Armenia, il premier Sarkisian si dimette dopo ondata di proteste (Askanews 23.04.18)

Roma, 23 apr. – Il neoeletto primo ministro dell’Armenia, Serzh Sarkisian, già presidente del Paese, ha rassegnato le dimissioni dopo sei giorni di mandato. La sua nomina aveva scatenato proteste di piazza. Anche oggi studenti di medicina in camice bianco e militari erano scesi in strada per manifestare contro il premier e il governo.

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Roma, 23 apr. – “Lascio la carica di leader del Paese”, ha detto Sarkisian, secondo il servizio stampa citato dall’agenzia ufficiale armena Armenpress.

Il leader della protesta e deputato “Nikol Pashinyan aveva ragione, e io mi sono sbagliato”, ha aggiunto il primo ministro, recentemente nominato dopo dieci anni da presidente dell’Armenia.


Armenia, liberato leader opposizione, in migliaia di nuovo in piazza (Askanews 23.04.18)

Erevan, 23 apr. – Il leader delle proteste anti-governative in corso da giorni in Armenia è stato rilasciato oggi, stando alle immagini trasmesse in diretta dalla tv. Nikol Pashinyan era stato arrestato ieri subito dopo il fallito incontro con il premier Serzh Sarkisian.

Le immagini televisive hanno mostrato Pashinyan circondato dai suoi sostenitori, muniti di bandiere armene. Il leader dell’opposizione si è quindi unito alle migliaia di persone scese di nuovo in piazza oggi a Erevan per protestare contro l’ex presidente Sarkisian, eletto la scorsa settimana premier dal parlamento.

Oggi sono scesi in strada anche studenti di medicina in camice bianco e dei militari, contro cui il ministero della Difesa ha già annunciato provvedimenti per “aver violato la legge” partecipando a una manifestazione contro il governo.


Dopo giorni di proteste in Armenia, si dimette premier Sargsyan (Il Giornale 23.04.18)

È arrivato dopo undici giorni di proteste nelle piazze dell’Armenia l’annuncio delle dimissioni di Serzh Sargsyan, l’ex presidente ora presidente del Consiglio dopo che il Paese è passato da un sistema presidenziale a uno parlamentare, modifica che gli ha permesso di mantenere il potere.

“Lascio il ruolo di dirigente del Paese”, ha dichiarato l’ex presidente, citato dall’agenzia ufficiale Armenpress, aggiungendo che “aveva ragione Nikol Pachinian”, il parlamentare che ha guidato quella che a Yerevan è stata ribattezzata una rivoluzione di velluto e che puntava a un cambio al vertice e a un passo indietro da parte dell’uomo del Partito repubblicano.

Sargsyan è diventato premier al termine dei due mandati presidenziali, quando il parlamento controllato dal suo partito ha trasferito sulla carica di capo del governo la maggior parte dei poteri..

Pachinian, deputato e leader di Partito civile, è stato rilasciato questa mattina, dopo essere stato arrestato ieri quando un tentativo di mediazione con il premier era fallito nel giro di pochi minuti. Il leader della protesta aveva detto con chiarezza a Sargsyan che era pronto a discutere soltanto delle sue dimissioni e di nessun’altra concessione.

Non è ancora chiaro che cosa succederà ora e se il Paese vada verso nuovo elezioni. Oggi, dopo giorni di proteste, anche uomini in divisa militare si erano uniti alla protesta dei civili. In questi giorni sono migliaia i manifestanti che sono scesi in strada e almeno 46 le persone rimaste ferite.


Armenia, la rivoluzione di velluto ha avuto la meglio: si dimette il premier (Ilmessaggero 23.04.18)

Yerevan  – Alla vigilia della giornata nazionale del 24 aprile in cui viene commemorato il genocidio armeno, il neoeletto primo ministro dell’Armenia, Serzh Sarkisian, già presidente del Paese, ha rassegnato le dimissioni dopo soli sei giorni di mandato e altrettanti di feroci proteste di piazza per la sua elezione parlamentare. Il malcontento pian piano si era allargato al resto del Paese. Alla fine la rivoluzione di velluto – promessa da Nikol Pashinyan, leader dell’opposizione, che aveva dato il via alla disobbedienza civile ed era stato arrestato ieri –  ha avuto la meglio. Il passo indietro del Premier è stato accolto da un clima di festa in tutta la nazione. Fino a stamattina centinaia di studenti di medicina in camice bianco assieme ai militari erano scesi in strada per manifestare contro il premier e il governo. Il leader delle proteste anti-governative nel frattempo veniva rilasciato (era stato trattenuto a seguito del fallito incontro con il premier Serzh Sarkisian).

Le immagini televisive hanno mostrato Pashinyan circondato dai suoi sostenitori, muniti di bandiere armene. Il leader dell’opposizione si è quindi unito alle migliaia di persone scese di nuovo in piazza a festeggiare il nuovo capitolo repubblicano. Il presidente armeno ha apprezzato il gesto del premier di farsi da parte nel giorno in cui si commemorano le vittime del genocidio armeno (avvenuto nel 1915 per mano dei turchi e costato la vita a 1 milione e mezzo di persone), sottolineando che il 24 aprile non può essere segnato da divisioni tra armeni.
La Russia ha fatto sapere attraverso canali ufficiali  di seguire con attenzione l’evolversi degli eventi. Nonostante che l’Armenia sia uno «stretto alleato»  non ha alcuna intenzione di interferire nella situazione: si tratta di un «affare interno».

Nei giorni scorsi la polizia aveva arrestato decine di manifestanti che contestavano l’elezione a premier dell’ex presidente Serzh Sarkisian anche se avvenuta in modo regolare e con la maggioranza dei voti. Il malumore serpeggiava da tre anni, da quando aveva fatto approvare, da presidente della nazione, un emendamento costituzionale che trasferiva i poteri della presidenza al premier. I manifestanti hanno denunciato il tentativo di Sarkisian di restare al comando con il nuovo sistema parlamentare, dopo oltre un decennio alla presidenza.

 


Armenia: premier lascia dopo proteste (Ansa 23.04.18)

Il premier Serzh Sargsyan, già presidente dell’Armenia per 10 anni, ha rassegnato le dimissioni. Lo riporta la Tass. La sua nomina a primo ministro, vero detentore dei poteri esecutivi in seguito alla riforma costituzionale, ha scatenato proteste in tutto il paese.
Decine di migliaia di persone si sono date appuntamento a piazza della Repubblica, nel centro della capitale armena Yerevan, per festeggiare. “Nikol Pashinyan – capo della sigla di opposizione Elk e principale sponsor delle proteste, ndr – aveva ragione ed io avevo torto: la situazione creatasi ha alcune soluzioni ma io non ne scelgo nessuna. Non è per me, io lascio l’incarico da leader e da primo ministro”. Lo si legge nella nota diffusa dall’ufficio stampa di Serzh Sargsyan. “I movimenti in piazza sono contro la mia premiership: eseguo la vostra richiesta ed auguro la pace e l’armonia al nostro paese


L’Armenia in festa per le dimissioni del Premier. Celebrano anche le comunità estere (Euronews 23.04.18)

Il premier armeno Serzh Sargsyan, già Presidente del Paese per 10 anni, ha rassegnato le dimissioni. La sua nomina a primo ministro, vero detentore dei poteri esecutivi in seguito alla riforma costituzionale, ha scatenato proteste in tutto il Paese.

“Nikol Pashinyan – capo della sigla di opposizione Elk e principale sponsor delle proteste, n.d.R – aveva ragione ed io avevo torto: la situazione creatasi ha alcune soluzioni ma io non ne scelgo nessuna. Non è per me, io lascio l’incarico da leader e da Primo ministro.” Queste le parole dell’ormai ex Primo ministro Serzh Sargsyan.

Il primo vice-premier armeno Karen Karapetyan ha assunto la carica di primo ministro ad interim. Una decisione cosi come riporta l’agenzia interfax presa nel corso della seduta straordinaria del Consiglio dei ministri.

In contemporanea alla notizia delle dimissioni del premier, una rappresentanza della comunità armena di Lione ha protestato presso la nostra sede di euronews chiedendo a gran voce l’attenzione dei media internazionali sui problemi che da anni opprimono l’Armenia.

“Quando sei il presidente di un paese devi saperti sacrificare ma lui Serge Sarkissian si comportava esattamente all’opposto. Stava utilizzando tutte le sue risorse e l’energia del popolo armeno solo per i suoi interessi”, ha dichiarato una manifestante.

La notizia delle dimissioni dell’ormai ex premier sono infatti avvenute in diretta e la comunità da noi informata ha iniziato a festeggiare con danze e canti.

“La gioventù armena ha portato avanti la rivoluzione di velluto senza che la polizia sia poi intervenuta. Ogni volta che si palesavano dei poliziotti i ragazzi alzavano solo le mani in alto. L’Armenia non è l’Ucraina o un altro Paese. La nostra è stata una rivoluzione di velluto”, le fa eco un’altra dimostrante.

L’ondata di proteste che aveva invaso tutto il paese è finita cosi in una esplosione di gioia che ha anche travalicato le frontiere


In Armenia è successa una cosa grossa (Ilpost 23.04.18)

Il primo ministro armeno Serzh Sargsyan si è dimesso, dopo che per giorni era stato contestato in una serie di grandi proteste organizzate nella capitale Yerevan e in altre città del paese. Alle proteste, che sono continuate fino a lunedì mattina, hanno partecipato decine di migliaia di persone, che chiedevano proprio le dimissioni di Sargsyan. Il primo ministro era infatti accusato di aver trasformato il paese in uno stato autoritario, con una manovra politica che gli aveva permesso di prolungare il suo potere per un nuovo mandato: dopo aver raggiunto il limite di due mandati da presidente, aveva promosso un referendum per trasformare il paese da repubblica presidenziale a parlamentare, e si era fatto nominare primo ministro.

Soltanto ieri Sargsyan aveva fatto arrestare tre importanti leader dell’opposizione, tra cui il capo delle proteste Nikol Pashinyan, con l’accusa di aver commesso «atti socialmente pericolosi». Pashinyan è stato liberato lunedì e ha detto: «Non aspetterò a dirlo, è già chiaro no? Abbiamo vinto».

Negli scorsi giorni, diversi analisti e osservatori internazionali avevano sottolineato l’importanza delle manifestazioni in Armenia, che sono state pacifiche e organizzate prevalentemente dal basso, grazie a una capillare ed efficiente rete messa in piedi da Pashinyan. Dopo le dimissioni di Sargsyan le proteste sono diventate ancora più rilevanti, visto che hanno apparentemente ottenuto il loro obiettivo, raro caso di manifestazioni di massa di successo nelle ex repubbliche sovietiche. Non è comunque ancora chiaro cosa succederà ora, chi prenderà il potere e che ruolo e che influenza manterrà Sargsyan nella politica del paese.

Il bersaglio delle proteste: Serzh Sargsyan
Sargsyan ha 63 anni ed è stato ai vertici della politica armena fin da quando il paese era ancora una repubblica dell’Unione Sovietica. Negli anni Novanta fu uno dei principali dirigenti del Partito Repubblicano, il primo partito autonomo formato dopo l’indipendenza, di orientamento nazionalista e conservatore, e sostanzialmente erede del Partito Comunista. Dopo essere stato più volte ministro, Sargsyan fu eletto presidente dell’Armenia per un primo mandato nel 2008, e una seconda volta nel 2013. Allora l’Armenia era una repubblica semi-presidenziale, che aveva il limite costituzionale di due mandati per il presidente.

Nel 2015, però, Sargsyan promosse un referendum per trasformare il paese in una repubblica parlamentare, trasformando il presidente in una figura principalmente cerimoniale, e assegnando i poteri principali al primo ministro. Sargsyan presentò la riforma come necessaria per rendere più democratico il sistema politico del paese, e assicurò che non si sarebbe candidato di nuovo: il referendum fu approvato con il 66 per cento dei voti a favore. Gli effetti di quel referendum sono entrati in vigore soltanto questo aprile, e prevedevano anche che il nuovo presidente fosse eletto dal parlamento, ampiamente controllato dal Partito Repubblicano e dai suoi alleati.

Lo scorso 2 marzo il parlamento ha eletto presidente Armen Sarkissian, un ex primo ministro e ambasciatore armeno nel Regno Unito fedele a Sargsyan. Seguendo la costituzione armena, il primo ministro Karen Karapetyan ha dato le sue dimissioni prima dell’insediamento di Sarkissian, all’inizio di aprile. A quel punto, contrariamente a quanto aveva assicurato, Sargsyan si è fatto eleggere dal parlamento nuovo primo ministro – diventato il ruolo più importante della politica armena – con 77 voti a favore e 17 contrari. Il controllo di Sargsyan sul parlamento è tale che hanno votato per lui anche la maggior parte dei membri dell’opposizione. Con questa manovra si era assicurato il potere fino a un’eventuale sfiducia dall’attuale parlamento, o fino alle nuove elezioni previste per il 2022.

Chi c’è dall’altra parte
Dal 13 aprile, pochi giorni dopo l’annuncio della candidatura di Sargsyan, migliaia di persone hanno manifestato per le strade della capitale Yerevan e di altre città. Le proteste sono state organizzate da Pashinyan, 42enne tra i leader del Congresso Nazionale Armeno, partito liberale di opposizione fondato nel 2008 dal primo presidente del paese, Levon Ter-Petrosyan. Pashinyan è da almeno un decennio tra i più attivi oppositori politici di Sargsyan, prima come giornalista e poi come politico. Dopo le violente proteste del 2008, quando Ter-Petrosyan perse le elezioni contro Sargsyan, Pashinyan dovette nascondersi dalla polizia. Decise poi di costituirsi, e dopo due anni di carcere fu liberato per un’amnistia politica.

Attualmente Pashinyan è a capo di Yelk, una nuova formazione politica considerata erede del Congresso Nazionale Armeno, che alle ultime elezioni ha preso meno dell’8 per cento e ha 9 seggi in parlamento. Il principale gruppo di opposizione, Armenia Prosperosa, che è a sua volta di orientamento liberale e ha 31 seggi in parlamento, ha invece mantenuto a lungo una posizione ambigua sulle proteste. Alcuni suoi parlamentari avevano votato per la nomina di Sargsyan, e il partito ha accolto l’invito di Pashinyan a unirsi alle proteste soltanto lunedì, poco prima che Sargsyan annunciasse le dimissioni.

Nonostante le grandi manifestazioni, le opposizioni non erano riuscite a impedire l’elezione di Sargsyan. Erano comunque continuate nei giorni successivi alla sua nomina – avvenuta martedì 17 aprile – per chiedere più genericamente maggiore democrazia e per resistere a quello che è stato visto come un tentativo di trasformare il paese in un regime autoritario. Su Al Jazeera, la docente di scienze internazionali Anna Ohanyan ha scritto che le recenti proteste armene non hanno precedenti nel paese, per come sono state organizzate dal basso, per la loro disciplina, per la loro natura pacifica e per le loro dimensioni. Pashinyan stesso le ha definite «una rivoluzione di velluto». Lunedì si sono uniti alle proteste circa 200 soldati armeni.