L’ARMENIA: UNA TRAGEDIA UMANA E CULTURALE ALLE PORTE DELL’EUROPA (Aria Mediterranea 24.01.24)
Nel cuore del Caucaso Meridionale, l’Armenia continua a vivere una tragedia umanitaria senza precedenti, con migliaia di cittadini costretti a fuggire dalle proprie terre, in quello che sembra essere un tentativo sistematico di cancellare la presenza armena nella regione. La comunità internazionale osserva passivamente mentre una cultura millenaria si trova in pericolo di estinzione.
La recente escalation del conflitto tra Azerbaijan e Armenia nel Nagorno Karabakh ha provocato la fuga di oltre 120.000 armeni, tra cui 30.000 bambini, rendendo la situazione umanitaria drammatica. Mescolandosi alle notizie di città abbandonate e luoghi di culto trasformati in moschee, emerge un chiaro tentativo di riscrivere la storia, cancellando ogni traccia della presenza armena.
I 12 milioni di armeni nel mondo oggi affrontano un destino amaro, con nove milioni di essi costretti a vivere in esilio. Una cultura ricca di storia millenaria si trova ora dispersa in tutto il mondo, con solo una piccola parte concentrata nelle minuscole porzioni del Caucaso, compresa la Repubblica d’Armenia.
La questione, tuttavia, non è solo territoriale; gli analisti indicano che dietro questo conflitto si celano interessi geopolitici tra Stati Uniti, Russia, Europa e Turchia. Il Nagorno Karabakh, teatro di questa drammatica vicenda, non esisterà più dal 1° gennaio 2024, e le sue istituzioni saranno presto sciolte. Gli abitanti, nonostante le promesse di protezione dell’Azerbaijan, sono fuggiti in massa, temendo una futura pulizia etnica dopo l’attacco militare del 2023.
La radice del problema sembra essere legata alla volontà di strappare al popolo armeno la terra e cancellare ogni traccia della sua presenza storica. Il cristianesimo, introdotto nel primo secolo dell’era cristiana, è stato ufficializzato come religione di Stato nel 301 d.C. Questa ricca tradizione religiosa e culturale è ora minacciata dal conflitto in corso.
Papa Francesco ha espresso la sua preoccupazione per la situazione nel Caucaso Meridionale e ha esortato le parti coinvolte a trovare una soluzione pacifica. La sua preoccupazione si estende anche alla drammatica situazione umanitaria degli abitanti della regione, sottolineando l’urgenza di favorire il ritorno degli sfollati alle proprie case in legalità e sicurezza, rispettando i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose presenti.
In un mondo che spesso priorizza gli interessi politici, è cruciale che la comunità internazionale si unisca per porre fine a questa tragedia umana e culturale, affinché la pace possa tornare nel Caucaso Meridionale e il popolo armeno possa ritrovare la sicurezza e la stabilità nelle proprie terre. Non possiamo restare in silenzio di fronte a un’ingiustizia così evidente e urgente.