Armenia: storia di un popolo coraggioso e tenace (La Esperanza 0.02.23)
Dal 12 dicembre di quest’anno i 120.000 abitanti dei territori rimasti alla Repubblica dell’Artsakh sono isolati dal resto del mondo a causa di un blocco organizzato dall’Azerbaigian sull’unica strada rimasta a collegare la regione con l’Armenia. In questi giorni di freddo scarseggiano il cibo, le medicine, i combustibili… una popolazione con 30.000 bambini e 20.000 anziani è sull’orlo di una catastrofe umanitaria.
Nella Penisola Italiana e negli stati dell’UE si parla troppo poco della questione armena e del dramma dell’Artsakh, per motivi geopolitici molti propagandisti ucraini residenti in Italia parteggiano spudoratamente per l’Azerbaigian, che in Germania e in Francia ha trovato anche il sostegno di molti immigrati turchi e musulmani. Negli ultimi due paesi citati si sono verificati anche attacchi violenti contro manifestazioni pacifiche organizzate dalle comunità armene (ah, le meraviglie dell’invasione islamica, così cara ai progressisti europei).
Quasi tutti i politici italiani di alto livello tacciono su questi temi, poiché l’Azerbaigian, retto dalla dittatura del presidente İlham Əliyev (la cui famiglia è al potere dal 1969), è uno tra i principali partner per la fornitura di gas all’Italia. Diverso è l’atteggiamento di parecchi sindaci e comuni italiani che hanno espresso apertamente il loro sostegno alla causa armena.
La Professoressa Antonia Arslan è sempre in prima linea per dare voce alle sofferenze del popolo armeno con libri e articoli, nel 2007 da La masseria delle allodole è stata tratta una pellicola omonima che ha avuto vasta circolazione nelle scuole. Anche l’opuscolo di Zoppellaro che abbiamo citato fa parte della collana «Frammenti di un discorso mediorientale», diretta da Antonia Arslan per la casa editrice Guerini e Associati (la stessa che ha pubblicato la traduzione italiana de Il Carlismo di Jordi Canal).
Lo studio padovano della Professoressa Arslan si chiama la Casa di Cristallo e ogni volta che ci entro percepisco emozioni simili a quelle che provo quando visito Palazzo Loredan a Venezia, dove per tanti anni ha vissuto Carlo VII. Però vi è una differenza: oggi il Loredan è completamente privo di cimeli carlisti, mentre nella Casa di Cristallo ci sono ancora dei ricordi interessanti.
Nella libreria al pianterreno del grande palazzo di Padova ci sono i volumi dei romanzi di Padre Bresciani, la raccolta della polemica rivista Letture Cattoliche, la prima edizione di Pour Don Carlos (1920) di Pierre Benoit (1886-1962) e il ritratto di Alessio De Besi (1842-1893), giornalista cattolico intransigente, volontario dell’esercito del Papa e sostenitore del Carlismo, che a Roma conobbe S.A.R. Alfonso Carlo. Antonia Arslan è infatti figlia di Vittoria Marchiori e Michele Arslan, figlio di Yerwant Arslanian e di Antonietta De Besi, figlia di Alessio, propugnatore del tradizionalismo in terra veneta. A Dio piacendo, in un giorno non lontano, vorrei pubblicare tutti i testi carlisti di Alessio De Besi (articoli, dialoghi e storielle in italiano o in lingua veneta) raccolti in un volume per la nostra Collana di Studi Carlisti…
Chi avrà letto la recente riedizione di Viaje de los señores Duques de Madrid a Egipto y Palestina (1895) avrà notato un accenno all’amicizia tra Carlo VII e i padri armeni di San Lazzaro, il loro museo ospita oggi una biblioteca di circa 200.000 volumi, oltre 4000 manoscritti armeni e innumerevoli reperti…tra cui una collezione di minerali che gli fu donata dal nostro Re. Nel 1925, il Barone Alessandro Augusto Monti della Corte (1902-1975), rappresentante in Italia di Don Jaime di Borbone e poi di Alfonso Carlo, sposò a Roma la Principessa armena Jacqueline Keutché Oglou-Guetchéiane (1903-1932), esule diciannovenne da Costantinopoli nel 1922, da cui ebbe nel 1926 la figlia Beatrice Maria. La storia dei legami tra il Carlismo e gli Armeni è ancora tutta da scrivere, affidata alla sola memoria delle antiche famiglie che ricordano ancora, ma i documenti per stenderla aspettano con pazienza chi sarà in grado di ricostruirla.
Per i Carlisti, sempre sconfitti, ma sempre tenaci, è naturale guardare con simpatia al popolo armeno, cristiano e coraggioso, che resiste e combatte anche dopo tante disfatte. Cerchiamo di tenere gli occhi puntati sul Caucaso e di seguire ciò che accade in quest’angolo del pianeta, ipocritamente dimenticato dai sedicenti «paladini del mondo occidentale» (qualsiasi cosa esso sia). Come tradizionalisti ciò che possiamo fare oggi è informarci e informare, leggere libri, prendere contatto con associazioni armene e partecipare all’invio di aiuti umanitari per chi è colpito dalle miserie della guerra e della crisi ancora in corso.