A TriesteLovesJazz il sogno dell’Armenia (Ilpiccolo 27.07.15)
TRIESTE. Un’orchestra con due star, Alexander Balanescu, violinista rumeno, e Arto Tunçboyaciyan, polistrumentista armeno, per rendere omaggio all’Armenia. Freschi reduci da Mittelfest, stasera alle 21 in piazza Verdi per TriesteLovesJazz sarà di scena la Nion Orchestra in un concerto, “Armenian Dream”, dedicato al popolo e alla cultura armena. In programma musiche originali ispirate ad arie popolari elaborate in chiave jazz dal pianista friulano Claudio Cojaniz con l’apporto del polistrumentista armeno e del violinista rumeno. Tuncboyaciyan è noto per la collaborazione col gruppo Night Ark. Dopo l’inizio come cantante e musicista popolare si trasferisce negli Usa lavorando con big del jazz come Chet Baker, Al Di Meola e Joe Zawinul. Più di recente si lega artisticamente a Serj Tankian, voce degli armeno/statunitensi System of a Down. In due brani del loro famosissimo cd “Toxicity” suona di tutto: da una bottiglia vuota di Coca Cola al proprio petto.
Balanescu, nel ’76, poco più che ventenne, è già primo violino della Michael Nyman Band. Nell’87 fonda il quartetto d’archi che porta il suo nome consacrandosi come uno dei più grandi artisti contemporanei. Poliedrico ed eclettico, collabora con jazzisti come Carla Bley, Jack DeJohnette e John Lurie, ma anche con Pet Shop Boys e Yellow Magic Orchestra. «“Armenian Dream” – spiega Cojaniz – è un’idea nata dalla collaborazione con Euritmica». «Non si tratta – precisa – di arrangiamenti jazz, né di musica armena: è tutta musica che ho scritto appositamente. Ci sarà anche un pezzo di origine armena, “Loosin Yalev”, da me più volte usato e qui ripensato: sarà un omaggio al popolo armeno e alla sua intricata e sofferta storia». Quella tra Cojaniz e Balanescu è una lunga e proficua collaborazione. «Abbiamo registrato due cd – ricorda Cojaniz – e suonato nella seconda formazione della Nion. Non ho mai suonato invece con Arto, artista che, pur partendo dalla tradizione, ha sviluppato un discorso autonomo, aperto a molte influenze di vario genere: lo si può considerare world music, dove il fondo etnico viene reinterpretato con strumenti e modalità nuove e attuali». «La sfida – prosegue il musicista di San Giorgio di Nogaro – è cercare di creargli attorno un habitat sonoro in cui si senta a proprio agio e possa esprimere la sua abilità vocale e la sua creatività improvvisativa. Lo stesso vale per gli altri eccellenti artisti sul palco: Maria Vicentini e Luca Grizzo, già della Nion, Alessandro Mansutti e Franco Feruglio del mio Fac trio. Se conosco bene le loro caratteristiche, Arto per me è ancora per certi versi un’alea. Sono molto elettrizzato da questo incontro». Oltre ad “Armenian Dream”, Cojaniz sta lavorando a numerosi progetti. «Sto portando
in giro – conclude – Stride Vol. 1 piano solo, dedicato alla musica degli anni ’20/’30 e ho appena registrato il Vol .2. Continuano anche i concerti dei Blue Africa, in duo con Franco Feruglio e del Fac trio e infine sto per registrare “Hispanish & Blues Songs”».
Gianfranco Terzoli