Armenia, arcivescovo contro il governo (Italia Oggi 04.07.24)

Sulla scena politica dell’Armenia è comparsa una nuova figura. Ha la barba lunga, l’abito bianco e guida le proteste contro il premier Nikol Pashinyan. Il principale oppositore del governo armeno si chiama Bagrat Galstanyan, 53 anni, arcivescovo di Tavows, provincia di 135mila abitanti nota agli appassionati di trekking per i suoi sentieri panoramici.

L’arcivescovo ribelle che mira a diventare premier dell’Armenia Galstanyan è stato temporaneamente sospeso dagli incarichi pastorali su sua stessa richiesta, il che non gli impedisce di scendere in piazza con i paramenti e gli arredi ecclesiastici per guidare il movimento «Tavows in nome della patria», che si coagula attorno a gruppi e sigle politiche di ogni provenienza, anche ideologicamente molto distanti dalla Chiesa e dalla religione, ma tutti favorevoli a rafforzare i legami con la Russia di Vladimir Putin.

Galstanyan è un monaco della tradizione orientale. E non ha altra famiglia «al di fuori della Chiesa e del popolo». L’arcivescovo non nasconde le sue ambizioni di assumere il ruolo di primo ministro dopo aver rovesciato il «traditore» Pashinyan.

Galstanyan non si limita ad arringare le folle, ma le esorta a prendere d’assalto i palazzi del potere, com’è accaduto qualche giorno fa, quando i manifestanti hanno cercato di rinchiudere il premier e i deputati nel palazzo dell’Assemblea nazionale. La polizia è dovuta ricorrere alla forza per disperdere i contestatori, ma il sacerdote rivoluzionario, presente alle proteste, non è stato sfiorato.

Il Paese è diviso tra la maggioranza che sostiene il primo ministro e l’opposizione guidata dal monaco

L’Armenia è dilaniata da un conflitto interno tra le forze di maggioranza che sostengono Pashinyan, favorevoli ai colloqui di pace con l’Azerbaigian, e l’opposizione guidata da Galstanyan, che pretende di difendere i territori di confine.Secondo i funzionari di Accordo civile, il partito del premier, dietro alle rivolte ci sarebbe il patriarca della Chiesa armena, Karekin II, che avrebbe dato la sua benedizione (in tutti i sensi) a Galstanyan per rovesciare il potere con ogni mezzo, e pazienza se non sarà il più democratico.

La Chiesa esortava il governo a eliminare il Nagorno Karabakh

Lo scorso anno la Chiesa armena aveva esortato il governo a proseguire la battaglia contro gli azeri sul Nagorno Karabakh, da cui l’esercito era stato ritirato dall’esecutivo di Pashinyan per evitare una guerra totale tra Armenia e Azerbaigian.

Il premier Pashinyan contro i vescovi Il primo ministro ha definito i vescovi «agenti provocatori» che «vogliono portare di nuovo la guerra». E ha promesso che la faccenda verrà risolta «entro due o tre mesi». Pashinyan si affida alle rievocazioni storiche: davanti al parlamento ha giurato che non accadrà più come all’epoca dei bizantini, quando i patriarchi fomentarono guerre e conflitti facendo pressione sugli imperatori a Bisanzio.

La rilettura della storia è una caratteristica delle guerre del terzo millennio: mentre Putin cerca di ristabilire i fasti del passato in Russia, Pashinyan insiste nel proporre una nuova Armenia, che non sia un’imitazione di quella antica o medievale.

«Se i rapporti della Chiesa col governo sono cattivi», ha detto il premier armeno Nikol Pashinyan citando un brano delle lettere di San Paolo, «allora saranno cattivi anche i rapporti della Chiesa con Dio». Un messaggio non troppo velato per l’arcivescovo rivoluzionario.

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