Centododicesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Artsakh vuole vivere libero e in pace. L’esercito dell’Azerbajgian sta preparando la sconfitta finale dell’Artsakh (Korazym 02.04.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.04.2023 – Vik van Brantegem] –Le autorità dell’Azerbajgian riferiscono che hanno consentito il transito due colonne di camion e altri veicoli del contingente di mantenimento della pace della Russia attraverso il posto di blocco vicino a Shusha verso l’Artsakh. Con questo l’Azerbajgian fornisce la quotidiana prova che tiene bloccata l’autostrada interstatale tra l’Armenia e l’Artsakh.
Nel 112° giorno del #ArtsakhBlockade nessun cambiamento nella situazione. Tutto il transito/commercio civile rimane bloccato dal 12 dicembre 2022. Solo veicoli della Comitato Internazionale della Croce Rosso e del contingente di mantenimento della pace della Russia sono autorizzati a transitare nel Corridoio di Berdzor (Lachin). In questi giorni, l’Artsakh sta nuovamente affrontato il freddo (intorno a 0°C) e la neve. La gente è sicura che il regime di Aliyev non ripristinerebbe la fornitura di gas, poiché lo schema è chiaro: niente gas con il freddo. Complessivamente per 46 giorni 120.000 persone nel #ArtsakhBlockade sono private del gas e per 83 giorni dell’elettricità.
Domenica delle Palme a Stepanakert.
Oggi è il 7° anniversario della guerra dei quattro giorni dell’aprile 2016, scatenata dall’Azerbajgian contro la Repubblica di Artsakh. È stato un altro episodio di continua aggressione azera contro l’Artsakh, accompagnato da crimini di guerra e dalle più crudeli manifestazioni di odio etnico contro gli Armeni. Quei crimini non sono stati puniti in Azerbajgian ma sono stati glorificati aprendo la strada a nuovi crimini․ Inoltre, il fallimento delle istituzioni politiche e soprattutto militari dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh nell’apprendere lezioni e trarre conclusioni dalla guerra dei 4 giorni dell’aprile 2016 ha giocato un ruolo significativo nella sconfitta nella guerra dei 44 giorni di settembre-novembre 2020. Sono stati 4 anni sprecati.
Presso il complesso commemorativo di Stepanakert, il Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha reso omaggio alla memoria delle vittime della guerra del 2016, accompagnato dal Primate della Diocesi di Artsakh della Chiesa Apostolica Armena, il Vescovo Vrtanes Abrahamyan, alti funzionari della Repubblica dell’Artsakh e rappresentanti del comando dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh.
Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh in occasione del 7° anniversario della guerra dei quattro giorni di aprile 2016 scatenata dall’Azerbajgian
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Nella notte tra il 1° e il 2 aprile 2016, in flagrante violazione dell’accordo del 1994 sulla completa cessazione del fuoco e delle ostilità militari, le forze armate azere hanno lanciato un’offensiva su vasta scala contro la Repubblica di Artsakh, utilizzando tutto il loro arsenale offensivo, compresi i carri armati e veicoli blindati, artiglieria pesante e aviazione militare. L’esercito azero non solo ha attaccato le posizioni avanzate dell’esercito di difesa dell’Artsakh, ma ha anche preso di mira gli insediamenti di confine, provocando distruzione, uccisione e ferimento grave di civili innocenti, tra cui donne e bambini. Durante la guerra di aprile, le forze armate azere hanno commesso anche atrocità e crimini di guerra come brutali omicidi di prigionieri di guerra armeni e civili, decapitazioni e profanazione dei corpi degli uccisi.
L’aggressione di aprile ha rivelato ancora una volta gli obiettivi di vasta portata dell’Azerbajgian di interrompere il processo di pace e risolvere il conflitto con la forza. Inoltre, l’impunità delle azioni criminali dell’Azerbajgian e la tolleranza della comunità internazionale per il mancato adempimento dei suoi obblighi, infatti, hanno preparato un terreno fertile e creato un’opportunità per nuove provocazioni e aggressioni dell’Azerbajgian contro l’Artsakh.
Di conseguenza, solo quattro anni dopo, il 27 settembre 2020, con il sostegno attivo della Turchia e il coinvolgimento di gruppi terroristici internazionali, l’Azerbajgian ha scatenato una nuova guerra su larga scala contro l’Artsakh, occupando e pulendo etnicamente una parte significativa del territorio della Repubblica di Artsakh. Ancora oggi, in una situazione di completa impunità e indifferenza, l’Azerbajgian continua la sua politica aggressiva e terroristica nei confronti del popolo dell’Artsakh, mantenendo i 120.000 abitanti dell’Artsakh sotto blocco illegale da circa 4 mesi, violando regolarmente il regime di cessate il fuoco stabilito il 9 novembre 2020 con la mediazione della Federazione Russa, prendendo di mira sia il personale dell’esercito di difesa dell’Artsakh che la popolazione civile, occupando nuovi territori e altezze strategiche,
Le azioni illegali in corso dell’Azerbajgian contro il popolo dell’Artsakh dimostrano che le autorità di questo Paese non intendono rispettare i loro obblighi internazionali e stanno perseguendo una politica coerente di pulizia etnica e occupazione dell’Artsakh.
Ancora una volta, chiediamo alla comunità internazionale, e in primo luogo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di adottare misure immediate ed efficaci per prevenire la politica di pulizia etnica e di genocidio attuata dall’Azerbajgian contro il popolo dell’Artsakh e, prima di giungere a un risoluzione globale del conflitto, introdurre meccanismi e garanzie per garantire la normale attività di vita in Artsakh. In questo contesto, sottolineiamo l’importanza del riconoscimento internazionale del diritto all’auto-determinazione realizzato dal popolo dell’Artsakh, che è un prerequisito necessario per garantire i suoi diritti, la sicurezza e lo sviluppo pacifico.
Buona Domenica delle Palme a tutti i credenti e in particolare ai giovani soldati dell’Artsakh che ancora una volta si apprestano a difendere la loro terre dalla barbarie azera e il diritto di vivere liberi, contro una forza talmente superiore che non lascerà scampo.
Gli Armeni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh si sono difesi e liberati durante le guerre lanciate dall’Azerbajgian e si stanno ancora difendendo dall’oppressione e dalla pulizia etnica. Ma l’Azerbajgian li chiama terroristi per aver difeso i loro diritti e li tiene sotto assedio in una prigione a cielo aperto con degli “eco-attivisti” assistiti dalla polizia e le forze speciali azere.
Il 1° aprile 1920, le truppe della Turchia lanciarono un’offensiva contro gli Armeni di Hadjin che resistettero per 8 mesi senza alcun aiuto dall’esterno. La maggior parte degli 8.000 armeni rimasti furono massacrati e 387 sopravvissuti di Hadjin si rifugiarono ad Aleppo e in Libano.
Dei post sui social media azeri suggeriscono un ulteriore dispiegamento delle truppe dell’Azerbajgian lungo il nuovo confine con l’Armenia, dopo l’invasione di alcuni giorni fa.
Il monumento eretto dagli Armeni dopo il cessate il fuoco del 1994, che pose fine alla prima guerra del Nagorno-Karabakh, ora sarebbe stato abbattuto dalle forze armate dell’Azerbajgian azere nell’area occupa sul territorio sovrano dell’Armenia.
L’Ambasciata dell’Iran in Azerbajgian ha emesso una nota di protesta alle autorità azere per la “continuazione di azioni indecenti e offensive”, chiedendole di cessarla, avvertendo di conseguenze dannose per le future relazioni tra i due Paesi.
Cosa sta preparando l’Azerbajgian? Questa settimana, l’esercito azero ha rafforzato massicciamente le sue posizioni nel Corridoio di Lachin. Questo avrà un impatto decisivo in caso di attacco, con l’Artsakh circondato completamente, che deciderà la sconfitta dell’esercito di difesa dell’Artsakh. Davanti al villaggio armeno di Tegh, l’Azerbajgian è avanzato di diverse centinaia di metri in territorio dell’Armenia, senza incontrare resistenza o reazione. L’Azerbajgian ha iniziato immediatamente la fortificazione delle posizioni conquistate senza combattere. In caso di offensiva sull’Artsakh, le unità presenti in questa zona strategica per il controllo della strada Goris-Stepanakert impediranno eventuali rinforzi con l’accerchiamento totale dell’Artsakh. Inoltre, circolano video non confermate di migliaia di militari azeri che marciano in montagna nella zona del Corridoio di Berdzor (Lachin). L’analisi è semplice, da una settimana l’Azerbajgian sta chiudendo totalmente l’Artsakh, migliorando nel contempo le sue posizioni in montagna. Una strategia efficace. Chiuso tutte le vie d’accesso, quando inizierà la guerra, l’Artsakh sarà tagliato fuori al 100% e anche le truppe di mantenimento della pace russe di stanza in Artsakh e nel Corridoio. Con la strada per Stepanakert ermeticamente chiusa, gli Armeni non potranno rafforzare il fronte (se volessero, ma totalmente inutile con la supremazia dell’esercito azero). Questo significa la sconfitta finale della resistenza dell’Artsakh, prigione a cielo aperto dell’Azerbajgian.
«Ecco un “pensatore di idee” con integrità ZERO, che sostiene l’aggressione militare e la pulizia etnica da parte di uno Stato autocratico che diffonde odio etnico contro il suo vicino democratico e un’entità etnica che sostiene essere la sua minoranza etnica» (Sossi Tatikyan).
L’Artsakh ha già vissuto il blocco negli anni ’90, durante la Prima Guerra del Nagorno-Karabakh, quando il blocco è durato quattro anni, dal 1988 al 1992. Oggi, agli Armeni dell’Artsakh non interessa se gli Azeri sono intenzionati a fargli morire di fame e di freddo. Temono che entreranno a Stepanakert. Temono di essere massacrati.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]