I 27 DELL’UNIONE A SOSTEGNO DELL’ARMENIA (Iari 24.08.24)

L’Unione europea, per la prima volta nella storia, si appresta a fornire sostegno militare all’Armenia. Con la misura di assistenza, per un valore di dieci milioni di euro, l’Unione cambia passo nello scacchiere geopolitico caucasico e intende proporsi come alternativa credibile alla Federazione Russa.   

Il Consiglio dell’Unione europea, con l’annuncio del 22 luglio, ha deciso di impegnare risorse nell’ambito dello strumento europeo per la pace[1] (EPF), nello specifico per: “rafforzare le capacità logistiche delle forze armate armene e contribuire a migliorare la protezione dei civili in caso di crisi ed emergenze”, oltreché per “potenziare la resilienza dell’Armenia e accelerare l’interoperabilità delle sue forze armate in caso di eventuale futura partecipazione del paese alle missioni e operazioni militari internazionali, comprese quelle condotte dall’UE”. Il sostegno concretamente consentirà di realizzare un accampamento destinato ad un battaglione, nell’ambito del più ampio accordo di partenariato globale e rafforzato UE-Armenia.

La decisione dell’UE, più nella forma che nella sostanza, evidenzia un crescente interventismo europeo in Transcaucasia. A seguito della seconda guerra del Nagorno-Karabakh infatti, l’Armenia ha mostrato il proprio disappunto circa il sostegno ricevuto dalla Federazione Russa, e si è gradualmente allontanata dalla sfera di influenza di Mosca in favore di una maggiore collaborazione con gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea.

L’annuncio di fine luglio è significativo perché apre le porte a possibili future collaborazioni in campo militare con l’Unione, una prospettiva impensabile nel 2020.

Oltre alla collaborazione in campo militare, avanza quella in campo politico. L’Unione ha infatti avviato i colloqui con Erevan per la liberalizzazione dei visti, un percorso ripido e tortuoso, ma necessario per incanalare i rapporti in termini di una prospettiva europea credibile.

Se da un lato gli annunci di luglio segnano passi in avanti in termini di cooperazione fra UE e Armenia, dall’altro allontanano la prospettiva di una lunga attesa pace fra Erevan e Baku. Il Ministero degli Affari Esteri azero ha infatti considerato la mossa “sbagliata e pericolosa” e solo utile ad aumentare la tensione nella regione attraverso una politica di militarizzazione. Di simile avviso ovviamente anche Mosca che, attraverso il portavoce del Presidente russo, ha espresso la speranza che Erevan non seguirà il percorso di politica estera che ha scelto Kiev a suo tempo.

Nel contempo un presunto accordo segreto, riportato da “Iran International”, tra Teheran e Erevan per la fornitura di armi, inclusi droni kamikaze, per un valore totale di 500 milioni di dollari sarebbe sorprendente, specie in ragione dell’azione di diversificazione delle alleanze operata da Erevan negli ultimi mesi. I due Paesi hanno prontamente smentito l’accordo, ma l’intesa si spiegherebbe eventualmente nella necessità di mantenere un difficile equilibrismo tra pesi e contrappesi nella regione, una circostanza tutta da confermare e assai pericolosa per le sorti dell’Armenia.

La principale sfida per l’UE, ormai inseritasi nello scacchiere geopolitico caucasico, sarà ora bilanciare il supporto all’Armenia con l’impegno per promuovere la stabilità e la pace nella regione, evitando un’escalation delle ostilità.


[1] Lo strumento europeo per la pace è stato istituito nel marzo 2021 per finanziare azioni nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune volte a prevenire i conflitti, preservare la pace e rafforzare la sicurezza e la stabilità internazionali. In particolare, tale strumento consente all’UE di finanziare azioni concepite per rafforzare le capacità di paesi terzi e organizzazioni regionali e internazionali in materia militare e di difesa.

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