Armenia e CSTO: verso un divorzio inevitabile? (Ilcaffegeopolitico 09.08.24)
In 3 sorsi – L’Armenia considera l’uscita dalla CSTO, spinta dal mancato intervento dell’alleanza durante l’offensiva azera nel Nagorno-Karabakh e dal crescente avvicinamento all’Occidente. Le tensioni con la Russia si sono intensificate, con accuse di negligenza e sospetti di collusione con l’Azerbaijan. La storia della CSTO, nata per garantire la sicurezza collettiva nello spazio post-sovietico, è ora messa in discussione dalle recenti crisi, portando l’Armenia a rivalutare la propria posizione nell’Organizzazione.
1. L’USCITA DELL’ARMENIA DALLA CSTO
I presupposti ci sono tutti. Dalla delusione per il mancato intervento della CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) dopo l’operazione azera del settembre 2023 nella regione separatista del Nagorno-Karabakh, ritornata in mano all’Azerbaijan (che non fa parte della CSTO) dopo trent’anni di amministrazione armena, al progressivo avvicinamento dell’Armenia all’Occidente (Stati Uniti e Unione Europea), fino alla sospensione della partecipazione armena all’Organizzazione a guida russa nel febbraio di quest’anno, come annunciato dal Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan. Pashinyan ha motivato la decisione con il mancato adempimento della Russia agli obblighi di sicurezza nei confronti dell’Armenia. La Russia, dal canto suo, aveva lasciato intendere, attraverso il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, come l’inerzia del contingente di Mosca presente in Karabakh, con funzioni di peacekeeping, fosse riconducibile alla politica estera dell’Armenia, giudicata troppo filo-occidentale.
Fig. 1 – Il premier armeno Nikol Pashinyan durante un summit della CSTO nel novembre 2022
2. LE TENSIONI CON LA RUSSIA
Per comprendere se l’instabilità sul fronte armeno porterà a una effettiva uscita del Paese dalla CSTO o se sia l’ennesima schermaglia in un rapporto difficile con la Russia, occorre analizzare i vari elementi dello scenario. Il conflitto con l’Ucraina ha esposto la Russia a tensioni interne e a un sostanziale indebolimento, mettendo a dura prova la coesione con i Paesi partner confinanti. La stessa Armenia recentemente ha preso una posizione più filo-ucraina, causata dal deterioramento dei rapporti con Mosca. Inoltre, il 12 giugno scorso, il Primo Ministro armeno ha dichiarato l’intenzione di voler lasciare la CSTO, accusando l’Organizzazione non solo di inerzia durante l’intervento azero, ma anche di aver pianificato l’attacco in accordo con l’Azerbaijan. Rilevante, poi, che lo stesso giorno, Pashinyan abbia anticipato la cessione al Paese azero di quattro villaggi di confine, scatenando proteste tra la popolazione armena.
Fig. 2 – Manifestazione anti-governativa a Yerevan contro nuove possibili cessioni territoriali all’Azerbaijan, 30 maggio 2024
3. UN PASSATO COMPLESSO E UN FUTURO INCERTO
La richiesta del Presidente azero Ilham Aliyev di modificare la Costituzione armena per eliminare tutti i riferimenti all’indipendenza del Karabakh ha bloccato le trattative di pace. Altri fattori in gioco includono la ratifica dello Statuto di Roma da parte dell’Armenia, che escluderebbe il Paese come possibile asilo politico per Putin, dato il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale. La CSTO, nata dal Trattato di Sicurezza Collettiva del 1992, include oggi Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan, Russia e Tajikistan. L’articolo 4 del Trattato prevede che un’aggressione contro uno degli Stati membri è considerata un’aggressione contro tutti, obbligando gli altri Stati a fornire assistenza militare. Tuttavia, nel caso del Nagorno-Karabakh, la CSTO ha lasciato che le ragioni di un soggetto non membro prevalessero su quelle di un Paese membro, probabilmente per punire l’Armenia per la sua politica filo-occidentale. Altro elemento caratterizzante lo scenario è la somiglianza della situazione azero-armena a quella russo-ucraina, dovuta alle rivendicazioni territoriali dell’Azerbaijan sulla regione del Nagorno-Karabakh, con la Turchia che ha appoggiato Baku. Con l’offensiva azera del 2023, l’Azerbaijan ha ripreso tutto il territorio del Karabakh, determinando l’esodo di quasi centomila armeni, andando così a intaccare la credibilità di un trattato di sicurezza che si è rivelato disfunzionale e spingendo il Governo armeno a rivalutare le proprie opzioni internazionali.
Matteo Mazzantini