A Yerevan la nuova sede della Nunziatura: una “casa del Papa” per tutti gli armeni (Vaticannews 27.10.21)
L’ha definita “la casa del Papa” in Armenia, monsignor Edgar Peña Parra, la nuova sede della Nunziatura apostolica, inaugurata questa mattina a North Avenue, nella capitale Yerevan. Il sostituto della Segreteria di Stato ha benedetto questa mattina l’ufficio che affiancherà la sede della Nunziatura apostolica in Georgia e Armenia a Tbilisi (Georgia) e che temporaneamente – in attesa di una sistemazione più ampia – aiuterà a svolgere i molteplici impegni della missione della Santa Sede e della Chiesa cattolica nel Paese.
La vicinanza del Papa
Il sostituto ha portato ai presenti i saluti del Papa, che, nel suo viaggio del 2016 come pure negli incontri con i rappresentanti politici ed ecclesiali dell’Armenia, ha sempre mostrato grande vicinanza al popolo armeno. “Questa nuova Nunziatura apostolica è un chiaro segno della sollecitudine e della preoccupazione del Santo Padre per il popolo di questo nobile Paese”, ha rimarcato infatti monsignor Peña Parra, spiegando che “è desiderio di Papa Francesco che questa nuova Casa assista il nunzio apostolico nello svolgimento della sua missione nella Repubblica d’Armenia e nella comunità cristiana locale”.
Un segno delle buone relazioni reciproche
Il nuovo edificio è inoltre segno delle solide relazioni bilaterali che già esistono tra la Santa Sede e la Repubblica d’Armenia, che solo pochi anni ha deciso di aprire un’ambasciata presso la Santa Sede e nominare un ambasciatore residenziale. L’inaugurazione dell’ufficio di Yerevan è dunque occasione per “ricambiare” quel gesto nella speranza di un costante approfondimento dei reciproci legami. A tal proposito, il sostituto ha ricordato il prossimo anniversario – rispettivamente nel 2022 e nel 2023 – dei trent’anni dello stabilimento delle relazioni diplomatiche armeno-vaticane e la nomina del primo nunzio apostolico. “Le buone relazioni bilaterali tra la Repubblica d’Armenia e la Santa Sede sono dovute in gran parte al nostro reciproco apprezzamento per il ruolo positivo che la religione svolge nella società civile”, ha evidenziato, ricordando che l’Armenia è stata la prima nazione ad aver abbracciato la fede cristiana, la quale “ha sostenuto questo grande popolo, specialmente nei momenti difficili della sua storia” e “ha contribuito a formare la ricca eredità spirituale e culturale dell’Armenia”.
L’eredità del popolo armeno
Questa eredità continuerà a ispirare e arricchire le future generazioni di armeni: “Con una cultura così ricca e intrisa di tradizioni, per non parlare delle esperienze di dolore e sofferenza portate dalla discriminazione e dalla persecuzione, l’Armenia ha molte lezioni preziose da insegnare alla comunità internazionale a questo proposito”, ha affermato monsignor Peña Parra. “La Santa Sede – ha aggiunto – guarda con grande attesa alla continua cooperazione bilaterale con l’Armenia su molte questioni, specialmente quelle riguardanti la libera espressione della religione e la dignità di ogni vita umana, in modo da imparare dalla storia ed evitare di ripetere alcuni dei suoi capitoli più bui”.
Verso la piena comunione
Da qui un pensiero alla Chiesa apostolica armena e all’auspicio che la nuova Casa del Papa in Armenia possa essere vista come “un’ulteriore affermazione” della comunione con la Chiesa cattolica e “ci porti un passo più vicini alla realizzazione del desiderio del Signore di unità tra i suoi seguaci”. Insieme a questo, il sostituto ha espresso la speranza che la Nunziatura a Yerevan sia per la piccola comunità cattolica locale “un segno della vicinanza del Santo Padre a loro e un forte incoraggiamento a vivere la loro fede con gioia e in comunione con i nostri fratelli e sorelle della Chiesa Apostolica Armena”.
Incontro al Ministero degli Esteri
In mattinata, tra i primi appuntamenti del suo viaggio in Armenia in programma fino al 29 ottobre, monsignor Peña Parra ha preso parte a un incontro di alto livello al Ministero degli Esteri armeno, organizzato dal ministro Ararat Mirzoyan. Anche questo, ha detto il sostituto della Segreteria di Stato, è una conferma del “rapporto di cooperazione e di amicizia” sempre esistito tra Santa Sede e Repubblica di Armenia. Nel suo discorso, il presule ha ringraziato il presidente della Repubblica e il Governo armeno che “hanno sollecitato la Santa Sede ad aprire una rappresentanza diplomatica in Armenia”. Eguale gratitudine anche al nunzio José Bettencourt per il lavoro nella creazione di questo nuovo ufficio. Progetto che, “nonostante la scarsità di risorse e di personale disponibile”, si è riuscito a realizzare in pochi mesi. Questo “perché tutti noi ci abbiamo creduto”, ha sottolineato Peña Parra, dicendosi certo che la nuova Nunziatura “sarà per l’Armenia e per la più ampia comunità internazionale un simbolo della necessità di costruire ponti, di creare opportunità di incontro e di aprire nuove strade per una pace giusta e duratura in questa regione”.
Collaborazione per il bene comune e la pace
In quest’ottica, l’arcivescovo ha ribadito il sostegno della Santa Sede di Roma alla Santa Sede di Etchmiadzin “per il bene comune e per lo sviluppo integrale del popolo armeno”, come pure al governo armeno e alla comunità internazionale per “la pace e il disarmo, i diritti umani, lo sviluppo umano e culturale, la libertà religiosa, la protezione e la salvaguardia dell’ambiente”.
La visita al Memoriale
Sempre oggi Peña Parra ha visitato il Tzitzernakaberd Memorial Complex, “la fortezza delle rondini”, il grande complesso che commemora le vittime del Metz Yeghern, lo sradicamento sanguinoso subito dagli armeni nell’impero ottomano nel 1915. Il sostituto ha firmato il Libro d’Onore, presentandosi come “pellegrino” ed offrendo le sue preghiere al Signore “per il riposo eterno di coloro che, rimanendo fedeli agli insegnamenti del Vangelo, sono stati spogliati della loro dignità umana e hanno perso la vita”. Insieme a questo, la viva speranza “che tali eventi non si ripetano mai più in futuro e che tutte le persone vivranno in libertà, vedendo i loro diritti garantiti e rispettati”. Il presule ha inoltre deposto un mazzo di fiori rossi accanto alla “fiamma eterna”, la torcia al centro del grande monumento che brucia all’infinito, quale simbolo di una memoria che mai deve spegnersi.