Armenia: il nuovo Presidente si chiama Sarkissian (Il caffe geopolitico 04.03.18)
Ristretto – Da venerdì scorso l’Armenia ha un nuovo Presidente. Si tratta di Armen Sarkissian, 64 anni, ex Primo Ministro e ambasciatore del suo Paese in diverse nazioni europee. Sarkissian prende il posto di Serzh Sargsyan, autentico mattatore della politica armena post-sovietica, e resterà in carica per i prossimi sette anni.
Nonostante l’autorevolezza del candidato prescelto, l’elezione del nuovo capo dello Stato è stata segnata da diverse polemiche e controversie. In base alle nuove disposizioni costituzionali introdotte nel 2015, Sarkissian è stato infatti eletto dal Parlamento e avrà poteri molto più limitati rispetto a quelli del suo predecessore. Al contrario sarà il Primo Ministro ad avere d’ora in poi un ruolo centrale nella vita politica nazionale, rendendo di fatto l’Armenia una repubblica parlamentare simile al modello italiano. Le principali forze d’opposizione hanno però visto tale cambiamento istituzionale come un tentativo di Sargsyan di rimanere ai vertici dello Stato armeno, lasciando la carica presidenziale (ormai non rinnovabile) per quella più influente di capo del Governo. Da qui la loro contrarietà alla candidatura di Sarkissian, che ha a lungo esitato prima di accettare la nomination offertagli dal Partito Repubblicano d’Armenia (RPA). Ciononostante, il neo-Presidente è stato eletto con una maggioranza schiacciante (90 voti a favore e solo 10 contrari) e prenderà ufficialmente possesso delle sue funzioni il prossimo 9 aprile.
Nel frattempo Sargsyan ha negato l’accusa di voler diventare Primo Ministro dopo la fine della sua esperienza presidenziale. Ma l’RPA lo sta comunque presentando come proprio candidato non ufficiale per il ruolo, confermando parzialmente i sospetti dei critici della riforma costituzionale e gettando ombre preoccupanti sul futuro della fragile democrazia armena. Ad ogni modo spetterà a Sarkissian rappresentare d’ora in avanti l’Armenia sulla scena internazionale. Un compito tutt’altro che facile, visto il persistente conflitto di Yerevan con l’Azerbaijan per il Nagorno-Karabakh e la precaria posizione di equilibrio del Paese tra Russia e UE nel Caucaso.
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