Armenia, in piazza contro la chiusura del gruppo di Minsk, l’unica istituzione in possesso di un mandato internazionale per il conflitto con l’Azebaigian (La Repubblica 27.10.24)
EREVAN (Asianews) – Le ONG del Nagorno-Karabakh scendono in piazza contro la chiusura del Gruppo di Minsk, l’unica istituzione in possesso di un mandato internazionale per il conflitto con l’Azebaigian. A un anno dalla campagna militare di Baku, gli esuli armeni vivono tuttora in condizioni precarie a Erevan o in accampamenti e nelle zone vicine alla frontiera, nella speranza di tornare nella in patria.
Cos’è il Gruppo di Minsk. – E’ una struttura di lavoro creata nel 1992 dalla Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa, dal 1995 Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa, allo scopo di incoraggiare una soluzione pacifica e negoziata dopo la prima guerra del Nagorno Karabakh
Non vogliono sottostare alle pretese di Baku. Dunque, i rappresentanti delle ONG del Nagorno Karabakh riannesso all’Azerbaigian, hanno organizzato un’azione di protesta presso il palazzo del ministero degli esteri di Erevan (la capitale armena) chiedendo alle autorità di non sottostare alla pretesa di Baku (capitale dell’Azerbaigian) di sciogliere il Gruppo di Minsk dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Artur Grigoryan, uno dei rappresentanti delle associazioni, ispirate dal movimento “Tavowš in nome della patria” dell’arcivescovo Bagrat Galstanyan, ha comunicato di aver consegnato un appello al ministro degli esteri Ararat Mirzoyan, sottoscritto dai membri di oltre 50 gruppi che già a fine settembre avevano presentato analoga richiesta al presidente dell’Osce Ian Borg, il vice-premier di Malta. Nel documento il “popolo dell’Artsakh” (che è il nome in lingua armena del Nagorno Karabakh) ricorda gli impegni della repubblica dell’Armenia nella difesa del Nagorno Karabakh, in accordo con le norme del diritto sia nazionale, sia internazionale.
L’esodo biblico di oltre 115 mila persone. Il popolo degli armeni della regione occupata è stato costretto a un esodo biblico, di oltre 115 mila persone, recandosi nella patria storica, dove tuttora vivono in gran parte in condizioni precarie, senza mai rinunciare a difendere i propri diritti, ritenendo illegittima l’annessione dell’Artsakh all’Azerbaigian. Il governo di Erevan ha realizzato una serie di programmi per assistere i gruppi dei profughi per le necessità più urgenti e per la loro integrazione in Armenia, con una sezione speciale del ministero delle politiche sociali. Molti profughi hanno trovato una sistemazione pur provvisoria nella capitale e in altre città, ma un numero considerevole vive ancora in accampamenti e nelle zone vicine alla frontiera con l’Azerbaigian, nella speranza di tornare.
* Vladimir Rozanskij – Asianews