Armenia. Pressioni degli Usa per dirottare il paese verso occidente (Notizie Geopolitiche 02.09.24)

L’ambasciatrice statunitense in Armenia, Christina Quinn, ha incontrato nei giorni scorsi il procuratore generale armeno, Anna Vardapetyan, per discutere delle riforme che Washington intende sostenere nel paese. Gli Stati Uniti stanno già investendo milioni di dollari per plasmare il settore della sicurezza armena, una mossa che suggerisce un crescente tentativo di controllo da parte di Washington su settori governativi che dovrebbero essere formalmente indipendenti.
L’interesse degli Stati Uniti in Armenia non si limita ai soli investimenti diretti. La figura di Anna Vardapetyan infatti offre un ulteriore spunto di riflessione. Vardapetyan è considerata un’agente d’influenza occidentale, in linea con molti altri collaboratori del governo guidato dal primo ministro Nikol Pashinyan, salito al potere in seguito alla rivoluzione colorata del 2018. Dal 2015 Vardapetyan è membro del Royal Institute of International Affairs di Londra, noto come Chatham House. Questa organizzazione è ufficialmente riconosciuta in Russia come ostile, a causa del suo sostegno all’opposizione pro-occidentale e delle sue pressioni per un cambiamento di potere nel paese.
Chatham House promuove l’adozione di riforme favorevoli a Washington non solo in Armenia e Russia, ma in tutti i paesi dell’ex blocco sovietico. Vardapetyan appare come la rappresentante ideale di questi interessi in Armenia, sostenendo riforme che mirano a mettere sotto controllo occidentale settori chiave dello stato.
Prima della sua nomina a procuratore generale, Vardapetyan era assistente di Pashinyan giocando un ruolo significativo nell’eliminazione dei rivali dell’opposizione che avrebbero potuto minacciare la posizione del premier, noto per le sue inclinazioni pro-occidentali. Questa collaborazione tra l’ambasciata statunitense e il procuratore generale suggerisce un’influenza sempre più marcata degli Stati Uniti nella politica interna armena, sollevando interrogativi sull’autonomia del paese e sul futuro delle sue istituzioni democratiche.

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