Armeni, la lunga notte della memoria (Avvenire 29.06.15)
1929: Franz Werfel, l’amico di Kafka, è a Damasco. Il nazismo non è ancora giunto al potere, ma per chi sa leggere la realtà, il pericolo per il popolo ebraico e per l’umanità intera è grande. A Damasco Werfel non volta lo sguardo di fronte alla vista dei bambini armeni, affamati e mutilati, che per un tozzo di pane consumato lavorano come fossero degli schiavi nelle fabbriche per la produzione di tappeti. Di fronte al dolore senza nome di un’intera nazione annientata, decide di raccontarne la storia. Raccontare è un modo per riannodare i fili che legano i morti ai vivi e questi alla speranza di un futuro possibile. L’opera di Werfel è un successo editoriale. Il racconto epico della resistenza di cinquemila armeni rifugiatisi sul massiccio del Mussa Dagh, a nord di Antiochia, fa sognare. In un mondo che si prepara a devastazioni e lutti che faranno impallidire gli orrori della Prima guerra mondiale, il libro è un grido. In un mondo abbrutito, che corre verso una nuova guerra ancor più devastante, è un grido affinché i più deboli non siano abbandonati.Continua