Armenia, Cambogia, Rwanda gli studi comparati sui genocidi dell’università di Yale (Gariwo 28.04.16)
Aprile detiene il triste primato di essere il “mese dei genocidi”. Nel mese che sta finendo ci sono stati ben tre tragici anniversari: quello dei massacri degli armeni, quello del “democidio” cambogiano e quello dello sterminio dei tutsi in Rwanda. Abbiamo chiesto un’opinione a David Simon, Direttore dei “Genocide Studies” della prestigiosa università americana di Yale.
Com’è iniziato il progetto di Studio dei Genocidi (Genocide Studies Project) di Yale?
È iniziato dal lavoro del nostro direttore e fondatore, Ben Kiernan, che aveva raccolto una grande quantità di dati sul genocidio cambogiano, ancora negli anni ’80. Kiernan si rese conto che lo studio di queste informazioni era coerente con quanto lui e altri stavano appena cominciando a fare in quel momento: studiare comparativamente i genocidi. Quindi fu fondato il Centro per lo Studio dei Genocidi con il sostegno dell’università di Yale.
Qual è il suo tipo di esperienza con lo studio della Cambogia e come vede i recenti sforzi per ottenere giustizia per le vittime del genocidio dei Khmer Rossi?
Io personalmente non ho moltissima esperienza di Cambogia. Il professor Kiernan, invece, è uno dei più eminenti studiosi di questo Paese e del relativo genocidio per il quale si deve ottenere giustizia. Gli sforzi attuali (ad es. le Corti Penali sostenute dall’ONU che stanno processando i khmer rossi, ndr) sono importanti, e hanno portato a una certa comprensione e a fare i conti con il passato, nel popolo cambogiano. Io ritengo che potrebbero essere molto più ambiziosi, ma alcune questioni politiche si sono messe in mezzo.
E per quanto riguarda il Rwanda?
Penso che il Tribunale Penale per il Rwanda abbia svolto un ruolo importante nello stabilire un consenso a proposito degli elementi basilari del genocidio in Rwanda. Auspicherei più condanne dei leader del “Complotto per Compiere il Genocidio”, perché penso che senza alcun dubbio le atrocità di massa del Rwanda riflettano una complessa pianificazione precedente al 7 aprile 1994. Penso anche che la questione degli eventuali processi a responsabili dell’Esercito patriottico ruandese sia stata gestita male. I casi sono due: o non avrebbe dovuto essere inserita nel mandato della corte dall’inizio, o vi sarebbe dovuta essere un’indagine pubblica completa.
Ci potrebbe fare un esempio di come trattate i casi di genocidio alla Vostra Facoltà? Proponete un’educazione volta alla prevenzione?
Anche se ci piacerebbe poterli prevenire, la nostra mission non prevede di trattare direttamente della prevenzione dei genocidi. Invece, ciò che possiamo fare è di studiare passati episodi di atrocità di massa, cercare di capire i loro denominatori comuni e usare queste conclusioni per cercare di cogliere i segnali che anticipano pericoli di genocidi futuri, e stimolare la consapevolezza della possibilità di futuri scoppi di violenza genocida.
Tenete speciali commemorazioni dei genocidi?
Sì, in maniera sporadica. Abbiamo prodotto uno spettacolo teatrale e un successivo dibattito come parte delle commemorazioni del centenario dell’inizio del Genocidio Armeno l’anno scorso. Due anni fa, abbiamo tenuto un simposio per commemorare il 20° anniversario del genocidio ruandese, e analizzare il lascito di questo tremendo crimine.
Trattate il tema del coraggio civile o dell’opposizione morale ai genocidi?
Nel 2008 abbiamo incentrato i nostri seminari sul tema del “salvataggio” e tenuto un simposio sul tema ancora nel 2009. Uno dei principali relatori di questi eventi ha intrapreso un progetto per pubblicizzare il ruolo del coraggio morale in diverse situazioni genocide.
Com’è organizzato il Suo dipartimento?
Non offriamo lauree o corsi sotto una qualifica di “Genocide Studies”. Professori associati come me, il prof. Kiernan o il prof. Timothy Snyder teniamo certamente corsi su temi legati ai genocidi, ma entro i nostri propri dipartimenti.
C’è qualcuno nel suo dipartimento che segue i temi della Responsabilità di proteggere di Obama o della Prevenzione Genocidi in generale? Quali sono le sue raccomandazioni in proposito?
In qualche misura me ne sono occupato. Direi che la R2P non è un concetto di Obama, ma una dottrina che è in circolazione fin da circa il 2001, ed è stata approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 2005, 3 anni e mezzo prima che Obama diventasse Presidente, quindi! La mia raccomandazione è che tutti i Paesi incorporino qualche versione della “Responsabilità di Proteggere” nelle proprie politiche estere, e che le Nazioni Unite riformino il proprio Consiglio di Sicurezza in modo tale da riuscire almeno in parte a rendere più difficile violare o trascurare questa responsabilità.
È d’accordo con il prof. Yehuda Bauer e con la sua proposta di parlare di “atrocità di massa” invece di genocidio, per rendere possibile alla comunità internazionale intervenire, se del caso anche militarmente, in un numero maggiore di casi?
Sì, concordo. Le vittime di uccisioni arbitrarie in definitiva non sono interessate a sapere se la loro morte è coerente con quanto afferma una Convenzione ONU del 1948. Il resto del mondo non dovrebbe soltanto avere a cuore i casi di genocidio, ma dovrebbe agire. E dovrebbe passare meno tempo a discutere se la specifica definizione è rispettata, tranne se ci si trova in una corte giudiziaria a considerare un’accusa di quel particolare crimine.
Che cosa pensa dell’ISIS? È un nuovo nazismo? Come si potrebbe agire a riguardo dei casi della crisi siriana e di quella libica?
Sembra abbastanza chiaro che l’ISIS sta compiendo un genocidio, sia in situazioni particolari che per quanto riguarda il suo perdurante modo di perseguitare i membri di alcuni gruppi. Non so se sia così utile paragonare il gruppo al regime nazista, tranne per affermare che entrambi abbracciano nozioni condannabili di esclusione sociale ed entrambi non riescono a riconoscere il valore intrinseco e universale delle vite umane.
Il professore di Yale Timothy Snyder è diventato molto popolare con i suoi saggi, incluso il recente Terra nera. Le piacerebbe indicare altre pubblicazioni rilevanti?
Il libro di Kiernan Blood and Soil, anche se un po’ più datato, è un volume essenziale per comprendere i genocidi in chiave comparatistica.
Potrebbe considerare di piantare un albero per i Giusti a Yale?
È un’ottima idea. Penso che sarebbe meglio che lo facesse un gruppo di studenti, ma certamente li consiglierei e sosterrei.