Centenario genocidio armeno, guerra tattica Turchia-Armenia. Online-news.
Senza sorprese a poche settimane dal centenario dell’inizio del ‘genocidio armeno’ del 1915-16 perpetrato dalla Turchia ottomana è iniziata una guerriglia diplomatica e dei comunicati fra Ankara ed Erevan. L’Armenia, e la sua importante diaspora sparsa per il mondo, sperano di ottenere molti nuovi riconoscimenti internazionali del «genocidio» – con lo sterminio secondo diversi storici di 1,5 milioni di armeni da parte del governo nazionalista dei ‘giovani turchi’. La repubblica della Mezzaluna, fondata da Mustafa Kemal Ataturk sulle rovine dell’impero dei sultani nel 1923, continua a negare che si sia trattato di un «genocidio», e vuole limitare i danni diplomatici che teme possa causare l’impatto emotivo del centennale. Per cercare di distrarre l’attenzione del mondo, accusa l’Armenia, dalle cerimonie organizzate a Erevan il 24 aprile prossimo – la Chiesa armena potrebbe dichiarare ‘beati’ centinaia di migliaia di vittime dello sterminio – Ankara ha cosi deciso di anticipare di due giorni le celebrazioni dell’anniversario della battaglia dei Dardanelli del 1915 finora ricordata ogni anno il 25 aprile. Quest’anno la Turchia celebrerà invece la vittoria sugli Alleati franco-britannici-australiani-neo-zelandesi dal 23 al 25 aprile. E proprio il 24 il presidente islamico turco Recep Tayyip Erdogan ha proposto a 102 capi di stato e di governo un ‘vertice per la pace’ a Istanbul. Erdogan ha perfino invitato il presidente armeno Serzh Sargsyan. Che non l’ha presa bene. I due paesi limitrofi non hanno rapporti diplomatici, divisi non solo dallo scoglio del «genocidio» ma anche dall’appoggio di Erevan alla minoranza armena nel conflitto del Nagorno-Karabah in Azerbaigian, mentre Ankara si è schierata con i ‘fratelli’ turcofoni azeri. L’anno scorso, Erdogan aveva fatto un gesto verso Erevan, inviando il 24 aprile le proprie condoglianze ai discendenti degli armeni morti nel 1915-16. I dirigenti turchi negli ultimi anni hanno tentato aperture diplomatiche verso l’Armenia, ma senza spostarsi di un millimetro sulla questione del «genocidio». Nella risposta a Erdogan, Sargsyan non ha usato i guanti. Ha denunciato un «tentativo grossolano di distrarre l’attenzione della comunità internazionale dalla commemorazione del centennale del genocidio armeno» con l’anticipazione delle cerimonie turche per Gallipoli. E ha ricordato che il genocidio armeno «ha aperto la strada all’Olocausto nazista e ai genocidi perpetrati poi in Ruanda, Cambogia e Darfur», invitando la Turchia ad avere il coraggio di ammettere il genocidio e a liberarsi così di un «pesante fardello». Da qui ad aprile le pressioni in questo senso su Ankara dovrebbero accentuarsi. Diversi parlamenti in tutto il mondo già hanno riconosciuto il genocidio. Quello francese ha anche chiesto che penalmente sia punibile il ‘negazionismo’. Come per il genocidio degli ebrei. E l’Europarlamento da tempo ha definito il riconoscimento del genocidio armeno da parte della Turchia come un pre-requisito per una sua ipotetica futura adesione all’Ue.