Armenia, il terzo giorno della crisi degli ostaggi a Yerevan (Askanews 20.07.16)
Yerevan (askanews) – In un mondo che appare sempre più una polveriera a cielo aperto, non si sentiva la mancanza del riesplodere delle tensioni in Armenia. Il 17 luglio un gruppo armato ha fatto irruzione nel quartier generale della polizia nella capitale Yerevan. Un’azione che, sulla scia avvelenata degli avvenimenti turchi, aveva fatto pensare a un altro tentativo di golpe.
Nell’attacco, un poliziotto è morto e altri due sono rimasti feriti nel corso di scontri nei pressi dell’edificio, subito circondato dai mezzi blindati governativi. Il capo della polizia è stato preso in ostaggio insieme ad altri sette colleghi, quattro dei quali sono stati rilasciati nelle ore successive. Gli obiettivi del gruppo sarebbero più circoscritti rispetto alle ipotesi di un innesco di colpo di Stato, limitandosi al rilascio di un leader dell’opposizione, Zhirair Sefilyan, arrestato nel giugno scorso.
Le forze di sicurezza stanno negoziando una resa pacifica del commando che si è impadronito dell’arsenale del comando della polizia di Yerevan e hanno anche chiesto le dimissioni del presidente armeno Serzh Sarkisian.
Sefilyan, capo carismatico del Nuovo fronte di salute pubblica armeno, insieme a sei seguaci è stato arrestato per prevenire azioni eversive nella capitale. Aveva già scontato 18 mesi dopo un altro arresto nel 2006 per avere cercato di organizzare il rovesciamento del governo.
Sefilyan ha violentemente criticato il governo, accusato di aver gestito debolmente la crisi del Nagorno-Karabakh, regione all’interno del vicino Azerbaijan i cui abitanti, in maggioranza di origine armena, hanno proclamato una repubblica autonoma. Scontri tra esercito azero e autonomisti appoggiati dal governo armeno vanno avanti da diversi anni. I più gravi, nell’aprile scorso, sono cessati dopo un accordo negoziato dalla Russia.
Il presidente Sarkisian, ex ufficiale dell’esercito, ha assunto la carica dopo le elezioni del 2008 che fecero registrare violenti scontri tra le forze di sicurezza armene e i sostenitori dello sconfitto leader dell’opposizione, scontri che provocarono una decina di vittime.