Azerbaigian, la democrazia soffocata da gas e petrolio (RSI 01.09.24)

n Azerbaigian, oggi – domenica 1° settembre – si tengono le elezioni parlamentari. Ci si aspetta una nuova vittoria del presidente Ilham Aliyev, in carica dal 2003. Gli attivisti denunciano una stretta sui diritti umani e la mancanza di trasparenza nelle elezioni. Attualmente, nelle carceri azere ci sono oltre 300 prigionieri politici, tra attivisti, giornalisti e accademici. Da tempo Human Rights Watch denuncia violenze e torture sistematiche nelle prigioni azere.

Le elezioni sono state anticipate per via della COP29, la conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà proprio a Baku a novembre. In molti denunciano l’ipocrisia di organizzare il più importante evento mondiale sul clima in un paese la cui economia è basata sui combustibili fossili. Il 98% dell’approvvigionamento energetico del paese dipende da petrolio e gas, così come il 90% dell’export.

Oggi le devastazioni ambientali nel paese caucasico sono evidenti: circa 30’000 ettari della penisola di Absheron, dove si estrae maggiormente il petrolio, sono inquinati. Nonostante ciò, per allontanarsi dal gas russo, nel 2022 l’Unione Europea ha firmato un accordo per aumentare l’importazione di gas dall’Azerbaigian, rimanendo in silenzio sulle continue violazioni dei diritti umani e civili.

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