BOLOGNA – 11 maggio 2018 – “Il popolo dei libri de delle pietre” – Giornata di studi sulla cultura armena
Il libro come deposito privilegiato della cultura di un popolo, l’arte e l’architettura come testimonianza
materiale storica: sono questi i temi cui è dedicata la giornata di studi dell’11 maggio. Fondamento della
cultura armena sono l’uso di un alfabeto proprio e lo speciale valore attribuito al testo scritto, una
consapevolezza che ha lasciato fino ad oggi nel popolo armeno una particolare forma di venerazione del
libro, soprattutto se antico, conservato e protetto come ‘santo della casa’. Dalla data della creazione
dell’alfabeto, nel 405 d.C., la cultura armena attraverserà i secoli come testimonianza collettiva della fede
apostolica. Del lungo periodo della dominazione araba (640-805) e della breve rinascita del periodo
bagratide (805-1080) rimangono “pietre urlanti”, secondo la celebre definizione di Osip Mansel’štam: le
distese di pietre dell’antica capitale Ani e delle molte chiese, materializzazione della spiritualità di quel
popolo. Nell’XI secolo, di fronte all’avanzata dei Turchi selgiuchidi, i principi armeni lasciarono l’altopiano
per spingersi verso occidente, ottenendo da Bisanzio il consenso di stanziarsi sulle sponde del Mediterraneo,
nell’antica regione della Cilicia. Le armate crociate, che scompaginarono l’organizzazione dell’area, ne
favorirono, alla fine del XII secolo, la costituzione in un regno autonomo. Pur tendendo a identificarsi nella
continuità delle forme associative e culturali maturate in area subcaucasica, il regno armeno di Cilicia fu
continuamente sollecitato al cambiamento dalle pressioni del mondo franco, latino, islamico. Le
contraddizioni di un dialogo intessuto per tre secoli tra un numero sempre variabile di attori esterni e la
società residente, ancorata alla identità spirituale e culturale armena, hanno lasciato, nonostante replicate
distruzioni e dispersioni, un tesoro di frammenti ricchi di insita qualità e valore documentario, essenziali per
la storia europea.