Le grotte di Zungri, Brancaleone vecchia e l’antico legame con il popolo armeno (Ilvibonese 25.04.23)
Il Comune di Zungri già lo scorso anno aveva approvato la mozione per il riconoscimento del genocidio degli armeni. Quest’anno rinnova l’adesione per sensibilizzare su una pagina di storia terribile quanto complessa e al contempo, restituire dignità e giustizia ad un intero popolo. Un filo rosso unisce le grotte della città del Porto agli antichi armeni. L’insediamento rupestre della Valle degli Sbariati, per le sue caratteristiche, infatti ricorda moltissimo le aree del Mediterraneo orientale. In più similitudini si riscontrano con località della Turchia di cui l’Armenia era parte integrante.
Il genocidio degli armeni
L’ente guidato dal sindaco Franco Galati, l’Insediamento rupestre e la Pro loco di Brancaleone continuano a collaborare per approfondire studi e ricerche nel nome di una storia che non può essere cancellata. Un massacro caratterizzato da violenze, deportazioni ed eliminazioni di massa perpetrate dall’Impero ottomano nei primi anni del Novecento. Per ricordare le vittime e far conoscere alle comunità la storia del genocidio, la Comunità Armena-Calabria aveva esortato istituzioni, Comuni, associazioni del territorio a commemorare per non dimenticare questo orribile evento.
Gli armeni in Calabria
Il popolo armeno cristianizzato dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo, sin dal II° secolo d.C., ha subito per le sue idee continui martiri, ma non ha mai ceduto ai ricatti della storia. Il primo martirio è stato ad opera degli iraniani che volevano imporre la loro religione, mazdeista o zoroastrana. I primi armeni caddero per le loro idee altri fuggirono. Non è escluso che primi nuclei raggiunsero disperatamente anche le nostre terre.
In più durante il IX secolo d. C. per ragioni militari un contingente armeno a seguito del grande stratega Niceforo Foca (il vecchio) approdò in Calabria. Si stanziò tra Bruzzano e Brancaleone (fondarono dei castelli scavati nella roccia). I contingenti armeni avevano il compito di contrastare l’occupazione degli arabi che già avevano preso la Sicilia e minacciavano Reggio. La toponomastica, l’onomastica e molti vocaboli sul territorio sono rimasti armeni. A Ferruzzano e Brancaleone– in particolare – sono chiari i segni del loro passaggio: dai culti alle chiese-grotta, passando per alcune testimonianze artistiche (croci, pavoni stilizzati, pilastri a forma di albero della vita).
Il legame tra Zungri e Brancaleone
Il rapporto di collaborazione e di amicizia tra la Pro loco di Brancaleone e Zungri ha consentito di analizzare e studiare similitudini tra le due realtà, in particolare l’insediamento rupestre e l’antico abitato di Brancaleone: «Con il presidente della Pro loco Carmine Verduci e l’archeologo Sebastiano Stranges – commenta la direttrice del Museo di Zungri, Maria Caterina Pietropaolo – avviamo avviato un ricco scambio di informazioni. In nostre molte grotte, il gruppo del Reggino si è riconosciuto, in altre meno. Quel che certo è che la città di pietra ha una radice orientale». In più, questo scambio di conoscenze, «ha permesso di conoscere e approfondire il genocidio armeno».