A Baku un “Parco dei Trofei di Guerra” con i caschi dei soldati armeni uccisi durante l’aggressione militare azera-turca contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh. L’abuso di una sconfitta (Korazym 16.04.21)
Lunedì 12 aprile 2021, il Presidente dell’Azerbajgian eternamente in mimetica, Ilham Aliyev ha inaugurato nella capitale azera il “Parco dei Trofei di Guerra”. Tra i primi visitatori i partecipanti alla conferenza internazionale “Nuova visione del Caucaso meridionale: sviluppo e cooperazione post-conflitto”, che si è svolta il 13 aprile presso l’ADA University a Baku. Dopo l’apertura di questa mostra, l’Armenia ha accusato l’Azerbaigian di odio razziale e di politica genocida.
Nel “Parco dei Trofei di Guerra” sono esposti macchinari, attrezzature ed armi degli armeni catturati durante la guerra di aggressione azera dei 44 giorni tra settembre e novembre dell’anno scorso, durante la quale l’Azerbaigian ha sconfitto l’esercito armene per merito del sostegno della Turchia. L’Azerbajgian ha ottenuto il controllo non solo di una parte del Nagorno-Karabakh, ma anche di diversi distretti persi da oltre trent’anni. La sconfitta dell’Armenia ha portato ad una crisi politica nel Paese, con manifestazioni chiedendo le dimissioni del Primo ministro Nikol Pashinian, accusato di “tradimento” per aver firmato il cessato il fuoco che ha visto l’Armenia capitolare di fronte all’Azerbajgian. Per il giugno prossimo sono state indette elezioni parlamentari anticipate.
Acanto agli oltre 300 reperti in mostra, ci sono anche manichini di cera, che raffigurano i militari delle forze armate armene, presentati in stato di degrado e di umiliazione, e centinaia di caschi ed effetti personali appartenuti a soldati armeni uccisi durante la guerra di aggressione dell’Azerbajgian nella Repubblica di Artskh/Nagorno-Karabakh. Alcuni degli oggetti in esposizione erano stati mostrati già durante la “Parata della vittoria” del 10 dicembre 2020 a Baku, alla presenza del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan [QUI].
“Tutti coloro che visiteranno il Parco dei Trofei vedranno la forza del nostro esercito, la nostra determinazione e quanto sia stato difficile raggiungere la vittoria”, ha detto il Presidente azero in un video pubblicato sul suo sito web. L’Azerbaigian ha descritto la disumanizzazione degli armeni nel suo “Parco dei Trofei di Guerra” come “pratica mondiale ampiamente accettata” (allo stesso modo in cui falsamente afferma che il Nagorno-Karabakh – una regione indipendente a maggioranza armena – è “riconosciuta dalla comunità internazionale come parte dell’Azerbajgian”.
In merito a questo argomento, l’Addetto Stampa dell’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbajgian in Italia, Barbara Cassani ha diffuso un comunicato in cui viene ripreso un Commento del Dipartimento del Servizio Stampa del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbajgian, divulgato un in relazione alla dichiarazione del Ministero degli Esteri dell’Armenia sull’apertura del “Parco dei Trofei di Guerra” a Baku: “Come è ampiamente accettato nella pratica mondiale, è nostro diritto morale immortalare per sempre questa gloriosa vittoria attraverso parate, parchi, musei e altri strumenti. Per quanto riguarda i manichini dei militari armeni, che hanno preso parte alla guerra, esposti nel parco, è usanza esporre manichini nei musei militari di molti paesi del mondo. Il messaggio di questo Parco e delle composizioni qui esposte è inequivocabile: la grande Vittoria sulla politica di aggressione contro uno Stato e sull’occupazione illegale, è un trionfo del diritto internazionale”.
Il rappresentante del Comitato nazionale armeno d’America, Alex Galitsky ha dichiarato: ” Esporre elmi degli armeni morti e mostrare caricature grottesche di soldati morenti è solo una “pratica accettata” per i regimi genocidi più abominevoli”. Le immagini dei “trofei” di guerra a Baku hanno profondamente scioccato la comunità armena e internazionale.
Il Ministero degli Esteri dell’Armenia ha denunciato la “degradazione pubblica della memoria delle vittime di guerra, delle persone scomparse e dei prigionieri di guerra” e una “violazione dei diritti e della dignità delle loro famiglie. L’Azerbaigian sta consolidando la sua posizione come centro mondiale dell’intolleranza e della xenofobia”.
L’apertura del parco è “una prova dell’odio contro gli armeni e della politica genocida dell’Azerbaigian”, ha aggiunto il Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia, Arman Tatoyan (segue la dichiarazione del 12 aprile 2021).
Lo storico Mher Barseguian ha dichiarato che il “Parco dei Trofei di Guerra ci ricorda le prove della barbarie di Hitler, esposte nei musei di tutto il mondo”, ha aggiunto.
L’eurodeputato Nikos Andrulakis ha definito l’esposizione “un memoriale della barbarie” che “insulta la memoria dei soldati armeni” e ha invitato le organizzazioni internazionali a rispondere a queste “usanze medievali che disonorano l’umanità”. L’eurodeputato Lukas Fourlas, ha fatto appello alla Commissione europea con la richiesta “di agire in relazione all’inaccettabile” parco dei trofei, poiché la sua istituzione “non contribuisce alla pace e alla fiducia nella regione”.
Alexandra Louis, deputata francese di “La République en marche”, il partito del Presidente Macron ha definito “una vergogna” l’apertura del “Parco dei Trofei di Guerra”, aggiungendo che “un regime che vede la morte delle persone, prima di tutto, come una vittoria, non diventerà mai una democrazia”. Ha anche ricordato che, attualmente, molti militari armeni non sono ancora tornati in patria. Lo scambio di prigionieri, così come quello delle salme delle vittime, era previsto dall’accordo di cessato il fuoco trilaterale (Armenia-Azerbajgian-Russia) del 10 novembre 2020.
“L’Azerbajgian ha restituito tutti i prigionieri di guerra armeni all’Armenia, come concordato nella dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020”, che ha posto fine all’aggressione azzero-turco contro la Repubblica di Artsakh dell’autunno 2020. Lo afferma in una Nota l’Ambasciatore dell’Azerbajgian in Italia, Mammad Ahmadzada, rispondendo alle accuse mosse da Erevan secondo cui Baku non avrebbe restituito tutti i prigionieri. “Un mese dopo la fine del conflitto – accusa l’Ambasciatore Ahmadzada – l’Armenia ha inviato nel territorio dell’Azerbajgian un gruppo di sabotaggio con l’obiettivo di commettere atti di terrorismo. Tale gruppo si è reso colpevole dell’uccisione di civili e militari azerbajgiani. I membri di tale gruppo sono stati catturati e sono attualmente detenuti in Azerbajgian, ma, in considerazione di quanto esposto, non sono e non possono essere considerati prigionieri di guerra ai sensi del diritto internazionale umanitario”.
Il Ministeri degli Esteri dell’Azerbaigian ha definito le critiche al “Parco dei Trofei di Guerra” una “campagna di menzogne e diffamazione” e ha dichiarato che il messaggio della mostra è quello del “trionfo del diritto internazionale sull’occupazione illegale” del Nagorno-Karabakh da parte delle forze armene. Il parlamentare azero Razi Nurullayev ha scritto su Twitter che il progetto nasce per “informare sui crimini di guerra di Yerevan contro i civili azeri”. “Giustizia, questo è ciò di cui l’umanità ha più bisogno”, ha detto Emin Aslanov della Missione permanente della Repubblica presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, aggiungendo che il parco rappresenta la prova di 30 anni di aggressione contro l’Azerbaigian e il suo popolo.
La Dichiarazione del Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia
Il 12 aprile 2021 a Baku è stato inaugurato il cosiddetto “parco espositivo” relativo alla guerra avvenuta nei mesi di settembre-novembre 2020.
Nel “Parco”, insieme all’equipaggiamento militare armeno, sono stati esposti dei manichini che rappresentano i militari delle forze armate armene, tutti presentati in stato di degrado e di umiliazione. Al “parco” viene fatta la più ampia pubblicità possibile.
Dai video e dalle foto del “parco” pubblicati su internet si evince che la mostra è stata pensata per aumentare e incoraggiare l’odio e l’animosità nei confronti della popolazione dell’Armenia e dell’Artsakh, dei cittadini della Repubblica d’Armenia. Sono state allestite delle scene, realizzate con particolare cinismo con lo scopo di umiliare pubblicamente la memoria delle vittime della guerra, dei dispersi e dei prigionieri di guerra, di recare oltraggio alla dignità e ai diritti delle loro famiglie.
Con lo stesso cinismo sono stati esposti gli effetti personali dei soldati dell’Armenia e dell’Artsakh; sono stati esposti i caschi dei soldati uccisi con la consapevolenza che ciò inevitabilmente causerà ulteriore sofferenza alle famiglie dei caduti, ai popoli dell’Armenia e dell’Artsakh, e genererà odio nella società azera.
Nel “parco” aperto dalle autorità azere sono state allestite anche delle scene che rappresentano i prigionieri di guerra armeni. Questo passo è particolarmente deplorevole in considerazione del fatto che in Azerbaigian ci sono numerosi prigionieri di guerra e civili, a tutt’oggi detenuti illegalmente, in grave violazione delle norme internazionali in materia di diritti umani.
È ovvio che le autorità azere sono ben consapevoli del dolore e della sofferenza che una questione così delicata inevitabilmente causerà alle famiglie delle persone scomparse e dei prigionieri di guerra, nonché alla società armena in generale.
L’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia ha ricevuto numerose segnalazioni e lettere di protesta a questo proposito, ha constatato, inoltre, la presenza di numerosi post allarmanti sui social network.
Il monitoraggio dei social network effettuato da parte dello staff del Difensore dei diritti umani dell’Armenia ha rivelato che gli utenti azerbaigiani dei social network (di cui le prove saranno pubblicate successivamente) hanno fatto dei post di approvazione e di incoraggiamento dell’iniziativa del presidente dell’Azerbaigian, e hanno fatto dei commenti in merito alla mostra che testimoniano esplicitamente l’odio e l’ostilità nei confronti degli armeni.
L’apertura di un “parco” di questo genere conferma palesemente l’esistenza di odio verso gli armeni a livello istituzionale in Azerbaigian, nonché l’esistenza di una politica statale di propaganda di inimicizia. Tale politica è stata portata avanti per anni, e ce ne sono numerose prove concrete e lo confermano.
Le atrocità, le torture, le uccisioni dei militari e dei civili armeni commesse da parte delle forze armate azerbaigiane durante la guerra di settembre-novembre del 2020, durante la guerra nell’aprile 2016 e durante gli altri attacchi armati dell’Azerbaigian sono la diretta conseguenza di questa politica di propaganda di odio.
L’odio sponsorizzato dallo Stato è la ragione per cui i militari delle forze armate azere hanno torturato e ucciso brutalmente i militari e i civili armeni, con particolare cinismo e senza nemmeno coprire i volti e senza pensare alla responsabilità, convinti che per tali azioni saranno solo premiati e elogiati.
Pertanto, l’esposizione allestita nel “parco” dedicato alla guerra di settembre-novembre 2020 conferma chiaramente l’esistenza della politica genocida dell’Azerbaigian nei confronti dell’intera popolazione dell’Armenia e dell’Artsakh.
Questo fenomeno assolutamente feroce dimostra ancora una volta che non dobbiamo lasciarci intossicare da false iniziative azerbaigiane di peacebuilding; tali iniziative solo soltanto delle coperture per ingannare la comunità internazionale.
La presente dichiarazione del Difensore dei diritti umani dell’Armenia sarà inviata alle organizzazioni internazionali, con un’enfasi speciale sul fatto che sono proprio le azioni come queste da parte delle autorità azere che generano atrocità e crudeltà, ostacolano in modo assoluto la pace e la solidarietà nella regione.
Arman Tatoyan
Il Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia
12 aprile 2021
Ha scritto Micol Flammini su Il Foglio del 14 aprile 2021: “QUESTA NON È UNA VITTORIA. Il nuovo parco del presidente Aliyev. Gli elmetti armeni esposti a Baku sono un abuso della sconfitta della guerra del Nagorno-Karabakh. (…) Sono gli elmi dei soldati armeni caduti, esposti come trofei, a simbolo della vittoria, della prevaricazione, della fine di una guerra che ha lasciato Yerevan senza pace. Sono i corpi dell’Armenia sconfitta più che le medaglie dell’Azerbaigian vittorioso. Il parco è il segno dolorosissimo di una guerra senza rispetto, in cui il vincitore non è felice della vittoria, ma dell’arroganza che può sfoggiare contro chi è rimasto senza terra, senza soldati, a contare i morti e sorreggere una democrazia giovanissima che ha bisogno di cure, di attenzioni, di pace per non essere danneggiata. Le guerre si vincono e si perdono, ma poi, soprattutto ai vincitori, spetta il compito di rimettere a posto i pezzi della guerra e questo non si fa con una mostra. Altrimenti non è una vittoria, è soltanto l’abuso di una sconfitta” [QUI].
Foto di copertina: Il Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev inaugura il “Parco dei Trofei di Guerra” a Baku, il 12 aprile 2021.