ARMENIA A RISCHIO/ “Se Ue e Usa non si muovono rischiamo l’invasione azera. E Mosca…” (Il Sussidiario 17.06.24)
L’Armenia ha ceduto quattro villaggi all’Azerbaijan per mantenere la pace, ma Baku continua ad avanzare nuove richieste che suonano come pretesti per mantenere alta la tensione, arrivando fino ad addebitare a Erevan attacchi sul confine che in realtà sarebbero stati realizzati proprio dagli azeri. L’Armenia del primo ministro Nikol Pashinyan cerca di prendere tempo e ricalibra le sue alleanze: si sta staccando dalla Russia e dall’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO), il patto difensivo di cui fanno parte anche Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan, che non è intervenuto in sua difesa nella crisi conclusa con l’occupazione del Nagorno Karabakh da parte dell’Azerbaijan, e sta cercando accordi con Francia e India per ottenere forniture militari, mantenendo contatti con gli USA.
Lo scopo del Governo Pashinyan, spiega Pietro Kuciukian, attivista e saggista italiano di origine armena, console onorario dell’Armenia in Italia, è di prendere tempo e riorganizzare il Paese in vista di tempi peggiori. Il rischio di una guerra è sempre sullo sfondo: agli studenti azeri, d’altra parte, si insegna che l’Armenia in realtà è Azerbaijan occidentale.
Pashinyan dice che l’Armenia vuole uscire dalla CSTO, togliersi, cioè, dall’ombrello difensivo russo. Perché?
Era nell’aria: la Russia non ha aiutato militarmente l’Armenia quando doveva farlo. Se un accordo come l’ex Patto di Varsavia non sostiene chi ha firmato il trattato è meglio rinunciare. Con i russi ci sono da risolvere anche questioni relative ai confini: si sono ritirati da quelli con l’Azerbaijan, ma restano ancora ai confini armeni con la Turchia. Si vede un raffreddamento del rapporto tra i due Paesi ma su una base più che legittima. Più che una scelta è una presa d’atto di quello che stava succedendo.
Intanto il premier armeno viene contestato in patria con manifestazioni di piazza. Che cosa gli viene rinfacciato?
Pashinyan ha dimostrato buona volontà nel fare la pace con Baku, cedendo quattro villaggi abitati da azeri senza chiedere in cambio i territori abitati da armeni in Azerbaijan. Nonostante questo gli azeri continuano a ricattarlo: ora vogliono che si tolga dalla Costituzione armena la possibilità di rientrare in possesso delle terre occupate dagli armeni in altri Paesi. Ci sono territori del genere anche in Turchia, Georgia, Iran. Gli azeri chiedono anche un’altra cosa assurda: nell’emblema dell’Armenia c’è il monte Ararat, vogliono che sia tolto, una cosa che era stata chiesta anche dal turco Mustafa Kemal ai tempi della prima Repubblica armena.
Gli azeri, però, non si sarebbero limitati a provocazioni verbali.
No, infatti. L’altra notte hanno attaccato a sud sostenendo che sono stati gli armeni. Ma l’Armenia è in uno stato di debolezza tale da non avere nessun interesse ad attaccare. È solo un altro ricatto.
È la stessa cosa che hanno fatto nel Nagorno Karabakh. Andrà a finire che cercheranno di entrare da qualche parte anche in Armenia?
Certo. Ma l’Armenia sta cercando degli alleati: la Francia, e anche l’India, è disposta ad approvvigionarla per dare la possibilità di difendersi. Pashinyan prende tempo per prepararsi a momenti peggiori. Nell’Azerbaijan, nel frattempo, c’è un’armenofobia incredibile. Nelle scuole si insegna che non si può parlare di Armenia perché si tratta di Azerbaijan occidentale. Vorrebbero prendersi tutto il Paese.
Con le armi di Francia e India l’Armenia potrebbe difendersi?
Non lo so. In questi giorni è arrivato nel Paese anche il vice del segretario di Stato americano Antony Blinken. Vedremo. Intanto ci sono una serie di altri episodi che fanno pensare: c’era un ponte pedonale che collegava l’Armenia con la sua vecchia capitale, Ani, che ora è in Turchia. Erano tutti d’accordo di ripristinarlo perché era crollato. Un ponte medioevale, un intervento simbolico. Poi tutto è stato bloccato. L’Armenia e la Turchia si erano accordate per aprire il confine a cittadini di Paesi terzi o dotati di passaporto diplomatico, anche questa sembrava cosa fatta ma non se n’è fatto niente. C’è una pressione molto forte sull’Armenia. I turchi vogliono anche che gli armeni rinuncino al riconoscimento del genocidio. Pashinyan deve far fronte anche alle proteste interne, ma se il premier non avesse raggiunto un accordo con gli azeri ci sarebbe stata una guerra.
Insomma, i Paesi confinanti gli armeni li hanno tutti contro?
L’unico che si salva è l’Iran: Turchia e Azerbaijan vorrebbero prendersi il corridoio di Meghri, che è in territorio armeno, ma Teheran non è d’accordo. L’Iran è amico degli armeni, c’è un’antica collaborazione, anche se l’Armenia è cristiana e l’Iran è musulmano sciita. È in costruzione una variante della strada che porta dall’Iran in Armenia per rendere più facile il passaggio dei camion da una parte e dall’altra.
Il pericolo della guerra è sempre più consistente?
Spero di no. L’Armenia è piccola, basterebbe un giorno per occuparla. Gli armeni proverebbero a resistere, ma con poche possibilità. A meno che non ci sia un intervento da parte della comunità internazionale. Anche gli USA stanno lavorando in questa direzione. Se UE e Stati Uniti non si muovono c’è un rischio di invasione. Per questo Pashinyan vuole guadagnare tempo, per cercare di riorganizzare il Paese.
Nella stessa area c’è sempre aperta la questione della Georgia. Come può influire sulla questione armena?
La legge sugli agenti stranieri che punisce gli investimenti esteri in enti e associazioni è pensata per tranquillizzare la Russia. Non credo che in Georgia ci sia un rischio di guerra, ma di destabilizzazione del Paese in senso filorusso.
La Russia come può reagire alla presa di posizione dell’Armenia?
Solo pochi giorni fa Pashinyan ha inviato un messaggio a Putin congratulandosi con lui per la festa nazionale della Federazione Russa. Ci sono ancora delle relazioni, si spera si riesca a superare questo momento di difficoltà. Con i russi come popolo i rapporti sono sempre stati buoni. La questione è chi comanda in Russia. Ci sono molti contatti anche dal punto di vista economico e finanziario. L’Armenia serve a Mosca: i prodotti occidentali arrivano in Armenia per poi proseguire verso la Russia, per aggirare le sanzioni. Una collaborazione resta sempre.
Se gli azeri invadessero l’Armenia gli altri Paesi lascerebbero fare?
Credo che gli azeri non invaderanno l’Armenia, può darsi che continuino a “rosicchiare” i confini. Una guerra vera e propria con l’Armenia non ha motivo. Poteva esserci nel caso del Nagorno Karabakh, ma quello se lo sono già preso. Spero in una situazione congelata per un po’ per consentire nel frattempo all’Armenia di rinforzarsi. Finanziariamente l’Armenia sta benissimo, la sua economia è basata sulle miniere di rame, oro, molibdeno, terziario, alta tecnologia.
(Paolo Rossetti)