Armenia: insegnanti rurali (Osservatorio Balcani e Caucaso 16.01.18)
Rispetto al numero di laureati, sono pochi i posti da insegnante in Armenia. Ciononostante le cattedre nei villaggi rurali rimangono spesso vuote. Un reportage
(Pubblicato originariamente da Chai Khana )
In Armenia, meno del 20% dei laureati in pedagogia riesce a trovare lavoro nelle scuole. Ciononostante alcune scuole di aree rurali sono alla continua ricerca di personale.
Julia Mankuyan ha trent’anni ed è una delle poche della sua annata presso l’Università statale di Pedagogia di Yerevan ad aver deciso di insegnare. Ha però dovuto aspettare un anno, dalla laurea, prima di poter iniziare ad insegnare chimica in una scuola a Nshavan, villaggio nella provincia di Ararat.
Nel frattempo aveva lavorato come tecnica informatica sino a quando non si è liberato il posto da insegnante. Ora svolge assieme entrambi i lavori.
“Quando sono arrivata in questa scuola gli insegnati giovani erano molto pochi. In questi quattro anni il loro numero è aumentato”, racconta Julia. Solo due dei suoi ex compagni di corso hanno trovato lavoro nella scuola, gli altri lavorano in particolare presso laboratori d’analisi.
Secondo una ricerca realizzata dal CRRC nel 2013, solo un terzo dei lavoratori nel campo scolastico aveva meno di 35 anni. Dal 2008 al 2013 la percentuale era diminuita dal 38% al 31%.
Serob Khachatryan, esperto del settore educativo, sottolinea come in Armenia, nonostante il numero di insegnanti sia nella media (1 ogni 14 studenti, dove invece ad esempio nei paesi asiatici il rapporto è di 1 a 20) nei villaggi vi sia una mancanza cronica di giovani insegnanti, in particolare di quelli delle materie scientifiche.
“Ecco perché spesso, nei villaggi, un insegnante di chimica insegna anche biologia e quello di geografia insegna fisica. E dato che l’offerta formativa sulle scienze naturali rischia di essere debole ci sono pochi studenti che proseguono i loro studi in quei campi”, afferma Khachatryan.
Secondo l’esperto sono 7000 ogni anno i laureati che escono da università di pedagogia in Armenia. Ma ogni anno i nuovi posti disponibili sono solo 1500. Ma limitare i numeri d’accesso all’università non aiuterebbe perché “non tutti quelli che si iscrivono intendono poi insegnare. Alcuni hanno solo bisogno di una laurea”.
Marine Bagratyan è la direttrice della scuola di Nshavan e afferma che negli ultimi tre anni non ha avuto bisogno di nuovo personale. Ma il numero si studenti è aumentato e potrebbe esserci bisogno di qualche insegnante in più per il prossimo anno. Circa metà degli insegnanti della scuola hanno meno di 35 anni.
Ciononostante i giovani laureati non dimostrano molto interesse verso l’insegnamento, forse perché preferiscono altre professioni o semplicemente perché i posti a disposizione sono pochi.
Larisa Ryan nel 2010 è entrata a far parte del programma “Insegna per l’America ”. “E’ in quell’occasione che mi sono resa conto di quanto importante sia il ruolo dell’insegnante per la vita di uno studente. Nella vita di ciascuno di noi ci dovrebbe essere almeno un insegnante o un familiare che sia in grado di insegnarci come raggiungere i nostri obiettivi attraverso lo studio”.
Dopo essere rientrata in Armenia Larissa ha raggruppato, attorno all’idea di un’educazione che fosse alla portata di tutti, un gruppo di giovani professionisti in Armenia e tra la diaspora. È così che è nata l’associazione “Insegna per l’Armenia”.
Quest’anno i primi partecipanti del programma si sono recati presso 11 scuole regionali in Armenia dove lavoreranno per due anni. Il programma garantisce borse di studio e, se necessario, la possibilità di integrare la propria formazione.
“Più povera è la regione più alto è il numero di posti di insegnanti disponibili e più basso il livello degli studenti. Il nostro problema è che non si pensa a come rendere accessibile l’educazione a tutti i bambini, ci interessiamo solo ai più talentuosi e capaci”, afferma Larissa.
Il villaggio di Privolnoe, nella regione di Lori, dove sono stati inviati Biayna Amirjanyan e Anush Muradyan, è vicino al confine tra Armenia e Georgia. Il villaggio venne fondato da migranti russi alla fine del XIXmo secolo e la sua popolazione rimane ancor oggi multietnica.
Anush, laureata in architettura, sostituirà l’insegnante di matematica, che è in maternità. Biayna, laureata in relazioni internazionali, insegnerà storia.
Secondo Anna Fedorova, direttrice della scuola di Privolnoe, ora non vi è più mancanza di insegnanti, come avveniva qualche anno fa. Ciononostante, a causa del cattivo stato delle strade, il villaggio rimane molto isolato dalle due principali città della regione, Stepanavan e Vanadzor. “In questa scuola vi è un problema di consapevolezza. Occorre molto tempo affinché si affermino nuovi metodi e nuove tecnologie. Se nelle città gli studenti possono trovare le informazioni di cui hanno bisogno su internet, qui il processo di insegnamento è ancora basato molto sui libri”, racconta Anush
Secondo Serob Khachatryan attrarre nuovo personale scolastico nei villaggi rurali non deve essere fine a se stesso: “Dobbiamo attirare qui i migliori, il solo fatto di essere giovani non è detto sia positivo, è importante che siano vocati all’insegnamento. Superare una selezione con dei test a crocette non è il modo migliore per diventare insegnanti”.