ARMENIA. IL GOVERNO SI RIFIUTA DI SOTTOSCRIVERE LE DICHIARAZIONI DELLA CSI (Notizie Geopolitiche 10.10.24)

Il governo dell’Armenia ha deciso di non aderire a due dichiarazioni adottate dal Consiglio dei ministri degli Esteri della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) durante una riunione a Mosca. Questa mossa riflette le tensioni crescenti tra Erevan e Mosca e segna un cambiamento significativo nella politica estera dell’Armenia, da sempre legata alla Russia, ma che negli ultimi mesi ha cercato di diversificare le sue alleanze diplomatiche e strategiche.
Le dichiarazioni adottate dalla CSI riguardavano due questioni di rilevanza geopolitica. La prima trattava della cooperazione per garantire la sicurezza in Eurasia e suggeriva un adattamento dell’architettura regionale alle nuove realtà geopolitiche multipolari. La seconda, forse la più controversa, invitava gli Stati membri a non utilizzare misure restrittive unilaterali nelle relazioni internazionali, facendo riferimento alle sanzioni imposte alla Russia da parte dell’occidente a seguito dell’invasione dell’Ucraina.
Il rifiuto dell’Armenia di sottoscrivere queste dichiarazioni senza fornire spiegazioni dettagliate sottolinea l’equilibrio precario che Erevan cerca di mantenere tra la necessità di garantire la propria sicurezza, storicamente legata alla Russia, e l’apertura a nuove dinamiche diplomatiche che potrebbero allontanarla da Mosca.
Negli ultimi anni le relazioni tra Armenia e Russia hanno subito un progressivo deterioramento, culminato con l’inasprirsi delle tensioni a partire dal 2022. Mentre l’Armenia rimane formalmente parte della Collective Security Treaty Organisation (CSTO), ha progressivamente ridotto la sua partecipazione alle attività dell’organizzazione, boicottando diverse sessioni e cercando un maggior dialogo con altre potenze, come dimostrato dalla sua partecipazione ai vertici del BRICS e della CSI. Questo distanziamento diplomatico può essere visto come una risposta alla crescente frustrazione armena per l’apparente mancato sostegno russo durante i recenti conflitti con l’Azerbaigian.
Le relazioni tra Erevan e Mosca si sono ulteriormente complicate dopo la riconquista del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian a settembre 2023. Nonostante la Russia sia tradizionalmente vista come l’alleato più vicino dell’Armenia, la sua mancata risposta alle richieste armene di intervento durante il conflitto ha lasciato un vuoto di fiducia tra i due Paesi. Nel frattempo i legami della Russia con l’Azerbaigian si sono rafforzati, come dimostrato dall’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente azero Ilham Aliyev prima del vertice della CSI, in cui entrambi i leader hanno elogiato il crescente sviluppo delle relazioni bilaterali.
Il rifiuto di sottoscrivere le dichiarazioni della CSI può essere interpretato come un segnale che l’Armenia sta cercando di ricalibrare le sue alleanze. La posizione di Erevan è particolarmente delicata, poiché si trova a dover bilanciare la sua dipendenza dalla Russia per la sicurezza con la necessità di non alienarsi completamente dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, che hanno condannato l’azione militare dell’Azerbaigian e le violazioni dei diritti umani nella regione del Nagorno-Karabakh.
Questa politica di bilanciamento si riflette anche nelle recenti aperture diplomatiche dell’Armenia verso altre organizzazioni internazionali, tra cui i BRICS che includono Paesi come Cina, India, Brasile e Sudafrica. L’intenzione sembra quella di diversificare le alleanze e di esplorare nuove opportunità di cooperazione economica e politica al di fuori della sfera di influenza russa.
Il rifiuto dell’Armenia di aderire alle dichiarazioni della CSI rappresenta un ulteriore segnale del cambiamento nelle dinamiche geopolitiche della regione caucasica. Con la Russia sempre più concentrata sui propri interessi strategici in Ucraina e con l’Azerbaigian che rafforza la sua posizione sul piano regionale, l’Armenia si trova di fronte alla sfida di ridefinire la propria politica estera in un contesto internazionale sempre più complesso. La capacità di Yerevan di gestire questa transizione e di stabilire nuove alleanze potrebbe determinare il futuro della sua stabilità e della sicurezza regionale.

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