La ricerca di nuovi Giusti continua. Di Victoria Baghdassarian (Gariwo 30.01.17)
Pubblichiamo di seguito il discorso di Victoria Bagdassarian, Ambasciatrice della Repubblica d’Armenia, al convegno “Dalla memoria della Shoah ai Giusti del nostro tempo” tenutosi alla Camera dei deputati il 26 gennaio 2017
Cari amici, sono lieta di essere qui, alla vigilia delle commemorazioni per la Giornata della Memoria, e di condividere con tutti voi l’importanza dei Giusti. Ringrazio la Vice Presidente della Camera Marina Sereni per l’ospitalità. Ringrazio gli organizzatori dell’evento, l’Onorevole Milena Santerini e Gabriele Nissim per Gariwo. Saluto la Presidente Noemi Di Segni dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane e tutti gli altri relatori.
Oggi siamo qui per ricordare e siamo qui per tramandare. Non è facile né l’una né l’altra cosa. Ci affidiamo perciò a quegli uomini di buona volontà che hanno fatto delle scelte “nonostante tutto”, i Giusti, coloro che nel corso della storia, di fronte a genocidi e omicidi di massa hanno difeso la dignità umana e salvato vite a rischio della propria.
Dal 1962, anno in cui fu istituita in Israele la Commissione per il conferimento dell’onorificenza di Giusto tra le Nazioni, sono più di 26.000 i Giusti tra le Nazioni onorati dallo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah.
E questo vuol dire che sono più di 26.000 le storie che dobbiamo preservare e raccontare. Come quella di Giorgio Perlasca che a Budapest si finse un diplomatico spagnolo riuscendo così a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica. O quella di Gino Bartali che trasportò, all’interno della sua bicicletta, dei documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità. Altre storie possiamo trovare a Gerusalemme: qui, tra gli alberi del Monte della Rimembranza e il Muro d’Onore del Memoriale, ci sono i nomi di quegli armeni che durante l’Olocausto salvarono ebrei, meritando così il titolo di “giusti tra le nazioni”.
Il Parlamento Europeo già nel 2012, con il suo sostegno all’istituzione della Giornata europea in memoria dei Giusti, prendeva l’impegno solenne di ricordare il 6 marzo di ogni anno quanti si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e contro i totalitarismi.
La proposta di legge dell’Onorevole Santerini, dell’Onorevole Fiano e di altri ancora, per l’Istituzione della Giornata in memoria dei Giusti dell’umanità, è il prosieguo dell’impegno europeo. Non è un semplice atto amministrativo ma – come ha scritto Gabriele Nissim in un bellissimo articolo – una libera scelta. Ogni singolo può, attuando una libera scelta, opporsi alla barbarie collettiva.
Abbiamo bisogno dei Giusti per imparare dal loro esempio, dalle loro azioni ad affrontare temi come l’immigrazione, i terrorismi, le guerre, le derive estremiste, i nazionalismi. Abbiamo bisogno dei Giusti per evitare che si ripetano i crimini contro l’umanità.
Credo, e da armena lo credo ancora di più, che questo sia lo scopo di tutti i nostri sforzi.
Della Presidente Di Segni che domenica ha organizzato la RUN FOR MEM – la maratona attraverso i luoghi della memoria; dell’Onorevole Santerini che sostiene lo strumento legislativo come mezzo di sensibilizzazione; di Gabriele Nissim e di Pietro Kuciukian che con Gariwo fanno in modo che nei giardini non crescano solo alberi ma esseri umani coscienti; di Françoise Kankindi che non è mai stanca di raccontare dei tragici fatti del Rwanda.
Dalla sua indipendenza l’Armenia si impegna strenuamente in una politica di prevenzione dei genocidi, di lotta contro i crimini contro l’umanità, promuove mozioni e organizza forum a livello internazionale. Lo ha fatto nel 2013 alla sua prima presidenza del comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, dichiarando tra le sue priorità la lotta al razzismo e alla xenofobia.
È su iniziativa armena che nel Marzo del 2015 a Ginevra il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, ha adottato la risoluzione sulla Prevenzione del genocidio. È grazie a questa risoluzione che la proposta di istituire il 9 dicembre (data dell’adozione della Convenzione della “Prevenzione del crimine del genocidio”) come il giorno della commemorazione delle vittime del genocidio è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Lo fa quotidianamente nelle scuole: come riporta l’UNESCO, l’Armenia è infatti l’unico Paese dell’area in cui i programmi scolastici prevedono l’insegnamento dell’Olocausto.
Lo ha fatto ancora nel 2015 quando l’Armenian Genocide Centennial – che ha coordinato gli eventi commemorativi del centenario del genocidio degli armeni in tutto il mondo – ha sottolineato l’importanza della gratitudine, del riconoscere il profondo valore morale di chi ha salvato una, decine, centinaia o migliaia di vite umane. Perché, voglio ribadirlo con forza, ricordare il bene ricevuto, è un atto di prevenzione.
L’Armenia è grata a tutti i curdi e i turchi che segretamente salvarono i loro vicini armeni. È grata agli arabi e agli ebrei che diedero rifugio a coloro che riuscirono a sopravvivere alle marce della morte verso la Mesopotamia, così come ai russi, agli americani e agli europei che accolsero e si presero cura degli orfani armeni. È grata ai religiosi, ai missionari, ai diplomatici, alle personalità pubbliche e a quelle nazioni che hanno partecipato agli sforzi umanitari. È grata agli studiosi, ai ricercatori, agli intellettuali in genere che hanno impiegato – e proseguono a farlo – le loro forze per fare luce su un crimine commesso più di cento anni fa.
E sulla gratitudine di tutti gli armeni – in patria come in diaspora – si basa anche l’azione dell’Aurora Humanitarian Initiative – l’iniziativa umanitaria nata nel 2015 e ispirata ad Aurora Mardiganian sopravvissuta al genocido armeno – il cui board è costantemente impegnato a condividere le storie dei sopravvissuti e dei salvatori e di celebrare la forza dello spirito umano. Tra le loro attività vorrei ricordare l’Aurora Prize for Awakening Humanity che premia quell’individuo le cui azioni hanno avuto un impatto eccezionale nel preservare la vita umana e nel promuovere cause umanitarie.
Ogni anno viene assegnata – tra centinaia di candidature presentate – una donazione di 100.000 dollari a nome dei sopravvissuti del genocidio armeno. Il premiato ha a sua volta l’opportunità di nominare un’organizzazione che possa beneficiare di un ulteriore premio di 1.000.000 di dollari. Nell’aprile 2016 a Yerevan, alla presenza di George Clooney – che, con i premi nobel Oscar Arias, Shirin Ebadi, Leymah Gbowee, l’ex presidente dell’Irlanda Mary Robinson, l’attivista per i diritti umani Hina Jilani, l’ex primo ministro australiano e presidente emerito dell’International Crisis Group Gareth Evans, l’ex presidente del Messico Ernesto Zedillo, il presidente della Carnegie Corporation of New York Vartan Gregorian e il compianto Elie Wiesel, fa parte del comitato di selezione – c’è stata la prima vera cerimonia ufficiale di assegnazione dell’Aurora Prize a Marguerite Barankitse “per aver salvato migliaia di vite ed essersi presa cura di orfani e rifugiati durante la guerra civile in Burundi”.
Per il 2017 sono state presentate 558 candidature da 66 diverse nazioni.
La ricerca di nuovi salvatori, di nuovi Giusti da ricordare, continua.
Abbiamo bisogno di altri Fridtjof Nansen e Henry Morgenthau come durante il genocidio degli armeni. O di altri Irena Sendler e Raoul Wallenberg come durante la Shoah. O di un nuovo Paul Rusesabagina come durante il genocidio ruandese. O di un nuovo Van Chhuon durante il geocidio cambogiano.
E che dire di un altro Ambasciatore Barbarani – qui presente e che saluto – che tanto fece durante la dittatura in Cile?
Grazie a tutti e buon lavoro.
Analisi di Victoria Bagdassarian – Ambasciatrice della Repubblica d’Armenia