Pashinyan vuole guardare a occidente ma non è arrivato il momento (Il Foglio 20.05.23)
Dal 2020 il rapporto tra Armenia e Russia si è fatto sempre più complesso, vitale il ruolo dell’Europa nella mediazione del conflitto nel Caucaso meridionale. Erevan vuole chiudere con Mosca ma ne è ancora troppo dipendente
Dopo i negoziati Ue l’Armenia guarda sempre più a ovest, ma non riesce a rompere con MoscaBruxelles. L’Armenia guarda sempre più a occidente ma il tempo di rompere con Mosca non è ancora arrivato. Il round di negoziati mediati lo scorso fine settimana dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilmar Aliyev conferma il ruolo primario dell’Ue nella mediazione del conflitto nel Caucaso meridionale. A piccoli passi, si chiude la partita sulla sovranità territoriale sul Nagorno Karabakh. La bizzarra formula scelta dal vertice di Bruxelles per il “riconoscimento reciproco delle rispettive dimensioni territoriali” (Azerbaigian 86.600 km² e Armenia 29.800 km²), conti alla mano è solo un modo per girare intorno a una dichiarazione indigesta: la capitale Yerevan ammette che l’enclave armena è territorio azero. La questione della sovranità però non risolve il problema dell’autodeterminazione e la sicurezza degli armeni che vivono nella zona: per garantire la loro incolumità Yerevan è alla ricerca di un garante che sappia tenere a freno l’Azerbaigian, ruolo tradizionalmente ricoperto dal Cremlino ma messo in crisi dall’evidente mancanza di risultati.