ARMENIA. INTERVISTA CON IL VICEMINISTRO AGLI ESTERI PARUYR HOVHANNISYAN (Notizie Geopolitiche 07.07.24)
a cura di Silvia Boltuc * –
Il panorama geopolitico dell’Armenia ha subito cambiamenti significativi dopo la presa del Nagorno-Karabakh/Artsakh da parte dell’Azerbaigian nel settembre 2023. Sebbene persistano i solidi rapporti storici con l’Iran e la Georgia, le crescenti relazioni di Yerevan con l’Unione Europea e gli Stati Uniti riflettono le aspirazioni del Paese di una più profonda integrazione con le istituzioni occidentali.
Sullo sfondo di queste dinamiche Yerevan cerca di bilanciare le relazioni con la Russia, il suo alleato storico, con l’imperativo di diversificare i suoi partner senza compromettere la stabilità regionale.
Sul fronte turco, l’Armenia continua a perseguire la normalizzazione dei rapporti con Ankara ed a portare avanti le negoziazioni con l’Azerbaigian per raggiungere una pace duratura.
In questo contesto abbiamo intervistato Paruyr Hovhannisyan, vice-ministro degli Affari esteri della Repubblica di Armenia, per discutere la politica regionale ed estera di Yerevan.
– Dal nostro ultimo incontro nell’ottobre 2022, il Caucaso meridionale ha subito cambiamenti significativi, tra cui la conquista del Nagorno-Karabakh/Artsakh da parte dell’Azerbaigian nel settembre 2023. Può fornirci più dettagli su questa questione e sul confronto tra Baku e Yerevan?
“La regione ha subito un processo di pulizia etnica, con la maggior parte della popolazione armena autoctona che ha lasciato le terre abitate dai suoi antenati per oltre due millenni. Solo pochi armeni sono rimasti, ma non abbiamo informazioni sul loro stato.
Questi eventi hanno indubbiamente influenzato le prospettive per i colloqui di pace. Infatti, le negoziazioni sono state sospese per diversi mesi, per poi essere riprese con un incontro a Berlino il 28-29 febbraio 2024, tra i ministri degli esteri armeno e azero, rispettivamente Ararat Mirzoyan e Jeyhun Bayramov, alla presenza del ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock. Questo incontro ha fatto seguito ai colloqui a Monaco tra il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ed il presidente azero, Ilham Aliyev. Un altro incontro tra i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian si è tenuto il 10-11 maggio 2024 ad Almaty, in Kazakistan.
Nonostante le numerose sfide, lo scambio delle bozze degli accordi di pace è continuato.
In riferimento a tali negoziazioni è iniziato anche il processo di delimitazione dei confini con chiaro riferimento alla Dichiarazione di Alma Ata del 1991, la quale afferma che i confini delle ex repubbliche sovietiche dovrebbero essere adottati come confini ufficiali, garantendo così l’integrità territoriale di ciascun paese. Ciò è particolarmente importante per l’Armenia che ha dovuto affrontare continue minacce di attacco alla sua sovranità territoriale.
Le commissioni per la delimitazione dei confini hanno elaborato e presentato la regolamentazione dei lavori per l’approvazione dai rispettivi governi, con la speranza che vengano approvate nella data prevista del 1 luglio 2024.
Progressi sono stati fatti anche su una bozza di trattato di pace, con la nona versione recentemente inviata dalla parte armena all’Azerbaigian. Restano solo pochi elementi da definire. L’accordo di pace è più vicino alla sua sottoscrizione di quanto non lo sia mai stato prima.
Per quanto riguarda l’apertura delle comunicazioni, abbiamo recentemente partecipato ad una conferenza sulla connettività tra l’Asia centrale ed il Caucaso meridionale organizzata dal ministero degli esteri italiano a Roma. La disponibilità del nostro Paese ad aprire tutte le rotte di trasporto ed esplorare ulteriori possibilità in materia di scambio energetico è stata accolta positivamente. Nel corso dell’incontro, abbiamo presentato un progetto denominato ‘Crocevia della Pace’ in cui proponiamo di fare del Caucaso meridionale un collegamento tra l’Asia Centrale e l’Europa, e la proposta ha ricevuto il favore dei partecipanti. Speriamo altresì che questo progetto venga incluso nel più ampio piano europeo denominato ‘Global Gateway’.
In sintesi, sono stati fatti progressi sulla bozza del trattato di pace, sulla delimitazione dei confini e sulle aspettative per l’apertura delle comunicazioni. Tuttavia, restano alcune questioni ancora irrisolte, in particolare alla luce delle recenti richieste del presidente dell’Azerbaigian riguardo a modifiche alla costituzione armena e allo scioglimento del Gruppo di Minsk. Queste richieste sono difficili da soddisfare e sollevano preoccupazioni sull’effettivo interesse di Baku a concludere un accordo di pace. Sebbene siano stati fatti progressi significativi con la mediazione dell’Europa e degli Stati Uniti, infatti, stabilire una pace duratura nella regione richiede un impegno genuino da tutte le parti coinvolte.
Dal punto di vista dell’Armenia, c’è un indubbio desiderio di migliorare le relazioni con l’Azerbaigian e normalizzare i rapporti con la Turchia. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di Baku creano impedimenti significativi e sollevano dubbi sulla reale volontà dell’Azerbaigian a perseguire la pace”.
– L’Armenia è da sempre percepita come un alleato storico della Russia. Alla luce degli eventi recenti, in particolare riguardanti il Nagorno-Karabakh/Artsakh, abbiamo visto che Yerevan sta ampliando il suo ventaglio di partner. Come sta lavorando l’Armenia per migliorare le sue relazioni con l’Occidente, in particolare con l’Europa e gli Stati Uniti?
“Effettivamente c’è una notevole frustrazione riguardo le recenti posizioni della Russia. Nell’ultimo anno i peacekeeper russi erano l’unica presenza militare nel Nagorno-Karabakh/Artsakh, eppure la regione è stata lasciata priva di armeni, a eccezione di pochissimi. Questo solleva seri dubbi sull’efficacia delle missioni di peacekeeping russe.
Prima dell’offensiva militare dell’Azerbaigian ci sono state provocazioni significative, inclusi il blocco del Nagorno-Karabakh e la chiusura del Corridoio di Lachin, che hanno aumentato le tensioni. Nonostante questi eventi, i peacekeeper russi non hanno preso misure efficaci per affrontare la situazione.
La frustrazione ha raggiunto il culmine anche nel 2022 quando il territorio sovrano dell’Armenia è stato attaccato. Yerevan ha fatto appello a Mosca bilateralmente e all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) nel suo complesso, aspettandosi una difesa da questa alleanza. Tuttavia, c’è stata esitazione e prioritizzazione dell’Azerbaigian come partner importante, portando l’Armenia a mettere in dubbio l’affidabilità stessa di questa organizzazione. Di conseguenza, abbiamo sospeso la nostra partecipazione alle attività della CSTO e abbiamo evitato incontri ad alto livello all’interno della coalizione, innescando una serie di riflessioni sullo stato di salute ed il livello di parità delle relazioni fra i singoli stati membri.
Sul fronte occidentale c’è, invece, un notevole slancio nelle relazioni dell’Armenia con l’Unione Europea e gli Stati Uniti. L’Europa è stata storicamente un sostenitore primario della trasformazione del nostro paese, il più grande donatore ed un importante partner commerciale. Attualmente sono in corso sforzi per sviluppare nuove priorità di partenariato volte ad avvicinare Yerevan il più possibile a Bruxelles. Raggiungere la massima integrazione con l’Europa e utilizzare tutti gli strumenti disponibili in tal senso è l’obiettivo chiaro dell’Armenia. Lo status di candidato per la Georgia è servito, indubbiamente, come un importante precedente in questo senso.
Allo stesso modo, le relazioni con gli Stati Uniti stanno avanzando. L’11 giugno 2024 si è tenuto a Yerevan un altro round del Dialogo Strategico USA-Armenia (USASD). Durante questo incontro, è stata delineata una visione per approfondire i legami bilaterali, che sarà formalizzata in un memorandum d’intesa, elevando il dialogo a livello di Commissione di partenariato strategico. Sono state altresì discusse numerose aree di interesse comune.
Le attuali dinamiche delle relazioni di Yerevan con Bruxelles e Washington sono senza precedenti. Questo si estende anche alle relazioni con i singoli stati membri dell’Europa. Questo periodo segna una fase eccezionalmente attiva di cooperazione e interazione con questi due grandi partner occidentali, superando tutti i livelli di precedente coinvolgimento”.
– Considerando l’adesione dell’Armenia all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) e all’Unione Economica Eurasiatica (EAEU), due importanti organizzazioni che vedono la partecipazione russa, Mosca in che modo rimane un partner fondamentale per il vostro Paese?
“L’Armenia non vede il suo rapporto con Mosca come conflittuale. Cerchiamo di mantenere relazioni sane e reciprocamente vantaggiose con tutti i partner, inclusa la Russia, data la nostra prossimità territoriale e la sua importanza come attore regionale ed internazionale.
Il mercato eurasiatico, in particolare i nostri legami con i paesi dell’ex Unione Sovietica come lo sono ad esempio Russia e Kazakistan, rimangono cruciali per l’Armenia e la sua economia.
Allo stesso tempo, miriamo a diversificare la nostra economia e le nostre politiche, con lo scopo ultimo di migliorare la nostra resilienza. Per un piccolo paese senza sbocco sul mare come il nostro è naturale utilizzare tutte le opportunità disponibili in tal senso. Anche il Kazakistan, per esempio, uno dei paesi più ricchi di risorse naturali, sta perseguendo una politica estera multivettoriale. Questa strategia dovrebbe essere compresa e rispettata da tutti i vicini ed i partner. Questo è l’approccio generale che stiamo adottando”.
– Esiste il rischio che l’Armenia possa perdere il sostegno internazionale sia degli alleati tradizionali come la Russia, che dei potenziali nuovi partner come l’Occidente, per via delle forti relazioni di questi ultimi con l’Azerbaigian nel settore energetico?
“Il settore energetico è sicuramente significativo e influenza le agende di molti paesi e le attività di lobbying. Tuttavia altri fattori come la stabilità regionale, la democrazia ed altri settori dell’economia, sono altrettanto cruciali.
Sebbene il fattore energetico giochi un ruolo importante, non può essere l’unica base per gli interessi di lobbying e le relazioni internazionali. I rapporti storici dell’Armenia con diversi attori europei, l’influenza della diaspora armena ed altri fattori rilevanti, contribuiscono al nostro posto nel contesto internazionale. Inoltre, come ho già menzionato, l’Armenia si presenta geograficamente come connessione naturale strategica tra l’Asia Centrale, il Caucaso meridionale e l’Europa.
Non vediamo il nostro paese come un’arena di competizione o rivalità tra potenze globali. Il nostro obiettivo, esemplificato dal progetto ‘Crocevia della Pace’, è di promuovere pari opportunità e mantenere relazioni sane con tutti i vicini. Miriamo a coltivare relazioni più strette con l’Europa grazie a standard e approcci condivisi, ma in maniera non conflittuale.
Il nostro obiettivo è introdurre ulteriori opportunità per la cooperazione regionale, non provocare o disturbare altri paesi. Le nostre politiche sono guidate dalla necessità di difendere i nostri interessi nazionali e garantire sviluppo e pace per la nostra popolazione, che ha urgentemente bisogno di stabilità e prospettive di sviluppo.
Questo approccio riflette la narrativa del governo attuale, che ha raccolto un notevole favore. I progressi che abbiamo fatto nei tentativi di pace, anche in circostanze difficili, dimostrano la sincerità della nostra agenda. La diversificazione è essenziale per la nostra sopravvivenza e i nostri sforzi non sono diretti contro nessun altro paese, ma piuttosto verso la creazione di condizioni favorevoli per l’Armenia in questi tempi turbolenti”.
– In una precedente intervista con SpecialEurasia, il presidente Vahagn Kachaturyan ha discusso la normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Turchia. Dopo quasi due anni qual è lo stato attuale di questo processo?
“Abbiamo costantemente perseguito la normalizzazione delle relazioni con Ankara e ci sono stati alcuni sviluppi positivi a riguardo. Dopo il devastante terremoto in Turchia, l’Armenia è stata tra i paesi che hanno fornito assistenza umanitaria, inviando aiuti e soccorritori. Successivamente, il ministro degli esteri armeno Ararat Mirzoyan ha visitato Ankara.
Ci sono stati molteplici scambi a livello di ministri degli esteri, così come tra i primi ministri e i presidenti, e incontri tra rappresentanti speciali. Abbiamo concordato alcune misure relativamente piccole e siamo impegnati a migliorare le relazioni.
Tuttavia, spesso sentiamo che queste relazioni dipendono eccessivamente dai nostri colloqui con l’Azerbaigian, che rimane un ostacolo significativo.
Da parte nostra, abbiamo compiuto sforzi sostanziali per dimostrare il nostro impegno. Dato che la Turchia è il nostro più grande vicino, normalizzare le relazioni senza precondizioni è cruciale.
Speriamo di avere ora migliori opportunità per stabilire la pace e accelerare questo processo, in particolare nell’implementazione di accordi come l’apertura delle frontiere per i cittadini di paesi terzi e, infine, l’apertura completa delle frontiere.
Il nostro confine comune, uno dei pochi confini chiusi rimanenti dall’era della Guerra Fredda, è bloccato dal 1993, con brevi aperture l’11 e il 14 febbraio per la consegna degli aiuti umanitari in seguito al terremoto. Tuttavia, il confine rimane chiuso, riflettendo un retaggio del passato che speriamo di cambiare”.
– Come valuta l’attuale stato delle relazioni tra Armenia e Iran nel contesto regionale?
“Attualmente il sostegno dell’Iran ai confini e all’integrità territoriale dell’Armenia è molto apprezzato. Inoltre, l’Iran svolge un ruolo significativo nella connettività regionale e nel settore energetico, che è cruciale per noi in questa situazione incerta.
Il rapporto tra Yerevan e Teheran esemplifica le relazioni di buon vicinato, che ci sforziamo di mantenere. Abbiamo numerosi progetti congiunti a vari livelli e scambi continui che riflettono un desiderio comune di migliorare la stabilità regionale. A questo riguardo la nostra cooperazione è particolarmente stretta, soprattutto dato l’attuale contesto geopolitico.
L’Iran, insieme alla Georgia, funge da sbocco vitale per l’Armenia, poiché i nostri confini con la Turchia e l’Azerbaigian rimangono chiusi. Il nostro confine comune è, infatti, uno dei nostri principali collegamenti con il mondo esterno.
Vari progetti regionali dal Mar Nero al Golfo Persico e potenziali iniziative di connettività che coinvolgono l’Iran potrebbero avere un interesse significativo non solo per l’Armenia ma anche per l’Europa.
Teheran non si è mai opposta alle nostre aspirazioni di rafforzare i legami con Bruxelles. Anche la nostra cooperazione con la NATO, come paese non membro, non ha posto alcun problema. È fondamentale sottolineare che questa partnership esterna con la NATO mira a modernizzare le nostre capacità difensive, raggiungere standard più elevati e impegnarsi in un dialogo politico, senza però prendere di mira alcun paese della regione.
C’è rispetto reciproco per le sensibilità di ciascuno e, nonostante le sfide, siamo sempre riusciti a trovare un’intesa”.
– Il presidente Vahagn Khachaturyan ha recentemente sottolineato l’importanza della stretta e amichevole relazione dell’Armenia con la Georgia, fondata sulla fiducia reciproca e su un’amicizia secolare tra i loro popoli. Come descriverebbe l’attuale stato delle relazioni tra Yerevan e Tbilisi?
“Abbiamo firmato un Memorandum di ‘Partenariato Strategico’ il 26 gennaio 2024, elevando le nostre relazioni ad un nuovo livello.
Come per l’Iran, Armenia e Georgia condividono rapporti millenari. A parte una breve escalation di confine nel 1918 dopo il crollo dell’Unione Sovietica, i nostri paesi non sono mai stati in guerra.
Storicamente, come due nazioni cristiane circondate da grandi imperi musulmani come gli Ottomani ed i Persiani, oltre ai Selgiuchidi e agli Arabi, il nostro difficile contesto geopolitico ha favorito la cooperazione piuttosto che il conflitto. Questa esperienza condivisa ha portato a forti legami tra i nostri stati.
Sebbene ci sia una competizione occasionale in alcune aree, ciò è normale per paesi limitrofi. Nel complesso, le nostre relazioni sono sempre state sane.
Recentemente, interessi comuni in materia di democrazia e una prospettiva di integrazione europea ci hanno avvicinato ancora di più. Affrontiamo preoccupazioni e sfide di sicurezza simili e condividiamo la necessità di diversificare le nostre politiche e le nostre opzioni.
Inoltre c’è una significativa comunità armena che vive pacificamente in Georgia, rafforzando ulteriormente il nostro legame. Il Paese serve anche come nostra principale via di trasporto, con i suoi porti nel Mar Nero che sono vitali per il nostro commercio.
La candidatura di Tbilisi per l’adesione all’Unione Europea ha influenzato anche le nostre ambizioni europee. Date le nostre limitazioni geografiche, la Georgia è il nostro unico collegamento terrestre che abbiamo con l’Europa, rendendo la loro candidatura cruciale per le nostre stesse aspirazioni.
Inoltre, nonostante i progetti infrastrutturali congiunti con l’Azerbaigian, Tbilisi ha mantenuto una posizione neutrale nella regione. Ha facilitato gli sforzi di pace, ad esempio organizzando un incontro tra i ministri degli esteri armeno e azero il 16 luglio 2022. Il Paese è sinceramente interessato a stabilire la pace tra Yerevan e Baku e a normalizzare le relazioni armeno-turche, essendo consapevole dell’impatto regionale di potenziali nuovi conflitti.
In sintesi, le nostre relazioni con la Georgia sono basate su legami reciproci, interessi comuni e un desiderio condiviso di risolvere le controversie in tempi difficili. La nostra cooperazione sta crescendo in tutti i campi”.
* Articolo in mediapartnership con SpecialEurasia..