Armenia: esecuzioni compiute dai soldati azeri. Mons. Gollnisch (Œuvre d’Orient), “è un crimine di guerra, dobbiamo reagire” (SIR)
“È un crimine di guerra. Dobbiamo reagire”. A chiederlo in un video-appello è mons. Pascal Gollnisch, direttore dell’associazione Œuvre d’Orient. “Mentre il mondo intero è legittimamente preoccupato della guerra in Ucraina – dice mons. Gollnisch – gli azeri approfittano per aggredire gli armeni in uno spirito di genocidio che si perpetua. Recentemente dei soldati armeni prigionieri sono stati brutalmente massacrati. È un crimine di guerra. Dobbiamo reagire”. Nata in Francia nel 1856, l’associazione Œuvre d’Orient è impegnata al servizio dei cristiani d’Oriente, opera in 23 Paesi, principalmente in Medio Oriente sostenendo vescovi, sacerdoti e comunità religiose, perché possano compiere le loro missioni di educazione, cura e assistenza sociale, soccorso ai profughi, cultura e patrimonio. A denunciare la brutale aggressione contro i soldati armeni era stata ieri anche l’ambasciatrice armena in Italia, Tsovinar Hambardzumyan, in una nota. “Sui canali Telegram si sta diffondendo un orrendo video di un crimine di guerra in cui militari azeri sparano a soldati armeni disarmati, giovani ragazzi tra i 18 e 20 anni”. Toivo Klaar, rappresentante speciale dell’Ue per il Caucaso meridionale, ha commentato il video su Twitter: “Se si dimostra che questo video è autentico, allora questo è un crimine di guerra che deve essere indagato e i colpevoli vanno puniti”. “È stata già confermata l’autenticità del video – commenta ancora l’ambasciatrice armena nella nota –. I giornali e tutti i mezzi di comunicazione devono svolgere la loro funzione di diffusione di informazioni, affinché si conosca la verità e vengano condannati e puniti i colpevoli. Nei casi come questo il silenzio non è altro che complicità con gli assassini”, conclude Hambardzumyan. Secca invece la risposta dell’Azerbaigian. L’accusa di crimini di guerra da parte dell’Armenia “è un esempio dell’ipocrisia di un Paese che da decenni persegue una politica aggressiva”.
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