di acqua per sfruttare l’importante riserva per scopi idroelettrici.  Purtroppo, però, diminuendo la profondità del lago di circa 20 metri, si provocò un grave danno idrogeologico, che portò ad un ulteriore prosciugamento e la conseguente trasformazione dell’isola in penisola.

Ma anche questo luogo, dalla spiccata spiritualità, ha la sua leggenda, legata proprio al nome del lago. Sevan infatti, in armeno significa lago nero. Pare che in una delle numerose invasioni degli arabi gli abitanti della città di Sevan, spaventati, attraversarono il lago ghiacciato per arrivare sull’isola e rifugiarsi nel monastero a pregare. Anche gli arabi, nel tentativo di raggiungerli, passarono sopra lo specchio del lago ma il ghiaccio non ha retto al peso ed è ceduto. Le truppe restarono imprigionate nel ghiaccio e morirono. Il lago, pieno di questi corpi, appari nero e fu da allora chiamato lago di Sevan.

Inutile dire che questo affascinante complesso monastico rappresenta uno dei posti più noti dell’Armenia, con le sue due chiese gemelle, le rovine del gavit, le antiche celle dei monaci. Le altre testimonianze purtroppo non esistono più, ma gli edifici rimasti, dall’alto della collina, si affacciano sulla meraviglia di quel lago tanto grande da sembrare il mare che la piccola Repubblica d’Armenia non ha più. Dalla splendida terrazza panoramica della collina si può ammirare la residenza presidenziale e quella riservata a poeti e scrittori del periodo sovietico, che si ritiravano lì in cerca di ispirazione, ammirando le acque brillanti grazie al riverbero dei radiosi tramonti d’oriente

 

di Talal Khrais e Letizia Leonardi