Armenia: le critiche dell’OSCE sul referendum costituzionale (Osservatorio Balcani e Caucaso 11.02.16)
L’OSCE boccia il referendum costituzionale tenutosi lo scorso 6 dicembre in Armenia. Secondo il rapporto del team di esperti dell’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR) dell’organizzazione di sicurezza pan-europea, la modalità con cui si è tenuto il referendum “riflette l’assenza di azioni significative nei tre anni precedenti per affrontare le precedenti raccomandazioni fatte dall’OSCE/ODIHR per migliorare la fiducia della cittadinanza nel processo elettorale, tra cui assicurare l’accuratezza dei registri elettorali, prevenire l’abuso di risorse pubbliche nella campagna elettorale, e rafforzare le garanzie contro le irregolarità nel giorno del voto e l’efficacia dei meccanismi di ricorso e responsabilità”.
La legislazione armena è stata addirittura modificata, a monte del referendum, per permettere ai funzionari pubblici armeni di partecipare alla campagna referendaria. Si è permesso così che le risorse dell’amministrazione pubblica venissero messe a disposizione dei comitati per il “sì”, opzione sostenuta dai partiti della maggioranza.
Il rapporto OSCE ha anche denunciato seri casi di intimidazioni e frode elettorale durante la conta dei voti in due seggi della capitale Yerevan, pur specificando come la limitata dimensione della missione internazionale non consenta all’OSCE di valutare se tali violazioni siano state sistematiche o meno. Tali rilievi sul processo elettorale sono stati fatti anche da cittadini, gruppi dell’opposizione e organi d’informazione nel paese.
Dal canto suo il governo armeno rigetta tutte le accuse. Per il presidente della Commissione elettorale centrale dell’Armenia, Tigran Mukuchian, “il rapporto [OSCE] trae conclusioni basate su voci e articoli giornalistici che devono essere verificati”.
Secondo i dati ufficiali, il 50,5% degli armeni è andato alle urne, e il 63,3% di loro ha approvato le riforme, che trasformano l’Armenia da un sistema semi-presidenziale ad un sistema parlamentare. Ma per l’opposizione il governo ha falsificato i risultati e gonfiato i dati sulla partecipazione alle urne. Secondo l’analista di OSW Maciej Falkowski, “paradossalmente cambiare la Costituzione preserverà il sistema politici in Armenia.” Per Falkowski “il Partito Repubblicano d’Armenia, che ha monopolizzato il potere, è un’emanazione dell’élite oligarchico-burocratica che controlla la vita politica ed economica del paese.”
Secondo quanto riporta Azatutyun, il capo della Delegazione UE in Armenia, Piotr Switalski, ha affermato che l’élite politica armena dovrebbe “prendere in seria considerazione” le conclusioni del rapporto OSCE. “Il processo e la legislazione elettorale hanno bisogno di essere migliorati, e il rapporto ne è un’ulteriore prova.” Altrimenti, “ci sarà un’atmosfera di sospetto e di mancanza di fiducia, e l’immagine internazionale dell’Armenia ne soffrirà”.
Entro fine mese i parlamentari armeni inizieranno a discutere di una nuova legge elettorale. Per la delegazione UE sarà importante che essa venga approvata in maniera consensuale, con il contributo dell’opposizione. Secondo il deputato di maggioranza Hovannes Sahakian, le autorità armene “prenderanno in considerazione” le raccomandazioni dell’OSCE nel corso del dibattito.