Dalla Germania: l’anima di una patria non muore mai (Il sussidiario.net 04.10.15)
LIPSIA — Dieci giorni con Anna, Ani, Arusyak, Elen, Genia, Meline, Siranusch e la loro insegnante Ruzana, un piccolo gruppo di armene di Yerevan nella nostra scuola, nella Sassonia-Anhalt. Il ministero dell’Educazione organizza dal 2006 questo gemellaggio, che mi ha visto più volte in Armenia e come ospite di diversi piccoli gruppi qui in Germania.
Le ragazze armene sono del tutto “globalizzate”, hanno tutte uno smartphone, alcune anche un Apple, e nel bus, mentre raggiungevamo le città importanti della nostra regione, si comportavano esattamente come i nostri e le nostre giovani quindicenni quando si incontrano e stanno insieme. Aveva un bel da fare la collega Ruzana a richiamarle, invitandole a godere della bella natura e a osservare le cose mentre raggiungevano Lipsia, la città in cui è sepolto J.S. Bach, la città della chiesa di San Nicola, simbolo della caduta del Muro; e poi Dresda, la città della ricostruita “Frauenkirche” dopo i bombardamenti del 1945; Weimar, la città di Goethe, maestro della natura e dell’abitare nel mondo ed Erfurt con il grandioso duomo cattolico, in cui — mi ha detto Ruzanna — lei e le studentesse si sono sentite come a casa, come in un chiesa della loro confessione apostolica-armena. E lo avevano pensata l’una separata dall’altra.
Nella parrocchia cattolica di Eisenberg (Turingia), dove sono state invitate dal parroco ad incontrare degli insegnanti di tedesco in pensione per leggere insieme delle favole dei fratelli Grimm, le ragazze hanno presentato uno spettacolo di musiche e danze occidentali e armene, nel quale si vedeva bene che sotto il sostrato globalizzato è riconoscibile la grande anima della loro patria. Nel 1915-1918 erano ragazze come queste che furono costrette a lunghe marce, durante il genocidio, fino alla città di Aleppo, per fare un nome di triste attualità odierna. Una grande anima sofferente, quella del loro popolo, ma piena di vita. Continua