Aborti selettivi in Armenia: eliminate 1.400 bambine ogni anno (Avvenire 22.02.18)
Quando si parla di aborti selettivi per sesso del nascituro in genere si pensa alla Cina e all’India. Ma c’è un altro Paese in cui questa tragica pratica è molto diffusa, illegale solo dal 2016. Si tratta dell’Armenia, dove ogni anno vengono abortiti circa 1.400 bambine prima della nascita. Lo denuncia il quotidiano britannico Guardian. Con una popolazione di quasi 3 milioni di abitanti, l’ex Repubblica sovietica ha il terzo più alto tasso di aborti di feti femminili nel mondo, dietro Cina e Azerbaigian. I dati raccolti dall’Unfpa (il Fondo Onu per la popolazione) parlano di uno squilibrio di 115-120 bimbi nati ogni 100 bimbe.
Tra le cause che spingono alla selezione del bambino in base al sesso prima della nascita c’è la volontà di assicurare la discendenza familiare e la convinzione che i ragazzi aiuteranno i genitori nella vecchiaia più di quanto potranno fare le ragazze, che si sposano e si trasferiscono con la famiglia del marito. I ragazzi sono considerati «un investimento», le ragazze «una perdita». Alla base di tutto questo c’è lo sviluppo tecnologico applicato alla diagnostica prenatale, che ha permesso ai genitori di conoscere il sesso del bambino prima della nascita e, di conseguenza, la scelta di un eventuale aborto.
>>> Leggi l’articolo pubblicato da The Guardian <<<
Nel 2011 l’Unfpa ha iniziato il suo lavoro per arginare la selezione del sesso e nel 2017 ha lanciato un programma globale per prevenire i cosiddetti “aborti di genere”. Nel 2014, il rapporto era di 114 maschi per 100 femmine, l’anno scorso, la cifra era scesa a 110 su 100.
Perché gli armeni non vogliono le figlie femmine (Panorama 22.02.18)
In Armenia ci sono donne che non vedremo mai perché non nasceranno mai. Inizia così la denuncia riportata sul Guardian che si ispira al saggio di Amartya Sen “donne scomparse” il cui tema trattato è appunto la selezione prenatale del sesso nell’ex Repubblica sovietica.
I dati
La maggior parte degli armeni conosce il problema. Qui gli aborti selettivi, illegali dal 2016, fanno raggiungere il numero spaventoso di 1.400 bambine mai nate all’anno. Dati che sconcertano sopratutto pensando che, se le tendenze non saranno invertite, l’Armenia avrà perso quasi 93mila donne entro il 2060.
Pensare a questo tema fa venire in mente Cina e India. Invece nella regione orientale del Gavar il numero delle bambine abortite è tra i più elevati. Alcune donne arrivano all’interruzione della gravidanza anche 9/10 volte. Con una popolazione di poco meno di 3 milioni di abitanti, l’Armenia ha il terzo più alto tasso di aborti di femmine nel mondo. Prima resta la Cina, secondo si attesta tristemente l’Azerbaigian.
Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), che dal 2010 raccoglie dati in tal senso, ogni 115-120 ragazzi nati vengono alla luce solo 100 ragazze.
Le cause
Tra le cause della selezione del sesso in Armenia c’è quella di assicurare la discendenza familiare: i maschi sono considerati un investimento, anche quando si sposano restano vicini ai genitori, al contrario delle ragazze che, secondo alcune credenze, lascerebbero la casa d’origine per trasferirsi in quella del marito mancando quindi di un aiuto concreto a tempo indeterminato.
Inoltre lo sviluppo tecnologico, applicato alla diagnostica prenatale precoce, ha fatto sì che i genitori vengano a conoscenza del sesso del bambino prima della sua nascita “facilitando” così la scelta al maschile.
Grazie alla campagna del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione il governo armeno ha iniziato a sostenere le donne prevedendo la loro partecipazione a una sessione di consulenza con il proprio medico per poi attendere tre giorni prima di abortire. Un disincentivo che, unito al fatto di aver reso illegale l’aborto, ha portato nel 2014 a stabilire che il rapporto tra tutti i nati era di 114 ragazzi per 100 ragazze, mentre nel 2017 i numeri sono passati a 110 bambini per ogni 100 bambine.