Ad Aleppo si muore (Korazym.org 09.10.16)
Ad ogni udienza generale papa Francesco non manca mai di rivolgere un appello per aiutare la popolazione di Aleppo: “Il mio pensiero va un’altra volta all’amata e martoriata Siria. Continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale.
Nell’esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città, dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tutti… rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente. E mi appello alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti, che dovranno dare conto davanti a Dio!”.
Intanto ad Aleppo si continua a combattere e a morire non solo nella zona est, teatro dell’offensiva dell’esercito siriano sostenuto dai raid russi, ma anche nei quartieri occidentali controllati dal governo. Fonti locali hanno riferito che nel fine settimana i raid aerei russo-siriani hanno colpito un ospedale del settore orientale.
Da giorni i quartieri armeni della metropoli del nord della Siria, concentrati nel settore ovest di quella che un tempo era la capitale commerciale ed economica del Paese, sono finiti di nuovo sotto il tiro incrociato dei missili provenienti dal settore est della città, controllato dai jihadisti. Il 30 settembre, gli studenti della scuola armena di Aleppo, fondata dalla missionaria Karen Jeppe per gli orfani sopravvissuti al Genocidio turco del 1915, sono stati trasferiti nei rifugi sotterranei; i giovani non hanno potuto raggiungere i loro familiari fino alla tarda serata.
Dal 23 al 30 settembre gli attacchi sferrati con missili partiti dalla parte est di Aleppo, soprattutto da Bustan El Pasha, Madrassat Al Hikme, Al Rashidin 4, Progetto 1070 e il quartiere finanziario, hanno colpito in particolare i quartieri cristiani. Essi hanno causato la morte di 57 persone (20 bambini, 14 donne e 23 uomini) e il ferimento di altre 167, di cui 37 bambini e 53 donne. Dalle pagine del quotidiano Kantzasar, la comunità armena di Aleppo ha lanciato appelli e richieste di aiuto a tutte le Chiese del mondo, affinché ‘cessino i bombardamenti contro i civili innocenti in ambedue le parti della città’.
Ad Asianews padre Sami Hallak ha raccontato il sentimento diffuso di ‘incomprensione’ fra la popolazione civile: “Dal fallimento del cessate il fuoco, iniziato con la festa islamica del Sacrificio (Eid al-Adha) ed esauritosi in una sola settimana, si è registrata una escalation di violenze ad Aleppo, un tempo capitale economica e commerciale della Siria…
In 5 anni la guerra ha causato oltre 300.000 morti e milioni di profughi, originando una catastrofe umanitaria senza precedenti. E dopo cinque anni la pace è ancora lontana; per noi non cambia nulla, a partire dalla situazione sul terreno che resta di grave crisi, per la mancanza di elettricità e altri beni primari. La povertà aumenta e la disoccupazione, in particolare fra i giovani, rende ancora più grave il problema”.
Ed infine ha rivolto una preghiera di aiuto all’Occidente: “In questo Anno giubilare, misericordia significa essere partecipi delle violenze che colpiscono questo popolo, questo Paese, e contribuire restituirlo a vita nuova. Vuol dire essere vicini a quanti soffrono, contribuire al sostegno sul piano umanitario e all’aiuto psicologico. Dobbiamo guarire le profonde ferite della guerra, costruire l’avvenire, siamo qui perché abbiamo un ruolo e una missione in mezzo a gente sempre più in difficoltà”.
Anche i Frati Minori nel giorno della festa di san Francesco, hanno lanciato un appello urgente e pieno di implicazioni operative per chiamare la comunità internazionale a fermare la carneficina in atto nella città martire e in altre aree della Siria. L’appello, firmato dal ministro generale, fratel Michael A. Perry, e dal Custode di Terra Santa, fratel Francesco Patton, ha sottolineato il fatto che anche “altre zone di sicurezza dovrebbero essere create in Siria, come parte integrante di un piano completo per garantire l’incolumità di tutti e raggiungere definitivamente la pace”.
L’appello ha chiesto a “tutte le forze in campo e a tutti coloro che hanno responsabilità politiche, di mettere al primo posto il bene della popolazione inerme della Siria, di far immediatamente tacere le armi e di porre fine all’odio e a qualsiasi tipo di violenza, in modo tale che si possa davvero trovare e percorrere la via della pace, della riconciliazione e del perdono…
Invitiamo, inoltre, tutti i Paesi del mondo ad essere il più generosi possibile nell’accogliere i rifugiati siriani, nel pieno rispetto delle leggi nazionali e locali, e ad offrire tutta l’assistenza necessaria per soddisfare gli urgenti bisogni umanitari e di sicurezza in Siria. Solo così, accantonati tutti gli interessi parziali, si potrà giungere davvero alla conclusione di questo devastante conflitto e ridare la certezza di realizzare un vero cammino di ricostruzione della vita, della dignità e della speranza”.