Accadde Oggi: inizia il genocidio armeno (L’indro 23.04.18)

Il riconoscimento delle pagine più tristi della propria storia non è mai un processo semplice e lineare: fare i conti con il proprio passato richiede un profondissimo esame di coscienza e una grandissima capacità di analizzare le cause dei propri sbagli. Ci si scontra con se stessi, con il giudizio di coloro che hanno sofferto per i propri errori e con quello di chi sta a guardare. Tuttavia, fare quest’operazione è necessario per chiudere capitoli del proprio passato e ricostruire se stessi per il futuro. Soprattutto se si è responsabili della morte di un milione e duecentomila persone e ci si vuole presentare al mondo come un Paese moderno. Stiamo parlando della Turchia e del genocidio armeno, mai riconosciuto da Ankara.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, la Turchia (allora Impero Ottomano) combatteva a fianco degli Imperi Centrali contro Russia, Francia e Gran Bretagna. Era uno Stato multietnico, composto da varie minoranze, fra cui quella armena. Vi erano timori che la popolazione armena disertasse l’esercito ottomano per unirsi a quello russo, come, in effetti, accadeva sempre più spesso. La popolazione armena veniva inoltre finanziata dai francesi, per indebolire dall’interno il grande Impero Ottomano. Nella notte fra il 23 e il 24 aprile del 1915 vennero arrestati intellettuali, scrittori, pensatori di etnia armena: era l’inizio del genocidio armeno. Vennero raccolti, negli anni, oltre un milione di armeni, costretti a lunghe marce che portarono alla loro morte, per fame, fatica e percosse. In queste marce, l’esercito ottomano venne sostenuto dall’alleato tedesco: secondo alcuni studiosi, il futuro regime nazista si ispirò a queste deportazioni per organizzare quelle degli ebrei.

Il dibattito è aperto: alcuni studiosi non riconoscono questo massacro come un genocidio perché non ritengono che dietro ciò ci fosse un preciso piano di eliminazione dell’etnia armena, intenzione che è invece confermata da altri studiosi, sottolineando il carattere nazionalista del partito dei Giovani Turchi, considerato responsabile di tale eccidio. Quel che è certo è che quasi un milione e mezzo di persone persero la vita: una cifra mostruosa, che meriterebbe più spazio nella memoria di tutti, Turchia compresa.