L’impresa sportiva del Fc Noah riapre il dibattito sul Nagorno-Karabakh (L’inkiesta 04.09.24)

La notizia, a livello sportivo, è che il Fc Noah è il primo club a raggiungere la fase a gironi della Conference League — la terza competizione di calcio europea per prestigio — dopo aver superato tutte le fasi preliminari del torneo. Si tratta inoltre di un caso abbastanza raro di un club proveniente dall’Armenia che riesce a competere nelle fasi finali di un evento Uefa. Ma a livello politico il Noah ha molto di più da dire, e la sua presenza nell’Europa del calcio, nei prossimi mesi, potrebbe servire a riportare l’attenzione su una delle storie più dimenticate della politica del continente: la questione del Nagorno-Karabakh.

La regione è collocata lungo il confine tra Armenia e Azerbaijan, ed è storicamente contesa tra i due Stati fin dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nel 1991, parte del territorio venne rivendicato dalla Repubblica dell’Artsakh, un’entità politica armena autoproclamata in una regione de jure sotto controllo azero. Da allora, la guerra è andata avanti a fasi alterne, e ha visto, soprattutto di recente, la netta imposizione militare dell’Azerbaijan, più ricco e armato.

Se la prima guerra, combattuta all’inizio degli anni Novanta, aveva sancito l’indipendenza de facto del Nagorno-Karabakh, la seconda, combattuta nel 2020, ha visto gran parte della Repubblica dell’Artsakh finire sotto controllo azero. L’entità politica armena nella regione è stata definitivamente smantellata a seguito di un’ulteriore offensiva tenutasi nel settembre 2023, solo un anno fa. Ma cosa c’entra il Fc Noah con tutto questo?

La risposta armena al Qarabağ
Nel corso dell’ultimo decennio, le tensioni un tempo sopite tra Azerbaijan e Armenia sono tornate a crescere, e a ciò ha contribuito in parte anche il calcio. In questo periodo un club azero quasi sconosciuto, il Qarabağ, si è imposto come la principale forza del campionato locale e nel 2017 ha ottenuto la sua prima storica qualificazione ai gironi di Champions League, diventando da allora un volto ricorrente nelle competizioni europee. Originario della città di Ağdam, nel Nagorno-Karabakh, il club si è trasferito nel 1993 a Baku, ma ha presto finito per diventare un simbolo delle rivendicazioni azere sulla regione.

L’Armenia non ha mai mancato di denunciare l’ascesa del Qarabağ come un’operazione politica del governo di Baku, e le tensioni hanno raggiunto il loro picco sportivo nel 2019, quando la finale di Europa League si è disputata proprio nella capitale azera. In quell’occasione, il centrocampista dell’Arsenal (oggi dell’Inter) Henrikh Mkhitaryan, di nazionalità armena, si rifiutò di scendere in campo. Sempre nel 2017, a Yerevan vedeva la luce il Fc Noah, che però all’epoca si chiamava Artsakh, ed era chiaramente la risposta armena alle rivendicazioni azere sulla regione contesa fin dal 1991.

La questione va ben al di là dei nomi. Pur avendo sede nella capitale, a distanza di sicurezza dalla zona del conflitto, la sede dell’accademia giovanile del club era a Step’anakert, la capitale della Repubblica dell’Artsakh (oggi controllata dall’Azerbaijan e ribattezzata Khankendi). Il fondatore della società era un imprenditore locale, Sevan Aslanyan, che pochi mesi dopo aprì anche una sezione di basket del club.

Ma il legame tra l’Artsakh e la repubblica filo-armena divenne ancora più evidente nel 2019, quando Aslanyan cedette il controllo del club a Karen Abrahamyan, un militare formatosi in Russia che l’anno prima era stato nominato ministro della Difesa della repubblica dell’Artsakh.

Dall’Artsakh al Fc Noah
Una delle prime mosse di Abrahamyan come nuovo proprietario della squadra è stata quella di chiudere la sezione della pallacanestro per concentrarsi unicamente sul calcio, e successivamente ha ribattezzato il club Fc Noah. Il riferimento è al patriarca biblico Noè, la cui leggendaria arca sarebbe segretamente custodita nel monte Ararat, uno dei simboli nazionali dell’Armenia (al punto che è anche un altro club di calcio molto vincente negli ultimi anni ha un nome che lo rievoca, il Fc Ararat-Armenia). Il cambio di nome non ha comunque cancellato il legame tra il Fc Noah e la Repubblica dell’Artsakh, visto il ruolo politico e militare del suo proprietario.

Successivamente, il club è passato spesso di mano, e nel 2020 è finito sotto il controllo di Roman Gevorkyan, imprenditore armeno che ha contestualmente creato una holding chiamata Noah Football Group, attraverso cui ha poi assunto il controllo anche del Siena. Gevorkyan e la sua società meriterebbero in realtà un approfondimento a parte, ma basti sapere che sostenevano economicamente la Repubblica dell’Artsakh e avevano discussi legami d’affari con la Russia.

D’altronde, Mosca ha sempre sostenuto le rivendicazioni armene sulla regione, fino a che l’offensiva del 2023 non ha portato Yerevan ad accusare la Russia di averli abbandonati. L’Unione europea, generalmente più vicina a Baku, ha provato a inserirsi in questa spaccatura, facilitando il raggiungimento del cessate il fuoco.

Cosa ci sia oggi dietro il Fc Noah non è facile da capire. Nell’agosto 2023 Gevorkyan ha ceduto le sue quote del club a Vardges Vardanyan (un anno dopo aver venduto anche il Siena). Il nuovo proprietario è il re delle scommesse sportive online in Armenia, ma su di lui non si hanno molte informazioni, anche se non sembrerebbe essere che un omonimo di Ruben Vardanyan, il ricco imprenditore armeno vicino a Putin che ha servito come primo ministro dell’Artsakh tra il novembre 2022 e il febbraio 2023, e che attualmente è in prigione in Azerbaijan dopo l’arresto seguito all’offensiva di un anno fa.

Nel frattempo, nel gradino superiore della piramide Uefa — l’Europa League — il Qarabağ azero è pronto a iniziare un’altra stagione di primo piano nel calcio europeo.

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