CAGLIARI – 23 e 24 aprile 2024 – Un film e un concerto con i cantanti armeni Aram e Virginia Pattie Kerovpyan
Prosegue a Cagliari la stagione di Teatro da camera della Fabbrica Illuminata con due serate, martedì 23 e mercoledì 24 aprile, per ricordare il genocidio armeno, per la sezione “La storia non si cancella”.
Martedì, 23 aprile, al Greenwich d’essai si proietta alle 18 il film Choeurs en exil (2015, 1 ora e17 minuti), documentario sulla diaspora armena diretto da Nathalie Rossetti e Turi Finocchiaro. Presenti in sala i registi e i protagonisti del lungometraggio: i cantanti Aram e Virginia Pattie Kerovpyan. L’appuntamento è organizzato in collaborazione con La Cineteca sarda.
Nel documentario Choeurs en exil Aram e Virginia, coppia di armeni della diaspora, trasmettono ad una troupe di attori europei una tradizione di canti ancestrali armeni minacciati di sparizione. In vista della creazione di una pièce teatrale, la coppia porta la compagnia in viaggio in Asia Minore, dove la civilizzazione armena è stata annientata. Strada facendo, gli interrogativi degli attori fanno emergere la ricchezza di questa cultura: il canto diventa allora lingua di creazione e di condivisione, soffio di vita. Un percorso iniziatico dove i suoni, la musica, le parole, i corpi e le grida raccontano una memoria e un futuro.
L’indomani, mercoledì 24 aprile, si celebra la giornata in memoria della deportazione ed eliminazione degli armeni da parte degli Ottomani tra il 1915 e 1916: circa 1,5 milioni i morti. Nella ricorrenza, Aram Kerovpyan e Virginia Pattie si esibiscono alle 20.30 al sito Archeologico di Sant’Eulalia nel concerto dal titolo Par monts et par vaux: un progetto musicale per kanoun, strumento a 78 corde della tradizione araba, e canto. Con loro Anna Lou Toudjian nella lettura di poesie armene e dei testi delle canzoni, da lei tradotte.
Aram e Virginia Kerovpyan provengono dall’ensemble Kotchnak, fondato nel 1980 . Perpetuando l’eredità dello stesso, presentano dei canti tradizionali armeni nella loro forma originale e modale. L’ interpretazione si iscrive in una tradizione di rigenerazione continua del repertorio che, attraverso l’improvvisazione e l’ornamento intriseco della lingua armena, rappresenta in ogni esecuzione concertistica, una première.