Armeni: io, turco, denuncio il Genocidio (Avvenire 13.10.15)
Per scrivere questo libro, seduto di fronte al computer, mi son detto: mi sa che nella mia vita non posso non fare il bilancio del passato. Mi si son destati nell’animo strani sentimenti, interrogativi.
Chissà se scrivere un libro simile può essere opportunismo oppure ostentare eroismo? Chissà se qualcuno potrebbe giudicarmi in questo modo? Oppure, si potrebbe, ogni anno in certe date, aggirarsi nei corridoi dell’“Agos” con espressioni tristi sul viso, partecipare ogni 19 gennaio alle manifestazioni, alle celebrazioni commemorative di Hrant Dink… Chissà se gli armeni volevano
condividere i loro dolori con «il nipote di Cemal Pascià»?
Ma dopo, mi sono ricordato di quel mattino a Yerevan, quando il sole nasceva tra la nebbia colorando di porpora tutt’intorno. Deponendo tre garofani bianchi sul Monumento del genocidio armeno avevo sussurrato tra me e me: «Caro Hrant, mi hanno portato qui i tuoi dolori; cerco di provarli nel mio cuore, di capire i dolori tuoi e dei tuoi antenati, e li condivido. Riposa in pace fratello mio» Continua