Armeni “cancellati” dalla mappa del Nagorno Karabakh: le immagini dallo Spazio (Libero 14.08.24)
Le immagini satellitari di Google Earth non mentono: Dachalti, o Karintak come lo chiamavano gli armeni, è stato spazzato via. Dove un tempo si trovavano case, strade, oggi non resta che il vuoto. Di tutto il villaggio rimane in piedi solo una piccola chiesetta, situata a poca distanza da una nuova e imponente moschea in costruzione, circondata da poche abitazioni, presumibilmente destinate agli operai al lavoro. Le coordinate precise non sono necessarie: chiunque può cercare Dachalti su Google Earth e vedere con i propri occhi cosa significa, in termini visivi, la parola “annichilimento”. Ma Karintak, situato nel sud-ovest dell’Azerbaijan, fa parte di una cancellazione più ampia e dolorosa: la scomparsa della presenza armena dal Nagorno Karabakh, una regione contesa e martoriata, ora sotto stretto controllo azero.
Il regime autocratico di Ilham Aliyev ha avviato una sistematica demolizione del patrimonio storico e culturale armeno nella regione, un processo che trova il suo culmine in immagini come quelle di Dachalti pubblicate su Repubblica. Non permettendo ad alcun osservatore indipendente, nemmeno all’Unesco, di accedere al Nagorno Karabakh per verificare il rispetto dell’eredità armena, le foto satellitari sono fondamentali perché rappresentando il solo strumento di monitoraggio a disposizione della comunità internazionale. Le immagini di Google Earth sono infatti incluse nell’ultimo report del Caucasus Heritage Watch, un progetto di ricerca delle università statunitensi Cornell e Purdue, e documentano l’abbattimento della chiesa e di altri siti culturali armeni tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, con ogni probabilità per fare posto a un nuovo insediamento azero.
La stessa cosa, ricorda Luna De Bartolo su Repubblica, è accaduta all’exclave azera del Nakhichevan, che un tempo vantava un immenso patrimonio artistico e culturale, frutto di secoli di presenza della popolazione armena sul territorio. Chiese, cimiteri e migliaia di antichissime khachkar, croci di pietra tipiche dell’arte funeraria armena, costellavano la regione, ma oggi ogni traccia riconoscibile come armena è stata eliminata. In Nakhichevan non vi è rimasto neanche un armeno, e osservando la regione, si potrebbe dubitare che vi abbiano mai vissuto. Anche in Nagorno Karabakh sono entrati in azione i bulldozer atzechi che a Dachalti hanno distrutto tutto, persino un monumento ai caduti della Grande Guerra Patriottica, il conflitto combattuto dall’Unione Sovietica contro la Germania nazista, la cui distruzione ha provocato l’indignazione di Mosca. Ma anche la chiesa di San Giovanni Battista di Shusha/Shushi, meglio nota come Kanach Zham, risalente al XIX secolo, è stata completamente distrutta. Già danneggiata durante il conflitto del 2020, oggi non ne resta nulla.
Il Nagorno Karabakh, un tempo abitato da oltre centomila armeni, è ora un luogo dove la storia viene riscritta attraverso le ruspe. La Corte Internazionale di Giustizia aveva ordinato all’Azerbaijan di proteggere il patrimonio armeno, ma le demolizioni continuano indisturbate. Quella che appare nelle immagini di Google Earth è una visione agghiacciante: un intero popolo cancellato dalla geografia, con il rischio che un giorno si possa persino dubitare che sia mai esistito.