Antonia Arslan torna a raccontare la tragedia degli Armeni in un nuovo romanzo, “Il destino di Aghavnì” (Secolo D’Italia 17.11.22)
Nella primavera del 1915, pochi giorni prima dell’inizio del genocidio degli armeni, in una Piccola Città del centro dell’Anatolia, una ragazza di 23 anni che si chiama Aghavnì, esce di casa con il marito e i due figli, un bambino di sei anni e una bambina di due.
Nessuno li vedrà mai più. Scompaiono, semplicemente, senza lasciar traccia. Sono stati uccisi? O rapiti? Ma da chi? Nonostante le intense ricerche delle due famiglie, nessuno sembra saperne qualcosa. E’ il segno del tragico destino che incombe sugli Armeni. Poi, anche il loro ricordo sbiadisce fino a scomparire, nell’imperversare dei terribili eventi che iniziano proprio in quei giorni.
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Da una vecchia fotografia di famiglia, ritrovata a casa di un cugino in America, Antonia Arslan scopre la vicenda perduta e ora ritrovata di Aghavnì e da qui trae un racconto avventuroso di dolore e di coraggio, di morte e di rinascita, che culmina in uno strano Natale, in un misterioso presepio che diventa un riscatto dei cuori.
Antonia Arslan, scrittrice, traduttrice e saggista di origine armena, ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università degli studi di Padova. È autrice de La Masseria delle allodole (2004) – tradotto in ventitré lingue e diventato un film dei fratelli Taviani – e del seguito La strada di Smirne (2009): dell’incendio di Smirne ricorre proprio nel 2022 il centesimo anniversario. Per Ares ha pubblicato Dino Buzzati. Bricoleur e cronista visionario (2019). Suo l’invito alla lettura all’antologia di scrittori armeni vittime del Genocidio Benedici questa croce di spighe… (2017).