Armenia, una terra “vivente” (Osservatorio Balcani e Caucaso 08.08.16)
Una guida appassionata e competente che offre strumenti per comprendere meglio l’Armenia e il piacere di conoscere qualcosa in più di questa terra antica che ha saputo conservare nei secoli la sua unicità
Dal 2014 Simone Zoppellaro racconta ai lettori di OBC Transeuropa quel che accade in Armenia. Scorrendo l’archivio dei suoi articoli si ritrova il filo di un passato importante e difficile, ma anche l’attualità di un paese che oltre a tramandare la memoria affronta nuovi problemi e sfide, come le difficoltà economiche, la crisi interna politica, la mancanza di opportunità lavorative per i giovani e il conflitto in Nagorno Karabakh.
Una parte di questi articoli, insieme al lavoro svolto da Zoppellaro per Il Manifesto, si trova raccolto nella sua nuova pubblicazione “Armenia oggi – Drammi e sfide di una nazione vivente” uscita nel giugno 2016 per la casa editrice Guerini e Associati. Un libro agile da leggere, che si fregia della prefazione della scrittrice Antonia Arslan.
Il racconto di Simone Zoppellaro prende avvio fuori dall’Armenia e precisamente in Iran snodandosi poi attraverso molti luoghi, perché l’Armenia è molto più di un paese: è la Repubblica d’Armenia di oggi, ma è anche la Grande Armenia del passato che si estendeva tra mar Nero, Caspio e Mediterraneo, è la diaspora del suo popolo sparso in tutti i continenti, e il feroce fronte di una guerra dimenticata in Nagorno Karabakh.
Filo rosso che lega i capitoli del volume è il 2015, l’anno del centenario del Genocidio armeno che ha portato il 24 aprile nella capitale Yerevan le diplomazie estere e centinaia di migliaia di armeni per ricordare quell’evento terribile noto come Metz Yeghern, il “Grande Crimine”. Si parla di questo anniversario e del peso del negazionismo, ma non manca nel libro l’eccitante “urlo rock contro il Genocidio“ lanciato dai System of a Down, famosa band rock armeno-americana che ha concluso il suo tour “Wake up the souls” proprio a Yerevan nella notte tra il 23 e 24 aprile.
Il 2015 è stato per l’Armenia anche l’anno di un’ondata di proteste senza precedenti, battezzata con il nome “Electric Yerevan” perché scoppiata a seguito dell’aumento, del 16%, delle bollette elettriche da parte dell’azienda russa che gestisce la fornitura d’elettricità nel paese. Zoppellaro inquadra questo momento difficile, l’insorgere del malcontento e delle proteste, fino alla repressione da parte della polizia. Questa vivace esperienza è conseguenza dell’Armenia di oggi, vitale e colta, ma estremamente povera, dove pochi oligarchi detengono un patrimonio stimato in circa la metà del PIL nazionale mentre oltre il 40% della popolazione è costretta a vivere con meno di due dollari al giorno.
L’Armenia di oggi è anche il paese di approdo di migliaia di profughi che giungono dalla Siria. Attualmente la piccola repubblica transcaucasica ne ospita circa 20mila. Nel libro l’autore racconta questo nuovo terribile esodo e la sorprendente disponibilità degli armeni ad accogliere le vittime di questo conflitto.
Non manca nel libro un costante sguardo a quel fazzoletto di terra conteso da oltre 20 anni tra Armenia e Azerbaijan, il Nagorno Karabakh. Un conflitto definito spesso “congelato” o “a bassa intensità” che però nell’aprile di quest’anno ha registrato una feroce recrudescenza. Zoppellaro è stato in quelle trincee al fronte dove i giovani consumano i migliori anni della loro vita e scrive la sua preoccupazione ora che più che mai la pace tra Armenia e Azerbaijan pare lontana.