Il Nagorno (Montuoso) Karabakh, in armeno Artsakh, è una repubblica armena de facto in quanto ufficialmente non ancora riconosciuta da alcuno stato membro ONU.
Da sempre popolato da armeni cristiani, l’Artsakh venne assegnato da Stalin per meri scopi politici nel 1923 all’Azerbaigian turco e musulmano e costretto a subire da quel momento l’oppressione del sistema azero.
Con il progressivo disfacimento dell’Unione Sovietica, verso la fine degli anni Ottanta riprese vigore il movimento di autodeterminazione del popolo del Nagorno Karabakh e la richiesta che il soviet locale fosse assegnato alla RSS di Armenia e non più a quella dell’Azerbaigian. Tali istanze, anche con una petizione firmata da oltre centomila persone ossia la quasi totalità della popolazione adulta armena (che, nonostante le immigrazioni forzate di azeri, rappresentava comunque il 78% di quella totale), non furono mai accolte da Mosca.
Nel 1991, quando la RSS dell’Azerbaigian decise di uscire dall’Unione Sovietica e trasformarsi in repubblica di Azerbaigian, gli armeni del Nagorno Karabakh approfittarono della legislazione sovietica dell’epoca per stabilire la propria indipendenza. La decisione viene presa in forza della legge del 3 aprile 1990 dell’Unione Sovietica (“Norme riguardanti la secessione di una repubblica dall’Urss”) che consentiva alle regioni autonome di distaccarsi da una repubblica qualora questa avesse lasciato l’Urss.
Il 2 settembre 1991 il soviet del NK decretò la nascita del nuovo stato, confermata da un referendum (10 dicembre) e successive elezioni politiche monitorate a livello internazionale (26 dicembre). Il 6 gennaio 1992 veniva proclamata la repubblica del Karabakh Montuoso-Artsakh.
Il 30 gennaio l’Azerbaigian muoveva militarmente contro il piccolo neonato stato. Nonostante più uomini e mezzi a disposizione gli azeri furono sconfitti dai partigiani armeni di montagna e nel maggio 1994 venne firmato un accordo di cessate-il-fuoco.
Nonostante tale accordo, l’Azerbaigian continua a mantenere altissima la tensione lungo la linea di demarcazione, con ripetute violazioni dell’accordo e tentativi di penetrazione in territorio armeno. La comunità internazionale è impegnata in lungo e difficile lavoro di negoziazione reso tuttavia difficile dall’arroganza azera che non accetta alcuna soluzione diplomatica e attua su larga scala una politica corruttiva (la cosiddetta “politica del caviale” mirata a bloccare qualsiasi soluzione pacifica.
La Repubblica del Nagorno Karabakh ha un’estensione di 11.458 kmq sviluppati su di un territorio prevalentemente montuoso con un’altitudine media di mille e cento metri sul livello del mare, appartenente geologicamente all’altopiano armeno.
Il territorio del Nagorno Karabakh è diviso in otto distretti amministrativi (sette oltre alla capitale Stepanakert). Di questi, cinque componevano l’oblast prima della guerra, uno (Shahumian) è sotto parziale controllo dell’Azerbaigian e due raccolgono sette rayon azeri che prima del conflitto non facevano ufficialmente parte della regione autonoma pur essendone storicamente parte integrante.
La popolazione assomma a poco meno di 150.000 abitanti con un incremento quasi costante per ogni anno dovuto ad un aumento delle nascite, ad un minor tasso di mortalità e ad un parziale rientro di profughi armeni fuggiti a causa della guerra.
Il 99% della popolazione è di etnia armena; il restante 1% comprende assiri, greci e curdi (questi ultimi soprattutto nel Kashatagh).
L’Europa deve sostenere il diritto all’autodeterminazione del Nagorno Karabakh/Artsakh costruita attraverso un percorso legale e democratico. Deve garantire al suo popolo il diritto ad avere un futuro di pace. L’Europa, e l’Italia, rifuggano dalla facile tentazione di cedere alle lusinghe dell’Azerbaigian, Paese che “Reporter Senza Frontiere” colloca al 163° posto su 180 nazioni nella classifica mondiale della libertà di informazione. L’Europa scelga da che parte stare: se quella democratica degli armeni o quella autoritaria della dinastia Aliyev.
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