Armenia-Azerbaijan, speranze di pace nei colloqui di Washington (Osservatorio Balcani e Caucaso
Gli Stati Uniti hanno ospitato, dall’1 al 4 maggio scorsi, un incontro di colloqui tra il ministro degli Esteri armeno e il suo omologo azero. Pochi i dettagli dell’incontro: qualche progresso c’è stato ma permangono i punti di disaccordo su alcune questioni chiave
Lo scorso primo maggio il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan e il suo omologo azero Jeyhun Bayramov si sono incontrati negli Stati Uniti con il segretario di stato americano Antony Blinken. Nonostante si sia speculato che tale incontro fosse in programma da qualche tempo, in pochi si aspettavano potesse effettivamente accadere, considerando quello che sembrava uno stallo totale del processo di normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.
Il giorno prima della partenza delle delegazioni di Yerevan e Baku per Washington, l’agenzia di stampa azera Turan e il quotidiano armeno Hraparak hanno pubblicato diversi articoli che annunciavano l’incontro. Turan ha anche affermato che, stando alle informazioni ottenute dalle sue fonti, l’incontro si sarebbe potuto protrarre per “diversi giorni” segnando così una svolta senza precedenti dopo la guerra del 2020.
Lo stesso giorno una nota pubblicata sul sito ufficiale del parlamento armeno confermava che Ruben Rubinyan, vice presidente del parlamento, era pronto ad unirsi alla delegazione guidata dal ministro Mirzoyan nella sua visita negli Stati Uniti dal 29 aprile al 5 maggio. Si è speculato anche sulla possibilità che potesse essere approvata una “tabella di marcia” per la normalizzazione delle relazioni tra Yerevan e Baku, un’ipotesi che però non si è concretizzata.
Ad oggi non sono ancora stati resi noti i dettagli dell’incontro tenutosi dall’1 al 4 maggio presso il Centro di formazione per gli affari esteri “George P. Shultz” ad Arlington, in Virginia. Nel corso di alcune conferenze stampa, incalzato dai giornalisti in merito ai colloqui tra le delegazioni armena e azera, Vedant Patel, vice portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, non ha voluto rispondere invocando la riservatezza dell’incontro.
Ciò che però sappiamo è che Mirzoyan e Bayramov si sono incontrati anche con Jack Sullivan, consigliere per la sicurezza statunitense. Inoltre, è stato reso noto che Antony Blinken ha accolto il ministro degli Esteri armeno e il suo omologo azero con una cena di benvenuto alla vigilia dei colloqui. Il segretario di stato americano ha anche partecipato alla prima e all’ultima sessione dell’incontro tra le due delegazioni. “Hanno compiuto un progresso tangibile verso un accordo di pace”, ha dichiarato Blinken al termine dell’incontro, aggiungendo che “raggiungere la pace non solo sarebbe un passo storico, ma […] porterebbe anche grandi benefici alla popolazione azera e quella armena”.
Il diplomatico statunitense ha poi sottolineato che le delegazioni di Yerevan e Baku hanno “discusso alcune questioni spinose negli ultimi giorni”, utilizzando però toni leggermente cauti in una dichiarazione rilasciata successivamente. “L’andamento dei negoziati e le fondamenta gettate dai nostri colleghi dimostrano che l’accordo è a portata di mano, però l’ultimo miglio è sempre il più difficile”.
Blinken ha proposto ai due ministri, una volta rientrati a Yerevan e Baku, di “riferire ai rispettivi governi che, dimostrando un po’ di buona volontà, flessibilità e disponibilità al compromesso, un accordo potrebbe essere facilmente raggiunto”. Pur non avendo rilasciato alcuna dichiarazione congiunta, il ministro degli Esteri armeno e l’omologo azero hanno confermato che è stato fatto un evidente progresso, sottolineando però che c’è ancora disaccordo su alcune questioni chiave, rievocando così i precedenti tentativi di risolvere il conflitto andati a vuoto.
Nel corso di un recente discorso tenuto a Shusha, città in cima ad una collina ritornata sotto controllo dell’Azerbaijan dopo la guerra del 2020, il presidente azero Ilham Aliyev ha dichiarato: “Spero che i negoziati di Washington portino, se non risultati, almeno alcuni segni di progresso”.
Dal canto suo, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, in un’intervista rilasciata a Radio Free Europe Armenian Service durante una visita a Praga la scorsa settimana, ha definito “minimi” i progressi compiuti a Washington. “Non siamo ancora riusciti ad accordarci sul contenuto di una bozza dell’accordo di pace che possa garantire che l’Azerbaijan riconosca 29.800 m² appartenenti all’Armenia”, ha dichiarato Pashinyan, aggiungendo: “Se prima la distanza tra le due parti era di un chilometro, ora questa distanza è di 990 metri. È un progresso, ma il divario resta enorme”.
Parlando delle questioni su cui le due parti divergono, Pashinyan ha citato il modello del “meccanismo di dialogo tra Baku e Stepanakert, la capitale de facto dell’ex regione autonoma del Nagorno Karabakh”, ma anche la necessità di istituire un meccanismo internazionale per il ritiro delle truppe e la creazione di una zone demilitarizzata. Il premier armeno ha poi fatto un commento inaspettato, affermando che il dialogo iniziato a Washington potrebbe “proseguire a Mosca”.
Sempre durante la sua visita a Praga, interpellato sui possibili sviluppi della situazione in Ucraina, Pashinyan aveva già annunciato la sua visita in Russia questa settimana. “Posso solo dire con certezza che andrò a Mosca la prossima settimana”, ha detto. Nessun annuncio ufficiale e tanto meno dettagli sono stati rilasciati fino all’8 maggio, quando è stato dichiarato che avrebbe partecipato all’evento annuale del Giorno della Vittoria.
Interpellato dai media, Dmitrij Peskov, portavoce del presidente russo, ha affermato che si sta discutendo della possibilità di organizzare un vertice di alto livello, definendo però “affrettate” le domande su un’eventuale partecipazione del presidente azero ad un simile summit.
Il giorno in cui sono iniziati i negoziati a Washington, Gazprom ha annunciato che avrebbe sospeso le forniture di gas all’Armenia per lavori di aggiustamento fino all’ultimo giorno dei colloqui. Per quanto possa sembrare una mera coincidenza, si è speculato sulla possibilità che questa interruzione delle forniture di gas sia una reazione di Mosca al fatto che Yerevan ha votato a favore di una risoluzione che definisce la Russia come aggressore nel contesto della guerra in corso in Ucraina.
Un funzionario statunitense, che ha richiesto l’anonimato, ha affermato che gli Stati Uniti speravano che Mosca non avrebbe reagito duramente ai colloqui di Washington. “Quando una proposta di pace russa sarà sul tavolo [dei negoziati], saremo pronti a prenderla in considerazione”, ha dichiarato il primo ministro armeno nel corso dell’intervista rilasciata a Radio Free Europe. Ma fino a che punto la Federazione Russa sarà disposta a perseguire tale strada?
Lunedì 8 maggio The Financial Times ha riportato la notizia che, secondo alcune fonti, Aliyev e Pashinyan dovrebbero incontrarsi nuovamente questa settimana per una serie di colloqui mediati dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il quotidiano statunitense ha inoltre riferito che un altro incontro tra i leader di Azerbaijan e Armenia, a cui parteciperanno anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, dovrebbe tenersi a margine del secondo vertice della Comunità politica europea previsto per il prossimo primo giugno.