Laura Ephrikian da attrice di successo a volontaria in Africa. “Una famiglia armena” è la sua autobiografia (Nonsolocontro 09.05.24)
Una donna di incredibile dolcezza, ma forte e coraggiosa. Determinata e consapevole di ogni parola pronunciata con estrema pacatezza, ma con la risolutezza di chi sa esattamente quello che sta dicendo. E’ stata una sopresa a metà, almeno per me, Laura Ephrikian che conoscevo principalmente come attrice degli anni ’60, ’70 e non solo nei leggeri “Musicarelli”. Arrivando da una famiglia amante del teatro avevo potuto ammirarla anche in opere teatrali importanti come “Il mercante di Venezia” o “La Cittadella” di Cronin, lei che era uscita dalla prestigiosa Accademia di Giorgio Strehler.
Non avevo mai letto un suo libro e quando mi sono trovata tra le pagine di “Una famiglia armena” presentato a Borgaro ieri, giovedì 8 maggio al ristorante La Perla (per motivi di campagna elettorale non in una sede istituzionale) ho compreso quanto grande sia questa piccola donna, alla soglia ormai degli 84 anni che compirà a giugno.
Una donna che ha calcato le scene è stata diva in TV, ma non ha mai dimenticato quelle origini armene. Una donna capace di parlare con pacatezza di una terra e di un popolo da sempre sofferente per i soprusi che ha patito e che tuttora patisce e che è stato vittima del genocidio del 1915. Un milione di persone uccise senza un perchè, vittime di quella follia umana di cui il ‘900 è stato protagonista in prima fila.
La sua di ieri è stata una lezione di storia, carica di emozione, ma anche di profondissima umanità che ha colpito il pubblico presente che non ha potuto far altro se non ascoltare in religioso silenzio quelle parole così profonde, portandosi a casa un peso sul cuore. Perchè pensare alle persecuzioni, come quella che ha subito suo nonno Akop, tra i fortunati che sono riusciti a fuggire da quel inferno per ricominciare una nuova vita in Italia, non ha potuto non riportarci alla mente le immagini che ogni giorno vediamo in TV di barconi carichi di esseri umani che fuggono o almeno tentano di sfuggire ad un tragico destino.
Immagini che come ha voluto evidenziare il sindaco Claudio Gambino, presente con l’assessore Eugenio Bertuol, sono quasi diventate un’abitudine ed evitiamo di chiederci “perchè” e spesso siamo infastititi, quando, peggio, non vorremmo neppure vedere o sapere.
Ed ecco che allora il racconto di Laura, così intenso, non può non colpirci come una coltellata al cuore, ma soprattutto farci riflettere.
Ma questa donna così forte, non si è limitata a raccontare quelle origini di cui è fiera e quel cognome così strano, modificato ai tempi in cui faceva l’attrice e recuperato inseguito con l’orgoglio delle proprie radici, ma ha voluto far partecipe il pubblico anche della “Sua Africa” che non è quella dei safari e dei villaggi turistici. Il suo è il Kenya della povertà estrema, della mancanza di acqua e di bambini che spesso non hanno nulla da mangiare. Ecco che allora la multiforme e poliedrica Laura, attrice e diva in un tempo ormai lontano, si è trasformata in una volontaria che a quei villaggi offre tutto quello che può e da cui, nonostante l’età, non può mai star per troppo tempo lontana.
Tutto questo è molto di più è questa incredibile donna che dopo il successo e il matrimonio con Gianni Morandi ha scelto di occuparsi dei suoi figli, Marianna e Marco, e ancora si reinventata come pittrice, arredatrice, scrittrice e volontaria. Un esempio da seguire e un libro da leggere tutto d’un fiato.
Ecco perchè per me Laura Ephrikian è stata una sopresa a metà: leggendo quelle pagine avevo già capito che mi sarei trovata di fronte ad una persona eccezionale, ma ieri ho scoperto che lo è ancor di più di quanto avrei mai potuto immaginare. Una donna che grazie alle sue opere contribuisce a rendere il mondo un posto migliore.