Armenia-Azerbaijan: negoziati in stallo, incontri al confine (Osservatorio Balcani e Caucaso 01.12.23)
Mentre i negoziati tra Armenia e Azerbaijan sembrano essere in fase di stallo, le commissioni di frontiera di entrambe le parti si sono incontrate il 30 novembre. Incontro simbolico o reale volontà di progresso?
Il 30 novembre, Armenia e Azerbaijan hanno tenuto il quinto incontro delle rispettive commissioni di delimitazione e demarcazione dei confini, formate nel maggio dello scorso anno e guidate dai vice primi ministri di entrambi i paesi. Anche il primo e il quarto incontro si erano svolti al confine, con due incontri intermedi rispettivamente tenutisi a Mosca e Bruxelles. Nell’ultimo, a luglio, si è deciso di tenere tutti i futuri incontri al confine.
Tuttavia, si nutrivano poche aspettative riguardo a questo ultimo incontro. Mentre Armenia e Azerbaijan sembrano sempre più lontani sulla questione della normalizzazione delle relazioni, con un accordo inizialmente previsto alla fine dello scorso anno ancora sfuggente, i colloqui a livello superiore sembrano essersi arenati dopo un 2023 particolarmente catastrofico. Rimane il disaccordo su quali mappe dell’era sovietica utilizzare per delimitare il confine, nonché sulla questione delle enclavi.
C’è anche un’altra preoccupazione: che l’incontro delle commissioni per le frontiere non sia stato altro che simbolico.
Infatti, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev ora cerca di continuare i negoziati effettivi con la sua controparte armena, il primo ministro Nikol Pashinyan, ovunque tranne che a Bruxelles o Washington. Baku preferisce piuttosto continuarli all’interno della regione attraverso la poco conosciuta piattaforma 3+3 (2) o a Tbilisi. Nel frattempo, Yerevan accetterà solo piattaforme sostenute dall’Occidente, rafforzando allo stesso tempo le sue relazioni con l’Unione europea.
All’inizio di questo mese Baku ha anche annullato un incontro tra i due ministri degli Esteri previsto per il 20 novembre a Washington come continuazione dei colloqui bilaterali. Lo stesso giorno, Baku ha invitato Yerevan a tenere colloqui al confine o in un luogo “reciprocamente accettabile”. Il giorno successivo Yerevan ha replicato che soltanto le commissioni bilaterali per i confini potrebbero riunirsi proprio sul confine tra i due paesi. Più tardi quella sera, i media azerbaijani hanno riferito che Baku aveva accettato la nuova cornice.
Tuttavia, questo probabilmente non è quello che si sperava. Nello stesso momento in cui Yerevan ha annunciato i colloqui sul confine del 30 novembre, ha nuovamente affermato che i negoziati ad alto livello sarebbero continuati soltanto attraverso la piattaforma di Bruxelles facilitata dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, cosa che l’Azerbaijan sembra riluttante ad accettare. Yerevan spera che basti la dichiarazione rilasciata a Granada senza il consenso di Baku.
Si assottiglia il tempo per un accordo per normalizzare le relazioni entro la fine dell’anno: anche se il potenziale per un compromesso ci sarebbe stato – in caso se la riunione della commissione per le frontiere fosse andata bene – sono sempre in meno a credere che ciò sia realmente possibile.
In seguito all’incontro, un comunicato stampa rilasciato dal Ministero degli Affari Esteri azerbaijano affermava semplicemente che l’incontro aveva avuto luogo e aveva trattato solo “questioni organizzative e procedurali”.
È stato inoltre concordato di “intensificare le riunioni delle commissioni”, cosa già concordata in un incontro tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azerbaijano Ilham Aliyev a Bruxelles, subito dopo l’ultima riunione delle commissioni sul confine, il 12 luglio scorso. Non è stata però ancora annunciata una data per il prossimo incontro.
Vai al sito